Il libro del mese di Novembre 2022: “L’ultimo sorso – vita di Celio”, di Mauro Corona, Ed. Mondadori, 2020. Un libro che lancia un  messaggio nascosto, quello dell’isolamento che non è solitudine che è un concetto positivo

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Di Francesca Andruzzi

Novembre è il mese della nostalgia, dei ricordi. E il libro che abbiamo scelto per voi è un ricordo. L’Autore ci tiene a precisare che Celio, il protagonista, è un personaggio di fantasia. Eppure egli appare così reale grazie alla sapiente e commovente narrazione di Mauro Corona, ma anche perché Celio potrebbe essere ognuno di noi, anche se così diverso da noi. Chi ci segue sa che questa non è una recensione. Lo scopo di questa rubrica è la riflessione sul messaggio, o meglio, su uno dei tanti messaggi che ogni libro racchiude. Troverete il vostro messaggio in seguito alla lettura de L’Ultimo sorso – Vita di Celio, che si può definire un capolavoro moderno. Per il momento, noi ci permettiamo di segnalare alla vostra attenzione quello che più ci ha colpito. E la scelta non è stata facile, tanto il racconto è ricco di spunti, di riflessioni. E di lacrime che si alternano a sorrisi. Se un romanzo può essere poesia, ‘L’ultimo sorso – Vita di Celio’ è poesia. Celio, dicevamo, potrebbe essere ognuno di noi, anche se diverso da noi. Cosa possiamo avere in comune con un uomo nato nel 1910 e sempre vissuto tra le sue montagne, rocciatore solitario? La risposta più semplice potrebbe essere “nulla”. Eppure, non è così.

La parola chiave, il messaggio nascosto tra le righe è: ISOLAMENTO.

Che non è solitudine; perché la solitudine è un concetto positivo. E come ogni concetto portato all’esasperazione degenera. Può diventare isolamento. I nostri vuoti, le nostre solitudini si possono riempire. Con la meditazione, con la preghiera, con la riflessione. Una volta colmati, essi ci spingono verso gli altri, vada come deve andare. Subire tradimenti, vuol dire avere provato amore.Se il vuoto resta vuoto, però, non possiamo illuderci. Con qualcosa dovrà essere colmato. Celio sceglierà l’alcool, che sarà la sua rovina, portandolo tra le braccia di una morte prematura. Una morte che dichiarava di non temere. Un conto è non temere la morte, altro è accelerare il suo arrivo.   La figura materna che pregiudica il rapporto con le donne. La paura di stringere amicizie, limitando i rapporti a incontri superficiali, per non confrontarsi. Eppure Celio è un’anima superiore, ma così come è abitudine dire, ad ogni poeta manca un verso. Vivrà rifiutando la vita, anche se darà preziose lezioni di vita a Mauro Corona che, anche in ragione della notevole differenza di età, considera come un figlio. Bravo per gli altri, meno bravo per sé, Celio. Nel suo isolamento, unico compagno proprio l’Autore di questo meraviglioso testo che, siamo certi, vi porrà una domanda: se Celio mai è esistito realmente, chi realmente è? Forse, Celio siamo noi, quando scambiamo l’isolamento per solitudine. Quando rinunciamo a vivere per paura di vivere, mentre dichiariamo di non avere paura della morte. Ma se la morte è parte della vita, come è possibile avere paura dell’una e non dell’altra? Celio impartirà precise disposizioni per il proprio funerale. Ma l’unico al quale aveva chiesto l’organizzazione, non parteciperà. Quasi un monito: isolamento in vita, isolamento in morte. Celio “non era cattivo”, afferma l’Autore, ma “impaurito dalla vita”. “Fu il più forte in tutto”, ma essere il più forte in tutto può voler significare essere il più forte anche in negativo: “fu il più forte in tutto, anche a bere e distruggersi”. Alla fine, quell’isolamento in cui credeva di proteggersi, quel vuoto volontario, Celio ha riempito con l’alcool. Perché la natura rifiuta il vuoto, quante volte lo abbiamo sentito dire. Nonostante tutto, però, spesso facciamo come Celio. Molte donne o molti uomini che sorvolino il vuoto per non scegliere una donna o un uomo che quel vuoto riempia. Molti lavori che sorvolino il vuoto per non scegliere un lavoro che quel vuoto riempia. Molte conoscenze che sorvolino il vuoto per non impegnarci in un’amicizia che il vuoto riempia. E il vuoto chiama comunque; chiede di essere riempito. Celio lo riempì con l’alcool, droga che lo consegnò ad una morte prematura. Anche un libro come questo, un capolavoro di sentimento, può indicare il modo migliore per non isolarci. E Celio, anche se mai esistito, vivrà di nuovo. Stavolta sì, vivrà.