Amiata: la geotermia torna alla ribalta. La Cgil amiatina rilancia con “no alla vecchia geotermia” ma “possibilista per centrali a circuito unico”, ovvero ad emissione zero

di Massimo Cherubini (da La Nazione del 13 aprile)

Le geotermia torna alla ribalta delle cronache. Sia per l’intervento del presidente della Regione Enrico Rossi, che da Bruxelles accusa il Governo di bloccare i progetti geotermici, sia per un documento della CGIL Amiata  che si “smarca” dalle posizioni delle segreterie di categoria. Il sindacato amiatino porta, però, una innovazione: “no alla vecchia geotermia, possibilisti per centrali a circuito unico”, ovvero ad emissione zero. Il punto sostenuto da Tiziano Lazzarelli, coordinatore della CGIL dell’Amiata. Nel documento poggia sugli aspetti di criticità della “vecchia geotermia”.“Nel tempo si è purtroppo manifestata -si legge nel documento- una evidente diminuzione della qualità ambientali per le note emissioni di altri elementi di arsenico, ammoniaca e mercurio, oltre ad una quantità notevole di CO2 principale responsabile del riscaldamento globale, in maniera estremamente superiore a quanto emesso nell’area tradizionale della sviluppo geotermico”. Dopo aver ricordato alcuni documenti emessi nel tempo dalla Regione – non ultimo quello del completamento dell’attività geotermica in Amiata, nel documento si legge che  “riteniamo, pertanto. che non vi è spazio per nuove centrali ma solo per la presentazione di un programma pluriennale di superamento delle vecchie centrali con la realizzazione, se tecnicamente possibile, di impianti di nuova generazione ( tecnologicamente veramente innovative) in grado di rendere nulle le emissioni in atmosfera e con minimo impatto sul paesaggio.Solo determinando un nuovo approccio all’utilizzo della geotermia le popolazioni dell’Amiata potranno considerare la risorsa geotermica non più come l’ennesimo sfruttamento delle risorse del territorio, ma come ricchezza collettiva in grado di ricadute dirette e positive sui cittadini . Allo stesso modo ci attendiamo dai soggetti attivi( sia pubblici che privati) nello sfruttamento della risorsa programmi di investimenti di tipo industriale ad alto contenuto tecnologico in grado di dare occupazione ai tanti giovani con livello di istruzione universitaria che attualmente sono esclusi dal mercato del lavoro locale, ponendo anche in parte fine alla fuga di tante energie intellettuali che impoveriscono sicuramente il nostro territorio da un punto di vista demografico ed intellettuale”.