Arma Carabinieri : Ugo Pansolli, consigliere comunale di minoranza a Sarteano, riferendosi all’avvicendamento del Comandante di Stazione ridotto da 16 a 10 anni di permanenza , dice , tra l’altro: “mi sfugge, nell’ottica della tutela dei Cittadini, scopo precipuo e fondante dei Corpi dei Tutori dell’Ordine e della Pubblica Sicurezza, mi sfugge invero,- dice Pansolli -quale sia la ratio di questa “innovativa” determinazione”.

Dal consigliere comunale di minoranza di Sarteano , avvocato Ugo Pansolli, riceviamo e pubblichiamo

“Cui prodest?…Questo l’interrogativo che i Latini si ponevano, onde comprendere a chi giovasse una determinata azione; questo è l’interrogativo base che si pongono gli investigatori, gli inquirenti più sagaci e più esperti  per comprendere il movente di un delitto e che, spesso, porta a scoprirne l’autore. E, appunto, in tema di investigatori ed inquirenti, vorrei trarre le mosse da questo celeberrimo interrogativo per formulare poche, succinte riflessioni. Chi mi conosce sa, che come ex Ufficiale di Complemento e come figlio di ex Carabiniere, che ha prestato servizio in Albania, durante il Secondo Conflitto Mondiale, seguo, sempre e con  assiduo interesse le vicende relative agli Organi di Polizia Giudiziaria. Ebbene, qualche giorno fa ho appreso che il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, a mente di alcuni D.P.R, D.Lgs, di alcune Circolari e del Regolamento Generale dell’Arma dei Carabinieri – insieme alla Quale saluto il nuovo Comandante Generale, Generale di C.A., Teo Luzi – ha pensato di occuparsi e di regolamentare la Designazione dei Comandanti di Stazione della Benemerita. La novità saliente e,a mio modesto parere, improvvida, sia per coloro che vestono la Divisa dell’Arma sia – mi si conceda: ancor più – per i Cittadini Italiani, può rinvenirsi nel periodo massimo in cui un Comandante  può permanere nella Stazione cui è stato assegnato. E, infatti, nella – singolare – ottica della “valorizzazione” della professionalità dei Comandanti di Stazione Territoriale, il periodo di permanenza, nelle dette Stazioni,  dei Comandanti medesimi, è andata sempre più contraendosi, passando dai 16 anni, oltre ulteriori due, degli anni antecedenti al 2005, all’attuale limite fissato, a regime, di 10 anni, oltre eventuali due, concessi “per motivi eccezionali”. Dunque, nella normalità, non oltre i dieci anni di permanenza nel territorio.  Ora, pur non essendomi incomprensibili le esigenze di avvicendamento e nella piena contezza che chi veste una divisa ed i di lui familiari debbono necessariamente essere usi “ad obbedir, tacendo”, mi sfugge, nell’ottica della tutela dei Cittadini, scopo precipuo e fondante dei Corpi dei Tutori dell’Ordine e della Pubblica Sicurezza, mi sfugge invero, quale sia la ratio di questa “innovativa” determinazione.E,sono certo, a nessuno può sfuggire che le locali Stazioni dei Carabinieri costituiscono il Presidio avanzato della Legge, il punto di riferimento dei Cittadini che guardano e si rivolgono, per una infinita tipologia di ragioni, ai Militari, in loco operanti, al fine di ricevere aiuto e tutela. E, parimenti, a nessuno sfugge che un Comandante di Stazione, necessita, a seconda dell’estensione  del territorio di destinazione, della densità abitativa, della allocazione geografica , dell’indice di criminalità del territorio stesso, di un periodo di tempo che oscilla dai quattro ai sei anni, volto ad una buona conoscenza del “teatro delle operazioni”. In altre parole , un Comandante di Stazione, al fine di apprendere il territorio ed i lui abitanti , necessità di quel tempo per essere al massimo dell’efficienza e per fornire il miglior servizio di tutela al Cittadino. Dunque, i Cittadini medesimi, per ottenere la migliore operatività, sono consapevoli di dover attendere questo fisiologico lasso di tempo e non è infrequente che gli stessi cittadini si facciano parte diligente e collaborino per ottenere questo – ad opera delle Istituzioni dovuto – risultato, salvo poi poterne godere per un lasso di tempo temporalmente limitato e dover ricominciare dopo un quadriennio o poco più. E, di ciò, in verità, ne farebbero volentieri a meno. Quindi un doppio, ingiustificato sacrificio imposto, incomprensibilmente,  sia ai Militari che ai Cittadini, con buona pace della “Valorizzazione”(?) di cui sopra. Per non parlare, poi, dei costi sociali che questi avvicendamenti comportano e, da ultimo, ma non da ultimo, dei sacrifici, di studio e di lavoro, cui, così operando, debbono sottoporsi coniugi e figli dei Comandanti medesimi. Ecco perché non si comprende a chi giovi questa improvvida determinazione. Resta solo una speranza di resipiscenza nel mutamento di decisioni che, come già detto , a nessuno portano maggior valorizzazione, maggior professionalità e, ciò che è irrinunciabile, maggior tutela e sicurezza civica”.