Caccia: il primo settembre apertura attività venatoria ; Arcicaccia, “l’attività venatoria  non da fuoco alle Foreste dell’Amazzonia, non inquina i mari, non è la responsabile dell’abuso delle inquinanti plastiche o dei gravi mutamenti climatici e dei problemi dell’acqua e, tanto meno, del dissesto idrogeologico. La caccia è acerrima nemica del bracconaggio e non causa dell’estinzione di specie selvatiche”.

Dal presidente dell’Arcicaccia nazionale Piergiorgio Fassini  riceviamo e pubblichiamo

“In Bocca al Lupo! Torna l’Apertura che rinnova il rito di una delle più positive ed importanti attività della gestione sostenibile della fauna selvatica: la caccia. Purtroppo, non dovunque in Italia la data sarà il 1° settembre, “l’incertezza del diritto” accentuatasi dopo le modifiche della normativa nazionale che autolesionisticamente sono state volute da altri nel mondo venatorio.Il “miscredente” e manipolato approccio di chi, fanaticamente e senza riscontri scientifici, individua la “caccia” quale argomento per la “crociata” delle fandonie così volute per nascondere e distogliere dai drammatici mali ambientali dei Pianeta.La vera nemica del creato non è la “caccia”. La caccia ha una funzione di equilibrio essenziale.I “falsi e cattivi profeti” che istillano odio non la cancelleranno; se ne facciano una ragione. Senza fraternità non ci sono nemmeno libertà ed uguaglianza.Lungi da noi pensare che non si possa fare di meglio per quella che per noi è una passione naturale. Occorre culturalmente acquisire che l’attività venatoria non porta “tumori”, non da fuoco alle Foreste dell’Amazzonia, non inquina i mari, non è la responsabile dell’abuso delle inquinanti plastiche o dei gravi mutamenti climatici e dei problemi dell’acqua e, tanto meno, del dissesto idrogeologico. La caccia è acerrima nemica del bracconaggio e non causa dell’estinzione di specie selvatiche. Tanti documenti attribuiscono ad altre “predazioni” l’aggressione distruttiva della nostra “casa comune”, il mondo.Non vogliamo ignorare che, troppo spesso, il sistema di gestione faunistica, anche venatorio, ha viaggiato  a “luci spente”. La sobrietà è un valore universalmente riconosciuto: nel governo degli enti gestori dei  diversi ambiti venatori, di contro, si è inseguito il “consumismo sterile” e populistico. L’elettoralismo non gratifica il cacciatore o l’agricoltore. La conservazione della biodiversità per la quale i cacciatori pagano consapevolmente più tasse di altri cittadini è un problema sottovalutato. Tra gli “umani” sono gli umili i più vicini alla terra. Gli uomini della “catena di comando” della gestione faunistica perseguono obiettivi talvolta non corrispondenti alle esigenze del benessere faunistico dei territori e all’importanza del paesaggio rurale italiano, così grazie al lavoro degli agricoltori che offrono questa ricchezza ai cittadini italiani. Alle istituzioni tutte non chiediamo altro che di abolire dal loro “dire”, la propaganda e la pubblicità  ingannevole in cambio di sedi di confronto trasparente, contrattazione e concertazione, per dare risposte concrete all’agricoltura, alla conservazione della biodiversità.La politica o è strategia globale e concretezza delle risposte locali, oppure non è modalità di governo. Tra coloro che ne sono più consapevoli ci sono i cacciatori.”