Castiglion Fiorentino: domani 17 maggio è la “Festa dei campi” in loc. Cozzano
Da Rosanna Martini, consigliere comunale a identità, cultura, territorio, manifestazioni e folclore, riceviamo e pubblichiamo
“Il 17 maggio ricorre la Festa dei Campi nella località Cozzano, una delle tante feste che popolano il nostro territorio, in questo mese ricco per la rinascita dettata dalla rigogliosa primavera, una festa simile e rimasta presente in poche altre frazioni, dove si benedice il lavoro e si ringrazia per i frutti della terra. La Chiesa dei SS. Cristoforo e Giusto a Cozzano risale al 1833, era dedicata a San Cristofano e si contavano allora poco più di trecento abitanti nella comunità sviluppatasi nei pressi del torrente Cozzano o Cozzana, che divide il territorio di Castiglion Fiorentino da quello di Arezzo. Successivamente fu costruita la Chiesa di Sant’Antonino a Cozzano basso per esigenze legate all’espansione urbanistica del comune di Castiglion Fiorentino che hanno indotto la realizzazione di questa piccola chiesa.Solitamente per la Festa dei Campi si hanno celebrazioni in due giorni: la Santa Messa al sabato sera presso la chiesa di Cozzano basso, dedicata a S. Antonino, con la benedizione ai quattro punti cardinali e a seguire la processione fino a Cozzano Alto, nella veglia di Pentecoste. La domenica proseguono le celebrazioni con la Santa Messa alla chiesa di San Cristoforo a Cozzano alto, con offerta dei frutti della terra e del lavoro da condividere con i poveri; nel pomeriggio la benedizione ai quattro punti cardinali, momenti di preghiera e a seguire la merenda conviviale. Queste celebrazioni mi ricordano l’immagine di un quadro della mia infanzia, L’angelus di Millet, dove il pittore francese raffigura una coppia di contadini che, al suono delle campane, si ferma durante il lavoro nei campi, con devozione in preghiera. Un tempo, queste festività per le piccole comunità, raccolte attorno alle parrocchie, erano momenti speciali; momenti dedicati al ringraziamento per i frutti che stavano per essere ricevuti da quei campi coltivati e curati in mesi di duro lavoro: i contadini si affidavano così con sacralità e fiducia al divino in attesa di abbondanti e buoni raccolti.”