Chianciano : il lupo al centro di un convegno  con la popolazione per aumentare la “conoscenza” su questo animale perché spesso, secondo gli esperti, le paure sono infondate

bty

Di Giulia Benocci

Il tema del lupo è uno dei più dibattuti negli ultimi tempi  dai giornali, dalle istituzioni pubbliche e persino dai comuni cittadini che si sentono in pericolo per la propria vita o per il bestiame allevato . Ogni individuo ha una propria opinione sull’argomento, che crede essere quella assoluta, pur magari non conoscendo in maniera approfondita la materia “lupo”. Per iniziare a risolvere i dubbi  l’Amministrazione comunale di Chianciano Terme ha pensato di partire dalla “Conoscenza”: “Il nostro approccio al tema come amministrazione è perfettamente in linea con i nostri colleghi amministratori dei comuni vicini, nell’evidenziare la criticità dell’argomento, ma non condividiamo il modo in cui affrontano il problema – ha spiegato l’assessore Damiano Rocchi – . L’approccio nostro è che deve essere trovata una soluzione, ma bisogna partire dalla conoscenza ed interpellare chi conosce l’argomento e lo studia quotidianamente”.  A questo fine il Comune ha patrocinato il convegno “Il lupo nel XXI secolo – realtà, percezione e nuovi scenari”, organizzato da “Biosfere Itinerari”, Centro Studi per l’Ecologia e la Biodiversità Appenninica (CSEBA) con Davide Palumbo, il Centro Addestramento Martinelli con il relatore Simone Santarelli, nella Sala Polivalente del Teatro Caos.“Il lupo è da sempre un argomento che attira emozioni contrastanti, tende a polarizzare l’opinione pubblica, tra chi lo ama e lo ritiene l’emblema del mondo selvaggio e chi lo odia, che lo considera la fonte di tutti i mali. Come in tutte le cose, la verità è nel mezzo – ha dichiarato  Palumbo -.  È sempre stato un argomento spinoso e poliedrico, non solo per i biologi, ma anche per i sociologi ed i politici. Nella comunità politica e sociale si è dibattuto molto sul rischio reale e quello percepito, riguardo il tema del lupo, perciò la comunità scientifica è stata interpellata e portata  a spiegare ciò,  a cercare di risolvere i dubbi “ai più” e mettere a conoscenza l’opinione pubblica su ciò che è reale e su quelle che potrebbero essere paure infondate”. L’esperto ha spiegato che non c’è un reale rischio per l’uomo, in Italia non vi sono attacchi documentati nel periodo contemporaneo, la cosa importante è che essendo animali selvatici, vanno lasciati tali, senza cercare di avvicinarli o foraggiarli. Il biologo ha esposto situazioni in cui la popolazione ha cercato di addomesticare branchi di lupi e paradossalmente ci è riuscita . “Il lupo però è un animale selvatico e tale deve rimanere! I problemi possono sorgere nel caso ci si lasci tentare di entrare troppo in confidenza con questi animali – ha spiegato Palumbo  – . I lupi possono anche entrare di loro spontanea volontà nei centri abitati, ma non attaccano mai le persone, entrano e non si fanno notare, perché sanno che è un pericolo per la loro vita. Generalmente quando vengono avvistati non sono altro che cani lupo cecoslovacchi  (o più brevemente CLC)”.Il lupo in Italia non è stato reintrodotto da nessuno, il branco si autogestisce ed in caso di scarsità di prede (animali), si regola da solo, uccidendosi a vicenda tra gli Alfa del branco e ristabilendo l’equilibrio naturale. Secondo il censimento nazionale del 2016 sono stati contati una media di circa 2000 lupi adulti e la Toscana è la Regione con maggiore densità di branchi, circa 104.Un altro importante tema dibattuto è il problema degli allevatori;i predatori, secondo gli esperti, non sempre sono lupi, ma possono essere anche cani lupo .“Gli occhi non esperti, non sempre sono in grado di riconoscere se sia un lupo o un CLC ,se sono in movimento in scarsità di visuale, ma solitamente si parla di lupo perché è più facile e fa più scalpore”  ha sottolineato Simone Santarelli. Il Centro Addestramento Martinelli insieme a ricercatori ed esperti ha cercato di trovare una soluzione pratica per la prosperità degli allevamenti in presenza di allevatori; “per risolvere la questione abbiamo pensato di addestrare cani pastori maremmani-abruzzesi selezionati per lo scopo- Grazie al lavoro di esperti abbiamo scoperto che questa razza ha geneticamente un’attitudine naturale per questo lavoro. I cani vengono non solo addestrati a stare con il gregge, ma anche a pattugliare l’area e viene insegnato loro a fare un lavoro di socializzazione, poiché devono imparare a riconoscere suoni e persone e distinguerle da predatori e malviventi. Nelle zone in cui abbiamo già attuato questa tattica in collaborazione con le Istituzioni, le aggressioni contro i greggi sono largamente crollati – ha fatto presente l’esperto cinofilo -. I cani addestrati per questo scopo, sono dotati di GPS e supervisionati per dodici mesi per svolgere il lavoro di pastori, in seguito devono essere gli allevatori ad avere tutti gli accorgimenti richiesti per continuare ad utilizzare questa razza di cane come risorsa preziosa per la sua attività.”. Dal dibattito seguito si è avuta conferma che c’è una grande incongruenza  tra la conoscenza popolare sull’argomento e ciò che si dovrebbe sapere sulla figura del lupo; talvolta, questa figura viene mistificata e viene manifestato più terrore, aiutato dai social e dal comune allarmismo, di quanto ci sia realmente bisogno. Altro discorso, invece, l’opinione degli allevatori riguardo la prevenzione e il risarcimento da attacchi da predatori; gli allevatori presenti si sono lamentati con le istituzioni locali per la disparità gestionale con le Regioni confinanti circa la prevenzione e gli eventuali rimedi post-attacco; “il discorso della prevenzione deve poi essere accordato con il risarcimento, se l’allevatore ha fatto il possibile per prevenire, ma il predatore è riuscito ad aggredire lo stesso- ha detto Santarelli – deve essere garantito il risarcimento totale dei danni”.