Chiusi: a San Secondiano Francesca Longari e Alessandro Meacci hanno estasiato, con il loro  incredibile concerto, il pubblico

Di Marco Fè

Quando, tra poco tempo, li vedremo gloriosamente affermati in campo internazionale potremo dire, con malcelato orgoglio, che quei due giovani artisti, la sera del 22 giugno, erano nell’antica concattedrale di San Secondiano ad estasiare il pubblico intervenuto al Concerto vocale e strumentale organizzato dalla Venerabile Confraternita di S. Maria della Misericordia come preludio artistico alla festa dei 160 anni di storia. I due ‘confratelli’ Mario Monni ed Ezio Guazzini, non solo hanno avuto la felice intuizione di mettere insieme due eccellenze artistiche, pressoché autoctone, come il soprano Francesca Longari ed il musicista Alessandro Meacci, ma hanno avuto anche la determinazione di portare a termine il loro progetto. Francesca Longari, chiusina doc, diplomata al Liceo musicale <Petrarca> di Arezzo, già premiata anno scorso come cittadina benemerita, ad appena 23 anni, vanta un curriculum d’eccezione, ha vinto numerosi premi ed è un affermato soprano a livello nazionaleed anche oltre. Alessandro Meacci, 22 anni, è nato a Roma, è vissuto in Calabria e vanta origini chiusine dalla parte paterna essendo nipote di Onedo Meacci, personaggio di spicco del mondo cattolico e culturale di Chiusi, direttore per molti anni dell’Opera della Cattedrale e primo fondatore dell’omonimo museo. Alessandro Meacci, dopo essersi diplomato in pianoforte tradizionale al conservatorio di Vibo Valentia si sta attualmente perfezionando con il Prof. Carunchio, frequenta il corso di composizione al Santa Cecilia di Roma, insegna presso la scuola All music Drm di Roma, ha vinto numerosi premi, pubblicato un album e partecipato con successo a molti concerti sempre distinguendosi per doti creative. Nella prima parte Meacci ha eseguito prima brani di Chopin e Scriabin per poi concludere con due preludi ed una rapsodia di sua composizione. Francesca Longari, nella seconda parte, accompagnata da Meacci, ha mirabilmente cantato due celebri brani di Puccini, <Canzonetta spagnola>di Rossini per poi concludere con due brani di Gershwin. E’ stato bello non solo ascoltarli ma anche vederli, entrambi intenti, l’uno ad estorcere la musica dallo strumento con il quale vive in simbiosi, l’altra a valorizzare al meglio le sue straordinarie doti naturali affinate dallo studio ed arricchite dalla passione per il canto ereditata dalla famiglia di origine.