Chiusi: Coronavirus; Stefano Scaramelli, “nel mio piccolo vivo questa esperienza, unica nel suo genere, con mia moglie e mia figlia senza pregiudizi, rancori o rimorsi, senza pensare a chi potrebbe averci trasmesso il virus, ma con lo sguardo rivolto in avanti. A ciascuno di noi sia concesso di dubitare, da semplici #uomimi, se sarà la fede o lo scienza a liberarci da questo incubo, io nel mio piccolo, da uomo, ho scelto di affidare il mio corpo alla scienza e alla medicina e la mia anima alla fede e alla speranza.”

Il presidente della Commissione sanità della regione Toscana. Stefano Scaramelli, da qualche giorno in quarantena con la  moglie e la figlia perché positivi ha scritto su Fb questa testimonianza della sua esperienza che pubblichiamo

 

“Lo scorrere lento di questo #tempo ci ha proiettato in una dimensione quasi surreale, in cui è diventato naturale assaporare i minuti, in cui è emersa la nostra capacità di soffermarci ad interpretare sguardi che prima ci sfuggivano, e soppesare sospiri lenti. L’essersi scoperti #vulnerabili, fragili, impauriti di fronte ad un contagio epocale, un virus tanto piccolo quanto grande da mettere in ginocchio il mondo intero. Un virus reale, con tanto di “corona”, una corona che evoca quella piena di spine, ricca di insidie e dolori e non certo quella che i bambini sono soliti immaginare. La #quarantena, termine arcaico ai più sconosciuto, è diventata in poco tempo una delle parole più cliccate e quotidianamente usate,  in grado di fare ‘tendenza’, e imperversare nella testa delle persone come nei social. Diventata un mantra, un rifugio, unico possibile rimedio a cui ancorarsi per salvarsi. Il tutto dentro una #psicosi di massa che ha investito il Paese, l’Europa, il mondo, che scopre l’uomo debole e fragile, che lo rende uguale agli altri uomini. Scompaiono distinzioni tra il ricco e il povero, tra il credente e l’ateo, tra l’uomo e la donna. L’ “Uomo” si relaziona con le sue paure, i suoi bisogni, le sue ansie. L’ uomo si riconnette alla sua unica vera essenza, l’umanità. Cadono tutti i baluardi. L’altro, fino a ieri percepito da molti un’insidia, diventa oggi l’altra faccia di sé stesso, diventa persona da aiutare, pietra ieri scartata, oggi divenuta testata d’angolo. In questo nuovo #equilibrio dobbiamo e possiamo non dare tempo al tempo e stare insieme a noi stessi, riscoprirci. La casa e la famiglia assumono un connotato nuovo, a tratti diverso, con cui non eravamo abituati a relazionarci. Casa e famiglia diventano luoghi dove rifugiarsi. Diventano roccaforti, luoghi simbolo di rifugio in cui trovare conforto e riparo. Ognuno di noi #lotta in modo diverso, chi con sé stesso, chi con la malattia, chi si affida alle preghiere, chi al pensiero positivo, chi alla scienza. Tutti chiamati a lottare al cospetto di un forza invisibile che ci spaventa, che mette in ginocchio il mondo, fa crollare i mercati finanziari, tiene in ostaggio persone fragili, giovani e anziani. Tutto si ridimensiona, i potenti del mondo tornano ad essere impotenti. La dimensione umana si riscopre indifesa e vulnerabile. Non c’è spada, fucile, missile, carro armato o aereo che la possa difendere. Restano coraggio e fantasia. Tante battaglie nei secoli, gli uomini le hanno combattute, le hanno vinte e perse. Oggi però nessuno sa come affrontare questa nuova #guerra. La guerra del futuro divenuta a nostra insaputa guerra del presente. La guerra che ci dicevano sarebbe stata informatica, è diventata virale, chimica, medica e sanitaria.  Il Manzoni ha descritto a suo tempo la caccia agli untori, lo scontro violento tra le autorità, il disprezzo per gli esperti, i rimedi assurdi, la razzia dei generi alimentari, tutte realtà che paradossalmente stiamo vivendo in questi giorni. Il rischio oggi come ieri è l’imbarbarimento dei rapporti sociali, il “si salvi chi può”.  Si profila una nuova sfida per l’uomo, quella di essere chiamato ad essere uomo: nuova sfida dell’#umanesimo.   Nel mio piccolo vivo questa esperienza, unica nel suo genere, con mia moglie e mia figlia senza pregiudizi, rancori o rimorsi, senza pensare a chi potrebbe averci trasmesso il virus, ma con lo sguardo rivolto in avanti. Una realtà che mi ha scoperto prima di tutto padre e marito, che mi ha visto abbracciare mia figlia per infonderle #coraggio e asciugarle le lacrime silenziose e delicate. Marito che ha provato a dare sostengo a sua moglie, per assicurarle il massimo delle attenzioni, della dedizione e del sostegno perché lei potesse a sua volta sostenere l’altro figlio, unico di noi in grado di resistere al contagio ma pur sempre vulnerabile e particolarmente sensibile a ciò che stiamo vivendo.A ciascuno di noi sia concesso di dubitare, da semplici #uomimi, se sarà la fede o lo scienza a liberarci da questo incubo, io nel mio piccolo, da uomo, ho scelto di affidare il mio corpo alla scienza e alla medicina e la mia anima alla fede e alla speranza”.