Chiusi: una riflessione del sindaco Juri Bettollini a un anno dal primo caso di Covid 19 registrato  nella cittadina

Dal sindaco di Chiusi Juri Bettollini riceviamo e pubblichiamo

“E’ passato esattamente un anno da quando il Coronavirus è arrivato nella nostra città. Prima di essere preso in disparte dal direttore della Asl D’Urso, durante l’inaugurazione di alcuni locali all’ospedale di Nottola, per annunciarmi il primo caso positivo a Chiusi, evento al quale è seguita la telefonata che, nel cuore della notte mi avvertiva della positività di un bambino delle nostre scuole, il Covid-19 era qualche cosa di sentito alla televisione, qualche cosa di ancora lontano (se pur già presente in Italia), qualche cosa di cui, in fondo, sei portato a pensare che non interesserà le nostre piccole comunità e che comunque non cambierà la vita di nessuno. Da quella notte, invece, è cambiato tutto, la realtà ci ha preso a schiaffi e anche se, inizialmente, impreparati più passavano le ore più, nella mente, diventava certezza la gravità della situazione che stavamo vivendo e che saremmo stati chiamati ad affrontare con coraggio e fermezza. Da quel giorno la vita quotidiana di ognuno di noi è stata stravolta, la routine, come l’abbiamo sempre vissuta e data per scontata e spesso considerata noiosa, è stata messa in discussione fino ad essere fermata definitivamente in un congelamento quasi irreale non solo della nostra comunità, ma di tutti gli Stati del mondo. Nessuno di noi aveva mai vissuto una condizione simile e, per questo, nessuno di noi era pronto ad affrontare la situazione, ma in fondo come si potrebbe essere pronti a rinunciare a tutto ciò che, da sempre, abbiamo considerato libertà. Improvvisamente ogni tipo di relazione è diventata potenzialmente pericolosa anche quella con l’amico d’infanzia, con il nonno e persino con la mamma perché tutti potevamo (e ancora purtroppo possiamo) essere portatori del virus. E così siamo stati costretti a isolarci, a chiudere le attività lavorative e, in fin dei conti ad aspettare le decisioni dei governi del mondo impegnati a trovare una soluzione per salvare la vita e una parvenza di normalità. I primi tempi sono stati durissimi con i giorni che passavano e i numeri che galoppavano in avanti sia per contagiati sia per decessi e purtroppo anche la nostra città ha dovuto fare i conti con le lacrime. Con il passare del tempo al problema sanitario e sociale si è aggiunto il problema economico, che purtroppo ancora sta colpendo tanti piccoli imprenditori ridotti ormai allo stremo della resistenza e aggrappati solo alla forza di volontà di non mollare quel sogno che si chiama lavoro e famiglia. Quella che stiamo vivendo oggi è, sotto ogni punto di vista, una nuova realtà caratterizzata da una nuova forma di normalità con la quale dovremo probabilmente convivere ancora per molto tempo. Questa nuova realtà è fatta di mascherine, di tamponi, di quarantena, ma anche, finalmente, di vaccini e di metodologie di cura sempre più efficaci. A questo proposito non si può non ringraziare ogni singola persona impegnata in prima linea nella lotta contro il Covid; in primis medici, infermieri e tutti gli operatori sanitari che sono i veri eroi moderni che abbiamo visto sfiniti e segnati sul volto, ma mai domi oppure arrendevoli. Grazie ad ognuna di queste singole persone, anche se oggi siamo ancora costretti a tanti sacrifici, la lotta al virus è diversa per tutti noi come, ad esempio, abbiamo visto nella risposta che istituzioni, sanità pubblica e cittadinanza hanno saputo dare durante l’operazione sanitaria Territori Sicuri. La nuova realtà che siamo chiamati a vivere è caratterizzata però anche da tanti esempi di solidarietà che si è manifestata spontaneamente o almeno nella nostra città è stato così ad esempio con il progetto mascherine oppure con donazioni dei generi alimentari e tanto altro. Ogni momento che abbiamo vissuto dal marzo 2020 e che vivremo nei prossimi mesi rimarrà impresso nelle menti di ognuno di noi e lo racconteremo ai nostri figli e ai nostri nipoti. Abbiamo imparato a stare lontani per proteggerci a vicenda, abbiamo imparato la bellezza di un sorriso fatto con gli occhi, abbiamo sentito la mancanza di un abbraccio, abbiamo rimpianto anche la noia di fare tutti i giorni la stessa strada per lavoro e abbiamo riscoperto il valore di passare anche solo pochi minuti in compagnia di un amico. Abbiamo imparato tutto questo, ma non ci siamo dimenticati quanto fosse bella la realtà prima del Covid, non ci siamo dimenticati quanto fosse bello sedersi sulla poltrona di un teatro a ridere o a piangere insieme a decine di sconosciuti amici, non ci siamo dimenticati della passione di un evento sportivo vissuto da protagonista sugli spalti fino a uscire senza voce; non ci possiamo e non dobbiamo dimenticare la bellezza delle sensazioni che tutti questo ci ha dato e che sono certo, molto presto, torneremo a vivere avendo fiducia nella scienza e in tutte le persone che in ogni istante si stanno impegnando affinchè la libertà, che fino al 2019 era del tutto normale ma oggi è tanto agognata, torni ad essere la realtà di vita di ognuno di noi.”