Città della Pieve: intervista con Karen Lauria Saillant, Direttrice artistica International Opera Theater di Philadelphia. A fine agosto metterà in scena “Shim Chung”nella cittadina umbra per il 16° anno consecutivo

Di G.Laura Ascione. Foto di Ornella Tiberi

Non è l’introduzione ad un romanzo, ma è andata proprio così. Una sera tra poche amiche, un incontro con una bravissima fotografa, Ornella Tiberi, e alle due di notte la voglia di conoscere e sapere di più di Karen Lauria Saillant. Ed oggi, dopo averla conosciuta desidero condividere con voi questa esperienza. Karen per più di quarant’anni ha creato lavori artistici innovativi, e per il sedicesimo anno consecutivo, a Città della Pieve, in provincia di Perugia, nel cuore della bellissima Umbria, metterà in scena “Shim Chung”, dal 29 al 31 agosto. Ma chi è Karen Lauria Saillant? Una signora dai lineamenti dolcissimi nata a Philadelphia il 2 maggio del 1944. Parlando di se dice:“Mi ricordo sempre con la voglia di cantare, ho sempre ballato, disegnato, creato costumi, l’arte fa parte della mia vita. Solo in età adulta ho capito il significato di tutto questo,mia madre, italiana, che ho conosciuto quando ero già adolescente, era un’attrice e mia nonna una cantante lirica. Invece il giorno del mio 50° anno di età, ho ricevuto per la prima volta una telefonata da mio padre e poi ogni settimana senza svelarmi mai dove vivesse. Ma non potevo continuare a parlare con un padre che non voleva mostrarsi e quando in una telefonata espressi il mio pensiero, lui smise di chiamarmi. Dopo due anni mi telefonò nuovamente dicendomi che era arrivato il momento giusto per poterlo conoscere. Così ho saputo che era di origini Lituane cosa di cui era molto orgoglioso.

D.Come e perché hai scelto proprio Città della Pieve per le tue Prime?

R.Anche questa scelta è legata alla mia storia personale. Mio marito ha avuto una lunga malattia e nel 2000 mi ha lasciata per sempre; non molto tempo dopo ho sentito la necessità di ritornare in Italia, dove avevo studiato musica all’Accademia Chigiana, per guarire il mio dolore. Così ho scritto alla mia insegnante, di italiano a Siena, Angela Cingottini, esprimendo il mio desiderio di ritornare e poter lavorare con il maestro Bruno Rigacci, uno dei più grandi esecutori di Puccini e Verdi. Tornata in Italia, la mia insegnante mi comunicò che mi avrebbe attesa alla stazione di Chiusi, e avendo lei stessa dei parenti a Città della Pieve, dopo aver fatto una lunga passeggiata in auto, scoprendo il Lago Trasimeno, sono arrivata qui.L’amore per questa cittadina è stato immediato, ho conosciuto un gruppo che faceva lunghe camminate, mi sono unita a loro ed ho cantato agli alberi, nei boschi, ai girasoli. Dopo qualche giorno un amico, Antonio Mugnari, ha parlato di me come cantante lirica al sindaco chegli chiese di portarmi al teatro dove erano da poco terminati i lavori di restauro. Arrivata in teatro dopo aver cantato un Do, ho deciso di restare qui e portare cantanti lirici da tutto il mondo. Ada Conte mi ha dato la sua casa e grazie anche a lei ho trovato il paradiso. Sono rinata. In seguito sono ritornata con i miei figli, che mi hanno aiutato con i miei lavori teatrali.Il mio sogno sarebbe creare una nuova lirica, plasmare una cantante non solo nella tecnica ma nel cuore, capace di cantare in armonia con la natura, con spontaneità, emozione, empatia. Credo che questo sia il luogo giusto perché ciò si possa realizzare.

D.Quando mi hai parlato per la prima volta di “Shim Chung” ti sei commossa; cosa di questa storia ti ha catturato e ti suscita tale emozione?

R.Sai è una storia d’amore, quella di una figlia per il padre cieco per il quale sacrificherà la sua vita, ma anche per una madre che ha perso. Quello che mi commuove, (le lacrime si sono fatte spazio nei suoi occhi) è vedere quanti sacrifici la donna affrontava per dare la vita a un bambino, per prendersi cura dei genitori. Oggi, non mi sembra che ci sia più nulla del genere al mondo. Almeno a me non è capitato di conoscere nessuno in grado di affrontare un sacrificio così grande. Per me, questa giovane donna simboleggia il potere dell’amore, infatti alla fine dell’opera… ma non vi voglio svelare tutto.

D.Mi parli di “Shim Chung” come opera? Quali difficoltà hai incontrato?

R.Qualche difficoltà dal punto di vista tecnico scenografico: ricreare il mare, rendere al meglio il momento in cui Shim Chung si tuffa. Oppure creare un grande fiore di Loto nel quale apparirà Shim Chung. Dal punto di vista organizzativo, mettere insieme cantanti lirici, bravi e belli, di ben 24 nazionalità, qualche difficoltà la crea.

D.Come nasce il progetto “Shim Chung”?

R.Dieci anni fa Mi-Kyoung Lee, mia collaboratrice e direttrice del progetto Craft dell’Università delle Arti di Philadelphia, mi ha parlato del progetto “Shim Chung”, la storia più famosa della Corea del Sud in cui si possono trovare molte similitudini con il modo di sentire e vivere italiano. E dopo quindici anni di assidua collaborazione per la prima volta è qui con me, si è sentita subito a casa, perché a Città della Pieve ha ritrovato quel senso di famiglia, di amore, di spiritualità che solo in Corea ha potuto trovare. In più le sue due figlie cantano nell’opera e simboleggiamo, insieme agli altri bambini, la prosperità e longevità.

D.Come nasce l’idea del KoreaKulturFest?

R.Nasce per celebrare tutti insieme, un anno importante per la Corea del Sud, il centenario del movimento per l’indipendenza coreana e il 1°Congresso corano del 1919 a Philadelphia dove si conserva la campana della libertà. La The Philip Jaisohn Memorial Foundation ha festeggiato questo importante avvenimento. Per me è come unire Philadelphia a Città della Pieve e a Seul, tutto attraverso la musica. La popolazione di Città della Pieve si è mostrata disponibile ad abbracciare questa cultura, intorno alla quale è nata tanta curiosità e tutti si stanno impegnando per scoprirla, capirla e condividerla. Infatti in questo itinerare tra le vie pievesi si potranno fare tante esperienze diverse, dalla gastronomia coreana agli origami. Bellissima sarà l’esposizione a Palazzo della Corgna di antichi abiti originali coreani. Tutto da scoprire.

D.Quale sarà il futuro dell’opera “Shim Chung”

R.Abbiamo intenzione di portare questa opera a Philadelphia nel 2020 e a Seul nel 2021, proprio per celebrare l’amore perché grazie a questo i coreani sono riusciti nel loro intento. Nel mio piccolo credo che Shim Chung possa avere un futuro brillante. Un grazie a mio figlio Christian Bygott che ha scritto il Libretto in inglese e si dedicherà all’allestimento delle luci.Desidero dire un’ultima cosa, ieri, durante la prima prova, ho ascoltato la musica di Angelo Inglese e ho pianto davvero tanto, quest’opera meriterebbe di arrivare alla Scala!