Figline Valdarno: vertenza Bekaert; bilancio negativo della trattativa al Ministero. Giani: “Ora patto per la reindustrializzazione”. Duro il giudizio dell’onorevole Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia e Francesco Torselli, capogruppo FdI nel Consiglio regionale toscano che parlano di “fallimento del Pd che governa la regione e del governo”

E’ andato male l’incontro che si è svolto  la notte scorsa al ministero dello sviluppo economico a Roma per la vertenza dei dipendenti della Bekaert  che da oggi vedranno attivati i licenziamenti. Infatti, secondo quanto riferito dalla stessa regione Toscana l’azienda avrebbe detto “ no ad altre sei settimane di cassa covid; ‘no’ a prorogare gli incentivi per la ricollocazione dei 112 lavoratori rimasti in capo a Bekaert e che da oggi vedranno attivati i licenziamenti disposti dall’azienda fin dal 2018. ‘No’ a all’unità delle parti al tavolo richiesta dai ministeri dello sviluppo economico e del lavoro, in cambio della garanzia della cassa integrazione fino a fine giugno. L’incentivo che, hanno ripetuto in nottata i massimi livelli tecnici ministeriali, sarebbe applicabile a zero costi per l’azienda. Niente- sottolineano in regione – alla Bekaert non interessa” . Al tavolo anche il presidente Eugenio Giani, durissimo nei confronti di Bekaert, con il consigliere delegato al lavoro, Valerio Fabiani; i sindacati nazionali e locali dei metalmeccanici e le istituzioni nazionali e locali. “Ringrazio la viceministra Alessandra Todde, perché oltre alla partita Bekaert c’è la partita Piombino” afferma Giani, che rilancia sulla proposta di favorire la “reindustrializzare del sito di Figline attraverso una serie di misure: il mantenimento per 12 mesi degli incentivi per la ricollocazione dei lavoratori; dell’advisor per studiare eventuali nuove proposte di acquisto; l’attivazione della verifica delle condizioni ambientali e di sicurezza dell’immobile a Figline”. In cambio Regione e Governo assicurano “la disponibilità di Invitalia e di Sici a sostenere nuovi investitori anche entrando nel capitale sociale di nuove realtà produttive”.  Lo scopo insomma, sarebbe quello di mantenere vivo il confronto per la reindustrializzazione e la ricollocazione dei lavoratori. E’ la proposta del giorno dopo, quella che comunque non molla l’obiettivo di verificare la fattibilità di progetti che leghino il sito di Figline a quello di Piombino, per una filiera toscana dell’acciaio. Denuncia Fabiani: “Abbiamo chiesto all’azienda di attivare ulteriori sei settimane della cassa covid introdotta di recente dal governo, così come già fatto a fronte del precedente accordo del 24 febbraio scorso”. Bekaert  però “ha fatto prevalere una sua valutazione, difforme rispetto alla chiara interpretazione  fornita dai  tecnici ministeriali sull’utilizzo di questo strumento: questo ha impedito di estendere le tutele ai lavoratori”. L’azienda, aggiunge il consigliere di Giani “si è rifiutata di replicare l’accordo già sottoscritto a febbraio ed è in contraddizione con se stessa. Bekaert vuole solo licenziare e scappare – conclude Fabiani -. Questo è un precedente che non depone bene neppure per gli altri siti della multinazionale in Italia”.  Duro il giudizio dell’onorevole Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia e Francesco Torselli, capogruppo FdI nel Consiglio regionale toscano: “Come temevamo la vertenza Bekaert è finita nel peggiore dei modi: la trattativa al Mise si è conclusa con un nulla di fatto e tutti gli operai sono stati licenziati. Siamo di fronte ad un fallimento del Pd che governa la Regione Toscana e del Governo che non ha saputo gestire la trattativa tanto da non aver inserito la vertenza tra quelle di urgente convocazione al Ministero dello Sviluppo economico. Adesso è il momento di pensare seriamente ad una reindustrializzazione dell’impianto di Figline Valdarno”. E’ quanto dichiarato dall’onorevole Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia e Francesco Torselli, capogruppo FdI nel Consiglio regionale toscano.   Nonostante il blocco dei licenziamenti, i 112 operai di Bekaert hanno perso il lavoro. E’ inaccettabile in un momento di profonda crisi economica come questo. Non deve più accadere che multinazionali straniere vengano nel nostro Paese e non accettino la contrattazione con le istituzioni e i sindacati. Da mesi Regione e Governo dovevano pensare ad un progetto di reindustrializzazione dell’area: i 112 lavoratori non dovevano arrivare al punto di non avere alcuna certezza sul loro futuro” .