Gli studenti del Centro Italia di nuovo in DAD. Ma i problemi restano .Esposizioni ai rischi di internet, dipendenze, isolamento. La didattica a distanza, soluzione obbligata un anno fa, adesso sembra veramente un provvedimento evitabile.
7.6 milioni di studenti su 8.3 milioni totali sono costretti, da lunedì 15 marzo, a seguire le loro lezioni da casa. È questa la nuova realtà decisa dal Governo Draghi e dal Comitato Tecnico Scientifico. Mezza Italia torna in zona rossa, per due settimane almeno, sicuramente fino a Pasqua, in quel week end in cui le restrizioni sul modello di Natale saranno da allargare a tutta la penisola. Una decisione forte resa necessaria soprattutto dall’aumento dei casi: 26 mila nuovi contagi, 300 deceduti nell’ultimo giorno.
Dall’Abruzzo al Lazio, passando per l’Umbria, le Marche e la Toscana, sono tantissime le regioni del Centro Italia che saranno costrette a tenere a casa i propri studenti. Senza tenere conto dei problemi della distanza, dell’isolamento sociale e scolastico, dei rischi legati all’esposizione online. Lo mette in evidenza una ricerca, condotta da Social Warning e approfondita da Gaming Insider: il 22% dei ragazzi di età compresa tra i 12 e i 16 anni risultano connessi praticamente 24 ore su 24. Il 15% del campione preso in esame ha ammesso di essere stato vittima di episodi negativi e all’interno di questa percentuale troviamo il 35% di vittime di cyberbullismo, l’8% di adescamento minorile online e ben l 15% di revenge porn.
Problemi di cui sembra non tenere conto chi chiude le scuole in maniera indiscriminata. 12 mesi dopo il primo lockdown, infatti, i punti di domanda e le questioni critiche non sono state risolte. “Non avrei mai pensato di trovare tutte queste difficoltà dal punto di vista dei computer e delle connessioni” ha raccontato a Open Antonio Balestra, direttore del Liceo Artistico Renato Cottini, nel centro di Torino. “Lo scorso anno su 1.100 studenti, più di 150 hanno richiesto computer o schede per la rete”. Risolvere la questione della connessione e del digital divide non è stato facile e continua, ancora oggi, a creare problemi.
E a rischiare, questa volta, saranno anche i più piccoli. A chiudere, come nel caso del Lazio, saranno anche gli asili. Nel testo del DPCM si legge infatti che “Dal 6 marzo si prevede nelle zone rosse la sospensione dell’attività in presenza delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia ed elementari”.
Famiglie e ragazzi, insomma, saranno costretti a tornare incollati al proprio computer. Isolati dalla classe, dai propri compagni, dagli amici. Lasciati spesso solo davanti a uno schermo. Una responsabilità che stavolta è di tutti: di chi ha permesso che il contagio dilagasse e di chi non ha trovato soluzioni alternative per arginarlo.