Il personaggio del mese di febbraio 2021: Nunzia Romeo, nome d’arte Manù. “I miei dipinti – racconta la pittrice-ceramista – nascono spesso di getto, ma, allo stesso tempo, sono elaborati concettualmente. Nascondono sempre messaggi e simboli apparentemente non visibili al primo impatto, ma dietro ogni opera c’è una storia, un’interpretazione.”

Di Francesca Andruzzi

Nunzia Romeo, in arte Manù, vive a Torrita di Siena da oltre vent’anni. Era giovanissima quando aprì il laboratorio di ceramica, non solo per creare ed esporre, anche per insegnare a bambini e adulti le tecniche di un’arte che altrimenti rischierebbe di andare perduta. La sua Sicilia porta sempre nel cuore, ma in Toscana, oltre all’uomo della vita, ha incontrato un ambiente favorevole alla creatività, che l’ha spinta ad abbracciare anche la pittura. I suoi lavori sono caratterizzati dalla semplicità, quel valore per troppo tempo – e a torto – soffocato da una società che ha creduto di poter risultare maggiormente incisiva a mezzo degli eccessi. Per Nunzia Romeo, invece, la semplicità parla al cuore delle persone in maniera diretta e penetrante, come le sue opere di rara bellezza. E considerato dove sono arrivate le sue opere, sembra proprio che Nunzia Romeo abbia puntato sul cavallo vincente…  

 

D.: Una siciliana che sceglie di stabilirsi in Toscana. Può raccontare ai nostri lettori i motivi del suo trasferimento in pianta stabile?

R Mi sono trasferita in Toscana ancora adolescente, con i miei genitori, per motivi di lavoro. Qui ho conosciuto l’amore, nativo di questa bellissima terra, e con lui ho creato la mia famiglia e la mia nuova vita.

D.: Cosa le manca di più della sua terra e cosa apprezza di quella che l’ha adottata?

R.: Vivevo in un piccolo paesino balneare della Sicilia orientale, vicino Taormina, dove attualmente risiedono i miei genitori. Direi che oggi, con il distanziamento dovuto alla pandemia, i primi a mancare sono proprio i miei genitori, poi il mare, io amo il mare!, ma anche le passeggiate nel lungomare per osservare il sole tramontare, come facevo spesso da bambina. Sento anche la mancanza del modo di rapportarsi di noi siciliani, spontaneo e caloroso. Della regione che mi ha adottata apprezzo la valorizzazione del territorio; mi piace molto la cura riservata da ogni singolo Comune all’arte e alla cultura. Le persone possono forse apparire meno calorose, ma sono introspettive e audaci nell’accoglienza. Insomma, la Toscana è bella, fascinosa, terra d’arte per eccellenza. Forse era scritto nel mio destino che vivessi qui.

D.: Molto giovane, decide di aprire un laboratorio di ceramica nel quale, però, organizza anche corsi per bambini e adulti. Quali le motivazioni che la spinsero a non accontentarsi di mostrare le sue creazioni, ma a voler anche insegnare la sua arte agli altri?

R.: Ho aperto il mio laboratorio, insegnando ai bambini, nel centro storico del mio paese, dando vita, in qualche modo, a qualcosa che si era perso. L’iniziativa suscitò interesse non solo nei bambini, anche negli adulti e, soprattutto, la curiosità spingeva nel laboratorio i turisti. Mi resi conto di aver stimolato la curiosità del prossimo. Il mio intento, fin dall’inizio, è stato una forma di altruismo.  Sono sempre stata interessata all’arte del territorio, osservavo ciò che mi circondava, le fabbriche di terracotta, i piccoli negozi di ceramica. Mi sono detta: tutto ciò non sarebbe esistito se qualcuno non lo avesse tramandato. Un pensiero triste, il pericolo di perdere una storia millenaria. Così ho iniziato a divulgare, in modo semplice, la mia passione e a condividerla con gli altri, in modo divertente, in fondo arricchendo le loro (alcune volte, sconosciute) capacità, ma anche la mia esperienza. Una specie d’interscambio culturale e non solo.

D.: Come si è evoluta nel tempo la sua creatività?

R.: Grazie alla perseveranza, alla passione, alla tenacia nella ricerca. Prima con la ceramica, affiancata da maestri esperti di Deruta e Montelupo Fiorentino, che hanno arricchito il mio bagaglio. La pittura, poi, è sempre stata parte di me, ma ancora non ero pronta ad esporre; la percepivo come arte personale. Nella ceramica c’è tecnica, nella pittura la mia espressione intima.

D.: Lei parla spesso di interiorità, di necessità di introspezione. In un mondo che stimola continuamente a guadare fuori, quali i vantaggi di compiere, prima di tutto, una ricerca dentro se stessi?

R.: Vantaggi, direi, molteplici e fondamentali. Si possono avere percezioni diverse, apprezzare semplici momenti, comprendere le persone, affrontare i problemi che, purtroppo, la vita ci riserva.  

D.: Lei ha dichiarato che con le sue opere vuole richiamare l’osservatore a un viaggio oltre la realtà. Che rapporto ha con il mistero, l’ignoto, la fede, l’ultraterreno?

R:. Il rapporto con il mistero mi crea incertezze, anche se accentua la mia curiosità; l’ignoto è un interrogativo che pervade l’essere umano. Sono credente, con la fede riesco sempre a trasformare le sconfitte in vittoria. La fede mi dà certezze, può sembrare una contraddizione con ciò che ho affermato a proposito del mistero, ma non è così. L’ultraterreno è ciò che va oltre e io credo molto nell’energia. Tutti noi siamo energia, tutto ciò che ci circonda è energia.  

D.: Ciò che colpisce maggiormente nelle sue creazioni è la semplicità. Per troppo tempo, forse, si è puntato sugli eccessi, per apparire, per risultare più visibili. Ma quanto “grida” la semplicità?

R.: La semplicità rispecchia la mia personalità, il mio carattere. Ogni opera è parte di me. Tratto temi attuali, i miei dipinti nascono spesso di getto, ma, allo stesso tempo, sono elaborati concettualmente. Nascondono sempre messaggi e simboli apparentemente non visibili al primo impatto, ma dietro ogni opera c’è una storia, un’interpretazione. Mai ho amato l’eccesso, sono stata sempre attratta dall’essenziale. Anche alcuni grandi Maestri del passato si sono affacciati all’arte con questa espressività.  

D.: Ha collezionato una serie di riconoscimenti veramente importante. A quale è più affezionata e perché?

R.: La Pro Biennale di Venezia, Spoleto Arte, Palazzo Ferrajoli a Roma, il Museo Zeffirelli a Firenze. Tutti eventi importanti, ai quali ho partecipato per essere stata selezionata come artista contemporanea. Quello a cui sono molto affezionata è il Premio Internazionale Belle Arti, rilasciato dal Direttore dell’Accademia di Venezia, Giuseppe la Bruna, insieme al Comitato artistico di Spoleto Arte, un prestigioso riconoscimento che pone la mia opera ai vertici del panorama artistico internazionale.  

D.: Risultare tra i prescelti della “Spoleto Arte”, a cura di Vittorio Sgarbi, non è cosa di poco conto. Ci può descrivere l’emozione di esporre sotto l’egida di un critico così importante ed esigente, alla presenza di numerose personalità del mondo artistico e culturale?

R.: Un grande onore per me. Grande professionalità nel Comitato artistico di Spoleto Arte. Ho incontrato personalità importanti, il Prof. Vittorio Sgarbi, il Presidente e manager di grandi eventi, Salvo Nugnes, la Curatrice, Flavia Sagnelli, la Presidente, Caterina Grifoni della Fidapa, e tantissimi altri illustri personaggi come il Prof. Alberoni, Caterina Cattaneo, Marco Columbro, la Direttrice di “Diva e Donna”, Silvana Giacobini. Un’esperienza di crescita per la mia carriera artistica, uno stimolo in più, per poter continuare a dipingere, a  creare e lasciare un’impronta.

D.: Questo infelice periodo pandemico, che si trascina da quasi un anno, sembrerebbe, però, aver stimolato la fantasia degli artisti, i quali, impossibilitati ad esporre, recitare, organizzare incontri per la presentazione di libri, si sono concentrati sulla produzione di nuove opere. Anche per lei è stato così?

R.: Vero, quante incertezze e paure. Ma è stato anche il risveglio per tanti… dormienti. L’ Arte è stata ‘madre’ nei giorni difficili. Chi cantava, chi suonava dai balconi, chi ha ridato vita a vecchie passioni dimenticate. Per me è stato un momento proficuo. Ho osservato il cambiamento, metabolizzato e trasformato le mie insicurezze in progetti. Durante il lockdown, ho conosciuto, attraverso i social, una scrittrice, Elena Bernabè, e mi sono appassionata ai suoi scritti. Da quel momento ogni sua opera diventava un’ispirazione per la mia pittura. Il suo libro, “Alla conquista delle stelle” è stato la mia guida, tanto che la Bernabè ha scelto per la copertina il mio dipinto “RINASCITA”. Una collaborazione interessante.

D.: Se dovesse realizzare una ceramica per ricordare la pandemia da Covid19, quale forma sceglierebbe?

R.: La forma di un atomo.