Il personaggio del mese di giugno 2021: chiusina d’adozione ma romana di nascita , Paola Lai ha ‘inventato’ con la fotografia un mondo nuovo durante il lockdown. Affascinata dalla storia è anche volontaria del Gruppo Archeologico della Città di Chiusi. Circondata dai suoi amati gatti , fin da piccolissima coltiva la passione per la lettura : “ho scoperto quanto i libri fossero importanti, quante cose si potessero apprendere, quante storie e quante vite vivere attraverso un libro”

Di Francesca Andruzzi

Per dirla con Beethoven, Paola Lai è …un inno alla gioia. Una donna simpatica ed empatica, bella fuori e bella dentro, amante della natura, della musica, dei libri, della vita e della fotografia. Durante il lockdown ha fotografato un mondo nuovo, diverso. In alcuni casi, lo ha inventato. La Sardegna delle origini è sempre nel suo cuore, ma si sente legata a Chiusi, la cittadina ove risiede, per quegli Etruschi che, sui banchi di scuola, rapirono la sua giovane anima. Conosciamola meglio e ammiriamo le sue fotografie, che hanno già ricevuto numerosi premi, e nelle quali trasferisce le proprie emozioni.

 

D.: Lei è nata a Roma, da padre sardo e madre pugliese. Nel 2005 si trasferisce in Toscana, a Chiusi, in provincia di Siena. Ma quale, tra tutte le regioni che costituiscono il suo patrimonio biologico, sente maggiormente propria? E che rapporto ha con la Toscana, con la città di Chiusi in particolare, dove risiede da oltre quindici anni? 

R.: Il legame che sento più profondo è sempre stato per la Sardegna, l’amata isola delle meraviglie, un paradiso dove i colori e i profumi inconfondibili hanno lasciato un segno indelebile nella mia anima. Forse perché, da piccola, mi sembrava sempre troppo lontana ed irraggiungibile. Ho sempre sentito forte il suo richiamo, melodia di un antico amore saldamente radicato in me. La Toscana, meravigliosa e adorata per tutte le sue ineguagliabili bellezze, tra Natura e Arte, mi ha accolto con amore.  Chiusi, la città dove risiedo, è per me un luogo magico, ove ho sempre percepito una energia particolare, un’attrazione, quasi come fossi nata in questa terra etrusca benedetta, che mi regala emozioni, sempre e comunque. Alle elementari, una maestra mi parlò degli Etruschi con tanto trasporto che io rimasi affascinata.

 

D.: Esperienze di lavoro pregresse presso uno Studio legale, poi in una grande Banca. Una persona creativa come lei, come si trovava a contatto con ambienti, diciamo così, tecnici? 

R.: Ho sempre amato profondamente il mio lavoro. In ogni settore al quale venivo assegnata, ho, prima di tutto, sempre avuto voglia di imparare; ho utilizzato la mia creatività per risolvere problemi, anche quelli apparentemente irrisolvibili, e ho sempre aiutato i miei colleghi. Di fronte ad un problema, ho sempre scorto un’opportunità. Così sono riuscita trovare la chiave che rimette in moto computer bloccati e macchine da scrivere; come pure creare armonia, anche posizionando cartelline e penne nella sala riunioni, quella delle decisioni importanti.

 

D.: Dieci anni fa, inizia la sua passione per la fotografia. E con ottimi risultati, a giudicare dai numerosi premi vinti con i suoi scatti. Oltre a poter rappresentare una potenziale occasione di lavoro – e glielo auguriamo, considerata la bellezza delle sue opere – cos’è per lei la fotografia?   

R.: Qualcosa di profondamente emozionante. Ho scoperto questa passione per caso, utilizzando, inizialmente, la macchina fotografica in cui inserivo il rullino.  Con cura sceglievo l’immagine di ciò che avrei voluto rendere eterno, da conservare nella scatola dei ricordi. Con l’avvento della fotocamera nel cellulare, poi, è diventata un’autentica passione. Avere la possibilità di scattare una foto in qualsiasi momento e cogliere l’attimo, che dire, è stato per me l’inizio di una vera e propria avventura. Spronata da alcuni carissimi amici, ho iniziato a partecipare a contest fotografici in rete, che assegnano riconoscimenti al miglior scatto del giorno. Molte delle mie foto sono state premiate. Devo dire, poi, che riuscire a trasferire nelle foto l’emozione che provo davanti alla bellezza, è per me una grande gioia; per questo li chiamo… scatti emozionali.  Sorrido quando qualcuno mi definisce fotografa! Mi sembra di usurpare il titolo a chi, della fotografia, conosce tutte le tecniche.

 

D.: Da un paio d’anni, lei è volontaria del Gruppo Archeologico Città di Chiusi, che organizza eventi con il Museo Nazionale Etrusco. Ci parli di questa esperienza e di come la stessa si lega alla sua passione per la fotografia… 

R.: Sin da piccola sono sempre stata affascinata dalla Storia come materia scolastica, dalla storia delle civiltà che ci hanno preceduto, che hanno lasciato impronte indelebili nel mondo e un patrimonio archeologico immenso. Ho sempre avuto la curiosità e lo stimolo di conoscere come si viveva nel passato e come sia stata possibile la realizzazione di alcune opere dell’antichità, alcune delle quali rappresentano, ancora oggi, un mistero. A Chiusi, poi, il patrimonio archeologico è immenso; una piccola Città con tre Musei, a breve distanza uno dall’altro, ognuno dei quali mostra una parte dell’enorme patrimonio che gli Etruschi per primi e, successivamente, i Romani, la comunità cristiana e i Longobardi ci hanno lasciato.   Il Museo Nazionale Etrusco è uno dei più importanti in Italia per la conoscenza della civiltà Etrusca, in tutto l’arco del suo sviluppo. Non le nascondo che è, per me, il Museo del cuore. Entrare a far parte del Gruppo Archeologico Città di Chiusi ha rappresentato la realizzazione di un sogno. Poter partecipare attivamente alle varie attività e dare un mio piccolo contributo, testimoniando, attraverso i miei scatti, eventi come convegni e conferenze, è per me motivo di orgoglio.

 

D.: Ama la natura, la flora e la fauna sono le sue prime compagne di vita. Più di tutto, la attirano i gatti, visto che ben due di questi bellissimi e simpatici animali vivono sotto il suo stesso tetto. In questo lunghissimo periodo di distanziamento sociale, quanto e come i suoi amici animali hanno contribuito a rendere le sue giornate più sopportabili?  

R.: Amo la Natura, è vero. Il contatto con essa mi consente di trovare e rinnovare il mio equilibrio, la mia energia, la mia connessione con il pianeta Terra. I miei due adorabili gatti, Birba e Papaya, sono compagni di vita meravigliosi, mi riempiono di coccole e attenzioni. Durante questo lunghissimo periodo, la loro presenza è stata un vero dono. Sa che i gatti sono magici? E anche degli ottimi insegnanti: si sdraiano al sole per ricaricarsi di energia. Dovremmo imitarli più spesso.

 

D.: Ad una amante della fotografia come lei, si impone una domanda: come è mutata “la fotografia” della nostra Italia prepandemica rispetto a quella del momento attuale, che, anche se non è possibile definire di post pandemia, sicuramente segna un nuovo inizio di speranza di ritorno alla vita? 

R.: Ad un certo punto, mi sono resa conto che tutto era diverso. Improvvisamente, il mondo si è chiuso in casa; i rapporti umani ridotti a connessioni e videochiamate. Credo che l’impatto sia stato potente su tutti. Le limitazioni imposte per evitare contatti e contagi hanno, però, acceso in me ancor di più il desiderio di fotografare quei giorni, questi giorni. La quotidianità, nei suoi dettagli, all’interno della casa, attraverso l’orizzonte visto da una finestra. Ho inventato spiaggia e mare, ritraendo asciugamani dai colori che raccontavano la Sardegna o che riproducevano personaggi come Snoopy e Woodstock stesi al sole, distanti, ma vicini, mentre dalla finestra catturavo i caprioli, che correvano liberi sulla collina. La natura continuava il suo corso, le città erano vuote ed offrivano immagini surreali, come mai avrei creduto di fotografare. Quelli che erano luoghi di incontro erano diventati ‘non luoghi’. Le foto, spesso, testimoniavano la solitudine, l’assenza. Il racconto di una vicinanza, fisica e intima, dolorosamente proibita.

 

D.: La fotografia della sua personale esistenza. Un piccolo bilancio tra amori, amicizie, relazioni sociali e… social

R.: Grazie alle innumerevoli foto scattate dai miei genitori, ho potuto rivedere me stessa bambina e tornare a ricordare le emozioni chiuse in quegli scatti. Le foto raccontano, e mi ricordano, la mia esistenza, le mie scelte, i miei amori, le mie amicizie e le innumerevoli relazioni sociali importanti, che mi hanno regalato incontri magici. I social, poi, mi hanno aiutata a coltivare questa passione. Proprio grazie ad essi, ho partecipato a contest fotografici, ho conosciuto tanta bellezza e grandi fotografi da cui imparare. La fotografia è una macchina del tempo!

 

D.: Lei è anche una accanita lettrice, possiamo definirla così, visto che, con il cinema, l’arte e l’archeologia, lei afferma che i libri sono per lei essenziali come l’aria. Quali testi preferisce e perché? 

R.: L’amore per la lettura è qualcosa che, in me, si è manifestato fin dalla più tenera età, grazie all’esempio: vedevo mia madre leggere costantemente; e la vedo ancora oggi, a 86 anni, divorare volumi! Ho così scoperto quanto i libri fossero importanti, quante cose si potessero apprendere, quante storie e quante vite vivere attraverso un libro. Mi è sempre piaciuto leggere sino a tarda notte; un momento intimo. Nel silenzio, le parole mi portano altrove, in luoghi lontani, in epoche che mai avrei potuto altrimenti vivere. Difficile, però, dire quali testi io preferisca. Mi faccia pensare… dai romanzi classici, agli indimenticabili gialli del Commissario Maigret, per arrivare agli Urania, in cui la fantascienza raccontata è sempre stata lungimirante; e poi le raccolte di poesie, i saggi sull’archeologia ed i suoi misteri, i testi di psicologia, la PNL (Programmazione Neuro-Linguistica, ndr) e la fisica quantistica. Senza dimenticare i grandi fumetti e gli innumerevoli romanzi di scrittori contemporanei, con i quali ho avuto la fortuna di intessere relazioni amicali. E, di questi tempi, l’amicizia è un bene prezioso.

 

D.: Chi la conosce personalmente e bene, parla di lei come di una persona “gioiosa”. Di questi tempi, non è poco. Ma cos’è, per lei, la gioia? 

R.: La gioia! Già nel pronunciare la parola, provo immediatamente una sensazione di benessere, che si riflette sul mio aspetto. Purtroppo, viviamo in un momento di apparente assenza di gioia, come se non ci meritassimo di provarla e come se non dovessimo esprimerla. La gioia… bisogna saperla riconoscere quando arriva e condividerla, sarà contagiosa!

Le dico cosa è, per me, LA GIOIA:

  • è svegliarmi all’alba e godermi il tepore del raggio del sole sul viso, mentre ringrazio il mio gatto per avermi svegliata;
  • è la consapevolezza di avere un giorno nuovo a disposizione per vivere; da non sciupare!
  • è apprezzare ogni giorno nuovo per tutto quello che mi darà e onorarne gli attimi, anche per tutte quelle persone che non possono più farlo, perché sono volate via;
  • è il sorriso di una anziana signora che mi ringrazia per averle regalato un ramo di lillà;
  • è una mia foto che viene premiata;
  • è …essere il personaggio del mese di giugno di Centritalianews.it!