Il personaggio del mese di marzo 2021: il cetonese Franco Cicerchia, artista-ceramista, figlio d’arte . Il padre Pippo è stato il fondatore della bottega artigiana di ceramiche. Franco è riuscito a far convivere la sua anima artistica con quella artigianale nella realizzazione delle sue opere. Si augura che Cetona diventi un borgo di Accoglienza Diffusa .” E magari – dice – riuscire a realizzare ’un contest sull’Arte “open air” nei vicoli del Borgo utilizzando tutti i fondi vuoti disponibili”.
Di Monica Paglicci
Artista-ceramista, figlio d’arte, la sua formazione avviene nel laboratorio del padre Pippo, fondatore dell’omonima bottega artigiana di ceramiche di Cetona. Si diploma in grafica e in pittura presso l’Accademia di Belle Arti. Produce pezzi unici in ceramica per uso quotidiano e oggetti in design per l’arredamento accostando alla ceramica altri materiali. La sua produzione è caratterizzata da una sempre continua ricerca di nuove esperienze stilistiche. L’accostamento di smalti sovrapposti a più cotture ricorda la personale esperienza nella grafica. Le sue opere sono esposte in spazi privati importanti d’ Europa, Stati Uniti, Arabia Saudita.
D.Franco dove hai trovato l’ispirazione durante questo periodo di pandemia?
R.In questo momento mi sento di parlare più di un periodo di introspezione perché ovviamente tutti gli stimoli esterni sono stati limitati e questo ha vincolato a non poter visitare musei , opere d’arte, scambi tra artisti. Mi sono concentrato più sul mio lavoro passato e sulle esperienze approfondendo ciò che mi aveva trasmesso mio padre Pippo e la Scuola d’Arte. Esempio: su un lavoro di Pippo il Tralcio Blu che risale al 1970 ho introdotto nuove tecniche sulla stesura del colore e del disegno. Utilizzando l’aerografo, mascherature e sovrapposizioni di smalti. Ad ogni smaltatura segue una lavorazione sulla superficie e, a questa, nuovamente un’altra smaltatura, poi una cottura ancora…come in un ciclo continuo.
D. Mi racconti le origini dei tuoi studi
R. Mi sono diplomato nel 1989 all’istituto di Arte di Orvieto studiando grafica. Quel periodo fu caratterizzato da opere e disegni come se fossero delle stampe bicromatiche. Successivamente mi sono preso dei periodi di conoscenza durante le esperienze dei viaggi. Per esempio in Messico dove sono stato svariate volte ed ho anche collaborato con un atelier di ceramiche di Città del Messico., la Tallerexperimental de ceramica E’ stato anche un viaggio di esplorazione e della cultura indigena che mi ha portato alla ricerca di smalti, crete e tecniche nuove dei laboratori L’idea era partita per esportare le riproduzioni del bucchero etrusco e per seguire un mio caro amico che mi ha introdotto alla pubblicità e fotografia.
D.Cosa ti ha spinto a rientrare in Italia?
R.Verso la metà degli anni ’90 sono rientrato in Italia principalmente per aiutare l’attività di mio padre Pippo. Ed ho iniziato ad introdurre e a fare le mie prime mostre in varie gallerie di Roma con una rivisitazione del calendario Atzeco. In quel periodo avevo sviluppato questa nuova tecnica influenzato dal periodo messicano, con geometrie, colori accesi, rilievi di smalto, cotture.
D. Sei rimasto sempre fedele alla tua scelta di rimanere alla Bottega?
R. No, Ho sentito ancora il desiderio di ripartire ed esplorare nuovi percorsi. Ero ancora giovane ed il borgo mi stava un po’ stretto. E sono partito alla volta di Londra dove ho lavorato presso un laboratorio . E Londra è stata una fucina di idee perché in quegli anni era un’ambiente frizzante , pieno di vitalità ,aperto cosmopolita, dove la musica e l’arte erano pane quotidiano. Però mi mancava tanto la mia Italia e la cucina toscana di mia madre e quindi sono tornato al Borgo di Cetona. Per un periodo ancora sono andato e tornato in Italia, accumulando idee ed esperienze, come il viaggio in India e al confine con il Pakistan, dove sono rimasto meravigliato dei colori estratti dai minerali di queste terre che mi hanno ispirato nuovi lavori. E nel frattempo mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Perugia, che mi ha fatto cambiare completamente approccio con i materiali utilizzati con la ceramica. Non erano più oggetti ma anche installazioni ambientali. Con priorità più sullo spazio che sugli oggetti e guardando magari ad artisti già consolidati dell’arte povera e il neorealismo come Zorio, Merz, Kounellis o Penone. E Brancusi fuori dall’arte povera. Ferro e ceramica con uno studio dei concetti diversi. Da una parte l’Accademia mi ha aperto su nuovi mondi , ma da un punto di vista creativo mi ha un po’ bloccato. Non è stato semplice far convivere la mia anima artistica con quella dell’artigianato e mi ha fatto andare un pò in crisi.E’sempre stato fondamentale il mio rapporto con la materia, con la terra , con la manualità e la bottega artigiana.
D.La tua arte è stata poi apprezzata all’estero?
R.Negli anni 2000 c’è stato un boom di americani che venendo a Cetona per turismo hanno apprezzato la ceramica. Devo sicuramente alla mia compagna Maitè l’incontro con altri artisti e con una rete di conoscenze che hanno permesso di farmi riconoscere per il valore della mia arte.Negli anni ho acquisito un importante portfolio clienti. Principi e Principesse del Medio Oriente , dell’Asia, fino alle star di Hollywood.
D.Tornando ai tempi correnti come si è evoluta la tua creatività?
R.Adesso mi sento di aver acquisito più sicurezza ed una certa maturità e consapevolezza. Per fortuna non è mai completa. Addio ricerca verso l’esterno per il periodo di lockdown e mi sono rimesso a ristudiare i lavori iconici di Pippo.
D.Come vedi il futuro del tuo lavoro?
R.Visto il calo del turismo nei Borghi , comunque investirò nell’immagine e nella comunicazione via web per mantenere comunque la mia clientela all’estero e in Italia. Però quello che manca all’acquirente è l’esperienza sensoriale della visita al laboratorio ma cercherò attraverso dei tutorial e dei video di trasmettere la mia arte anche senza l’empatia umana.
D.Hai percezioni che i ragazzi possano avere interesse nell’acquisire le tue conoscenze?
R.Nel laboratorio ho sempre svolto dei corsi di ceramica anche con le scuole. E noto che qualche giovane, ma anche i più piccoli, nutre un forte interesse. Spero che entrambi i miei figli Ella e Pablo decidano di seguire le mie orme e di intraprendere il lavoro del ceramista di bottega..Ogni tanto di loro iniziativa, realizzano piccoli lavoretti e con un piccolo banchetto si mettono fuori dalla vetrina della bottega e li vendono ai passanti che rimangono incantanti dalla loro bravura. Mi auguro che Cetona diventi un borgo di Accoglienza Diffusa . E magari riuscire a realizzare ’un contest sull’Arte “open air” nei vicoli del Borgo utilizzando tutti i fondi vuoti disponibili.Un Atelier d’Arte a cielo aperto a Cetona. Che bello sarebbe!!!