Il personaggio del mese di novembre 2019: Daniela Pifferi e il suo salotto fiorito aperto a Sarteano.” Il mio negozio –  racconta – è maggiormente un salotto, ci sono anche le poltrone! Qui non si entra solo per acquistare, ma anche per riposare, parlare, prendere un caffè… A me piacciono le piante, ma anche la gente mi piace, mi incuriosisce. Si può continuamente imparare dagli altri, fare nuove amicizie, crescere…”

Di Francesca Andruzzi

Grazie dei fior”, cantava Nilla Pizzi nella Sanremo degli anni ’50, quelli del boom economico, della ripresa, dopo la Grande guerra, di un Paese Italia che riscopriva il piacere di vivere in pace. Dopo settant’anni, in piena crisi economica, ma anche di valori, in un mondo devastato da migliaia di ostilità che stanno mietendo più vittime di un unico conflitto, il grazie di Sarteano va a Daniela Pifferi, chiancianese di nascita, londinese di adozione, la quale ha deciso, in una età non più verde – tanto per rimanere in tema florovivaistico – di aprire un negozio dedicato, appunto, ai fiori, perché definirlo semplicemente negozio di fiori appare riduttivo. Una donna coraggiosa. Dopo una carriera svolta anche all’estero come sommelier, responsabile di sala in grandi alberghi, organizzatrice di eventi, anziché pensare alla pensione, ha deciso di aprire un salotto fiorito – “I fiori di Daniela” – dove i clienti sono o divengono amici, perché lì possono non solo acquistare, ma anche (o esclusivamente) prendere un caffè e scambiarsi opinioni. La fertilità non è solo quella della Madre Terra. Unita al coraggio, soprattutto quando molti esercizi commerciali chiudono i battenti, Daniela Pifferi ha aperto le porte alla fantasia, ispirata dai due fiori che più ama, i suoi figli, Pamela e Ettore,  sprone dell’intrapresa.

D.: Perché, dopo una lunga carriera, anziché godersi il meritato riposo, ha deciso di aprire un negozio di fiori… mi scusi, dedicato ai fiori?

R.: Perché le piante sono state il mio grande amore fin da quando ero bambina. Mia madre aveva il pollice verde e durante il mio soggiorno londinese, nel 1983, quando lavoravo al fianco di un celebre corrispondente della Rai, ammiravo le vetrine dei fioristi. Qualcosa di unico, all’epoca in Italia non esisteva nulla del genere. E il mio sogno era quella di aprire un negozio dedicato alle piante su quello stile. Poi la vita segue i suoi percorsi. A diciotto anni aspettavo la mia prima figlia, Pamela; a ventitré nasceva Ettore. Mi sono occupata di loro al mio massimo, anche lavorando, ma il sogno è oggi divenuto realtà. Pamela e Ettore sono sistemati, la prima lavora in ambito artistico, Ettore è un noto e apprezzato pastrychef. Proprio loro mi hanno spinto a realizzare il desiderio di gioventù. 

D.: I suoi figli, dunque, Muse ispiratrici?

R.: Proprio così! I miei ragazzi sono bravissimi e realizzati. Certo, sarà stato anche un poco merito mio, ma oggi insegnano loro a me. Mi hanno detto: vai mamma, lanciati in questa avventura, hai fatto tanto per noi, ora fai qualcosa per te. 

D.: Perché negozio dedicato ai fiori e non negozio di fiori?

R.: Ho voluto dare vita a qualcosa di diverso da solito. Il mio negozio è maggiormente un salotto, vede, ci sono anche le poltrone! Qui non si entra solo per acquistare, ma anche per riposare, parlare, prendere un caffè… A me piacciono le piante, ma anche la gente mi piace, mi incuriosisce. Si può continuamente imparare dagli altri, fare nuove amicizie, crescere… 

D.: Come l’hanno accolta i commercianti di Sarteano?

R.: Benissimo! Sono venuti tutti a salutare la mia impresa e ho avvertito tanta energia positiva. E poi io cerco di collaborare con tutti in maniera sinergica. 

D.: Crede nel lavoro di squadra, mi sembra di capire?

R.: Esatto. Nel mio negozio/salotto realizzo composizioni grazie alle stoffe di una nota sartoria, il legno di un negozio di oggettistica. Insieme si cresce, da soli non si va da nessuna parte. Alle pareti ci sono quadri di una bravissima pittrice chiancianese. Se si collabora, il lavoro c’è per tutti. Mi lasci dire che con  una deliziosa wedding planner (organizzatrice di matrimoni, ndr) come la signora Fiorella Ciaffarafà, inglese che vive a Sarteano, ho iniziato una bella avventura lavorativa.

D.: Novembre è il mese dedicato ai defunti. Che rapporto ha con la morte?

R.: Direi ottimo, la considero un aspetto della vita, non mi fa paura, non si può avere paura della vita, perciò neanche della morte. Quando arriverà il mio momento, desidererei solo essere cremata. Ciò che resterà di me sarà quello che sarò stata capace di dare agli altri in vita; continuerò a vivere nei loro ricordi, nei loro cuori. 

D.: Ditelo con i fiori, per rimanere in tema di vita. Se dovesse parlare con questo linguaggio ai suoi figli, ad un’amica, ad un amore, con quali fiori si esprimerebbe?

R.: Ai miei figli parlerei con tutti i fiori della primavera, semplici ed estremamente colorati. All’amica…sinceramente indagherei, cercherei di scoprire quale fiore preferisca. Ad un amore… sicuramente con una rosa. Bella, ma con qualche spina. 

D.: Cosa significa per lei, in questo periodo storico certamente difficile, il termine “solidarietà”?

R.: Vedo il significato nella forma. Solidarietà è ascoltare qualcuno che ha avuto una giornata amara, preparare un pasto a chi vive un momento negativo. Dare una mano per quello che si può. Dal gesto pratico al semplice sorriso, alla vicinanza affettiva. E’ vero, è un periodo difficile, siamo tutti ansiosi, affannati. Corriamo, non si sa verso quale meta, e non ci accorgiamo di chi accanto a noi ha necessità di aiuto. Non so perché ci siamo ridotti così. Però si potrebbe migliorare, semplicemente…rallentando. 

D.: A proposito di velocità, cinquant’anni di Internet proprio in questo 2019. Che rapporto ha con la rete?

R.: Forse anche Internet ha contribuito alla nostra fretta in tutto. Per carità, mezzo utilissimo per il lavoro, per unire chi è lontano. Ma tutto, come al solito, dipende dall’uso, anzi dall’abuso. Gente che abita a due passi, si parla in chat e poi non si saluta quando si incontra per la strada. Incredibile! 

D.: Piante e animali, flora e fauna, espressioni della natura. Cani e gatti, gli animali domestici per antonomasia. In natura c’è sempre una corrispondenza. Quale fiore per i nostri amici a quattro zampe?

R.: I gatti sono furbi e bellissimi, affezionati alla casa. Mi fanno pensare all’edera. I cani, fedeli e mansueti, mi ricordano la camelia. 

D.: Un noto filosofo sostiene che chiedersi se gli animali abbiano un anima (anima, anima-li) è come domandarsi se un triangolo abbia tre lati. Secondo lei anche nelle piante c’è un soffio di spiritualità?

R.: Certamente. Non è un caso se vicino ad alcune persone le piante crescono rigogliose e vicino ad altre addirittura muoiono. Ricordo che la titolare di un albergo mi diceva, ogni volta che tornavo dalle ferie: quando non ci sei tu, le piante si suicidano!

D.: Daniela Pifferi e le piante, Daniela Pifferi e gli animali. Daniela Pifferi e gli uomini? Quanti ne ha amati? E oggi, è innamorata?

R.: Sono stata innamorata di alcuni, ne ho amato solo uno. Oggi sono…una pensionata dell’amore (ride). Se nella vita si è dato tanto, arriva il momento di riposarsi un poco. Quando mi chiedono, desideri un compagno? rispondo di no. Potrei cambiare idea solo se trovassi un uomo come mio padre. 

D.: Torniamo alle piante. Come è cambiato il concetto di addobbo floreale?

R.: Per il mio gusto personale, avendo recepito uno stile inglese, attento alla location e alla situazione, posso dirle che ogni mio addobbo è sempre diverso, sempre unico. 

D.: Natale si avvicina. Quali le sue iniziative, per il negozio e per Sarteano?

R.: Penserò all’allestimento di via di Fuori, dove c’è il mio salotto, nel quale farà una capatina anche Fiorella, vestita da Signora Claus, un Babbo Natale in gonnella! 

D.: Domanda fantastica: le ordinano una composizione da inviare al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che da poco ha premiato i ragazzi della scuola di Sarteano. Quali fiori sceglie?

R.: Fiori poveri, di campo, bellissimi, dai colori tenui, ma poveri. Vorrei che nei saloni del Quirinale spiccasse una composizione che ricordi la campagna, le nostre origini, la semplicità, il poco di cui molti dispongono e del quale debbono accontentarsi in questo periodo di crisi.