Monte Amiata: la Comunità del Cibo e della Biodiversità è diventata realtà.16 le aziende amiatine, dei due versanti, che hanno siglato la “Rete d’Imprese” . Sono aziende agricole, artigiani, ristoratori, due cooperative di comunità, una cooperativa di produttori, operatori turistici e professionisti
Sono sedici le aziende amiatine che si sono date appuntamento oggi per siglare la firma della “Rete d’Imprese” e dare vita alla “Comunità del Cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare del Monte Amiata. La Rete unisce aziende agricole, artigiani, ristoratori, due cooperative di comunità, una cooperativa di produttori, operatori turistici e professionistiche insieme hanno fatto nascere una comunità fondata sulla biodiversità dell’Amiata e sul valore del Cibo che, su tale vulcano, viene prodotto. Il Cibo è l’Identità del territorio e attraverso di esso parlano le tradizioni, il sapere della gente di una volta, il patrimonio naturale della montagna, ma anche le generazioni future. Senza questi elementi, ancora vivi, non sarebbe possibile realizzare prodotti autentici, portatori della personalità di un territorio. Per riuscire a perpetuarli e a farli conoscere la Comunità -che si è formata nell’ambito della Legge 194/2015 per la tutela e valorizzazione dell’agrobiodiversità- si fonda sulla condivisione di una carta dei valori, di un piano strategico e di definite modalità di funzionamento. Questo importante traguardo è stato raggiunto attraverso incontri, approfondimenti supportati dalla consulenza tecnica coordinata dal dott. Daniele Fantechi, e da un ciclo formativo specifico presso L’EuroBic Toscana Sud. Il cammino della rete è cominciato grazie al lavoro di aggregazione compiuto dalle associazioni capofila “La Pera Picciòla” e GenomAmiata”, una del versante orientale e l’altra del versante occidentale della montagna, ed è collegato allo sviluppo dell’”Ambito Turistico Amiata”.Con l’Ambito Turistico Amiata la Rete condivide lo stesso “Brand Identity” allo scopo di valorizzare il territorio nel suo insieme. Infatti le sedi legale ed operativa della Comunità saranno rispettivamente nei paesi di Arcidosso e di Abbadia San Salvatore, proprio per onorare al meglio la rappresentatività dei due versanti. La Comunità del Cibo è una realtà aperta, inclusiva delle attività economiche e dei soggetti che ne condividano i valori. Ora si apre una nuova fase, ricca di prospettive e di progetti, che sarà portata avanti in sinergia con tutte le realtà del territorio. E’ importante far dialogare tutto il comprensorio con un linguaggio comune attraverso imprese provenienti da ogni paese, specializzate in produzioni molto diversificate tra loro a testimonianza della ricchezza di agro-biodiversità della zona. “Questo progetto – dichiara Paola Corridori, nota imprenditrice agricola amiatina e Presidente del Comitato di Gestione- avrà un grande impatto nello sviluppo del territorio a livello economico, ambientale e soprattutto sociale e culturale. Il Coltivatore e l’Allevatore Custode sono figure essenziali, perché conservano il nostro ricco patrimonio di agro-biodiversità e sono al centro di un modello di relazioni, anche commerciali, connesso con tutti gli operatori del nostro territorio”. Un ringraziamento particolare va alla Direzione Agricoltura della Regione Toscana. La firma è avvenuta presso la sede della Società Macchia Faggeta, anch’essa storicamente fondata su valori di sostenibilità, alla presenza del Notaio Di Ioia. In un mondo globalizzato, dove al cibo viene tolto valore e i tempi frenetici non consentono la contemplazione di ciò che si dovrebbe assaporare, è essenziale mettere in azione una risposta. La risposta sta forse nelle campagne dimenticate, dove hanno lavorato i contadini e gli allevatori di una volta con la loro saggezza naturale. Il paesaggio,plasmato rispettosamente dai nostri avi, deve essere mantenuto dai nuovi Coltivatori ed Allevatori Custodi insieme alle varietà antiche tramandateci che, oggi, rappresentano una risorsa inestimabile nella povertà di specie rimaste a nutrirci. La Comunità serve anche a ritrovare se stessi in un territorio ancora vitale, ricco di natura e quindi di cultura sopravvissuta. Ogni piccola realtà può insegnare dialogando con le altre attraverso le sfaccettature vegetali, animali ed umane che non dividono, ma uniscono una terra attorno al valore autentico del suo Cibo”.