Montepulciano : in scena al teatro poliziano domenica primo  marzo  un insolito “Don Giovanni”. In scena due diversi cast di giovani cantanti   con la partecipazione del soprano Susanna Rigacci,  voce storica delle colonne sonore di Morricone

Un Don Giovanni insolito nella versione di Mozart e Giuseppe Gazzaniga è la seconda opera lirica in programma al Teatro Poliziano per questa stagione. Domenica  primo marzo, alle 17.00 va in scena la produzione firmata da Opera Network, con la direzione artistica di Paolo Bellocci e la regia di Andrea Bruno Savelli, sull’adattamento di Carla Zanin. La bacchetta di Federico Bardazzi conduce l’Ensemble San Felice e i due cast che interpretano le due diverse drammaturgie. L’epopea del Don Giovanni fu infatti presentata in due diverse opere da due autori differenti per estrazione e formazione, ovvero Giuseppe Gazzaniga (veronese di nascita e napoletano di formazione) e il genio di Salisburgo Wolfgang Amadeus Mozart. Successivamente fu Luigi Cherubini a proporre al pubblico di Parigi una soluzione inedita, integrando la partitura da Gazzaniga con brani e numeri del capolavoro mozartiano. È proprio ispirandosi all’idea di Cherubini che arriva a Montepulciano lo spettacolo intessuto sulle scenografie virtuali di Ines Cattabriga, con effetti visivi giocati su due piani espressivi: la Pop art per Gazzaniga e le atmosfere Cyber per le scene mozartiane.Il gruppo vocale e strumentale è formato da giovani talenti provenienti da tutto il mondo, affiancati da professionisti affermati quali il baritono Marcello Lippi, il basso baritono Claudio Ottino, il violinista Pietro Horvath e il soprano Susanna Rigacci, nota per aver interpretato le colonne sonore di Ennio Morricone. La drammaturga Carla Zanin spiega la costruzione della vicenda narrata:“L’opera di Gazzaniga mantiene l’andamento classico, fatta eccezione per il finale che modifica radicalmente il significato dell’opera:Don Giovanni viene inghiottito dall’inferno e la storia si conclude con il previsto lieto fine a cui però partecipalo stesso Don Giovanni, incredibilmente riemerso dalle fiamme in un ennesimo quanto insperato colpo di fortuna.” “Diversamente – prosegue Zanin – nel segmento di Mozart, Don Giovanni non spira inghiottito dalle fiamme dell’inferno,ma per l’aggravamento della sua ferita.Nell’intento di restituire l’autentica dimensione tragica degli eventi, lo spettacolosi conclude quindi con la morte di Don Giovanni: un finale che forse Mozart e Da Ponte stessi avrebbero preferito, senza i condizionamenti sociali del loro tempo.”