Montepulciano: nel salone del Palazzo Vescovile l’incontro per discutere dell’importanza della comunicazione sociale in relazione al nuovo modo di comunicare della società di oggi

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Di Giulia Benocci

Il messaggio che il Santo Padre ha mandato per la 53esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è stato al centro dell’incontro che  si è svolto oggi nel Salone del Palazzo Vescovile di Montepulciano.Durante il confronto, presieduto da Don Domenico Zafarana (parroco del Tempio di San Biagio, questa mattina anche nelle vesti di giornalista) e da Monsignor Stefano Manetti, (Vescovo della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza) sono stati toccati i temi delle comunicazioni sociali e delle responsabilità, che hanno tutti i giornalisti e addetti alla comunicazione, in quanto promotori di notizie della realtà quotidiana e della veridicità delle stesse in relazione al messaggio inviato dal Papa. Don Domenico ha definito tre obiettivi, per lui fondamentali, per chiunque diffonde notizie: “il primo” – ha spiegato il parroco – “riguarda servire la verità sempre, anche quando essa può risultare scomoda; il secondo, difendere la verità, soprattutto per coloro che non hanno voce ed infine illuminare le coscienze in questi momenti di poca luce”.La Giornata Mondiale della Comunicazione Sociale è la prima iniziativa voluta dal Vaticano II quando i Vescovi si radunarono in Concilio nei primi anni Sessanta ed istituirono questa giornata, con un decreto, chiamato Intermirifica, che porta la data 4 dicembre 1963. Fu uno dei primi atti di Paolo VI. I Vescovi hanno stabilito che ogni anno venga celebrata questa giornata per sensibilizzare il popolo. La celebrazione si svolge ogni anno il 24 gennaio, festa anche di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. “Il messaggio che Papa Francesco ha donato alla Chiesa, si incentra sulla rete. Bisogna essere una comunità guidata dalla verità, in un tempo in cui si tende più al “subito” che al “vero”, soprattutto nei social in cui si tende a mettere una notizia prima ancora di verificarla, ma noi dobbiamo rendere un servizio alla comunità!– ha specificato il parroco – .Gesù per primo ha reso i credenti  comunicatori , dicendo loro “andate e diffondete la mia parola”.Le metafore, del Santo Padre per parlare dell’ambiente sociale, partono dalla “Rete”, risorsa molto diffusa nel mondo di oggi, fonte straordinaria di accesso al sapere e relazione tra persone;  ma quella dei pescatori, composta da molti nodi senza un vero e proprio centro, che funziona grazie alla compartecipazione di tutti gli elementi e ciò porta alla seconda metafora la “Comunità”, la quale crea un legame solidale, che deve essere animato da sentimenti di fiducia. Nelle comunità virtuali purtroppo non sempre viene rispettato questo principio; “Ho scoperto la definizione di leoni da tastiera ovvero coloro che si sentono forti dietro uno schermo, ma poi deboli in un confronto diretto. Se le community non vengono fatte nel modo più adeguato, si rischia che si creino comunità composte da individui soli, unite solo nel mondo virtuale” , ha affermato Monsignor Stefano.La terza metafora di Papa Francesco riprende una frase di San Paolo Apostolo nella lettera agli Efesini: “siamo le membra gli uni degli altri” per spiegare la relazione di reciprocità tra le persone, fondata su un organismo che le unisce. “L’uomo è essenzialmente un essere in relazione con gli altri, questa realtà ha una condizione necessaria ovvero dire la verità, altrimenti c’è la chiusura in se stessi, l’altro rimane un avversario e vale anche la menzogna” , ha spiegato il Vescovo.

L’ultimo tema affrontato dal Santo Padre è il confronto tra il “like”, diffuso nella comunità social, che indica il “mi piace” perciò mette al centro l’ego delle persone ed il rapporto con “Amen”, che mette invece al centro la comunità e l’accoglienza verso il prossimo. “Il ruolo del giornalista oggi è molto importante e delicato, cercate sempre di mantenere la consapevolezza che avete una missione, quella di divulgare le notizie e diffondere la verità tra le masse” , ha concluso Monsignor Manetti.