Radicofani: arrivano dalla Nuova Zelanda per tosare gran parte delle 30mila pecore che pascolano sul territorio. Gli allevatori italiani non riescono più a fare questo lavoro per i troppi impegni in agricoltura e pochi lo sanno fare

di Massimo Cherubini (da La Nazione del 20 giugno)

Arrivano dalla Nuova Zelanda per tosare gran parte delle 30mila pecore che pascolano nel territorio del comune di Radicofani. In questo periodo -quando le pecore devono essere tosate arriva- da lontano, appunto dalla Nuova Zelanda, arriva una squadra. Quatto persone, dotate di una moderna apparecchiatura, avvia un lavoro che in pochi sono rimasti a fare. Accade proprio in questo periodo, con l’arrivo del caldo. Da ora a metà luglio. Le 30mila pecore che pascolano o nei campi di Radicofani devono essere tosate.“Un lavoro -dice Giuseppe Pugioninu che detiene un gregge di settecento pecore- che molti di noi allevatori non riusciamo più a fare. A causa dei troppi impegni che l’attività agricola ci chiede, a fronte di poche persone che vi si applicano. Ecco, quindi, che  abbiamo dato a “terzi” la tosatura”.Per ogni pecora sistemata, un lavoro aiutato dai moderni mezzi meccanici, il tosatore  percepisce un euro e mezzo. Da considerare che in una giornata un solo tosatore riesce a sistemare fino a mille pecore. I conti sono presto fatti: incasso mille e cinquecento euro. Una intuizione, quella dei neozelandesi, che con questa attività  in una settimana riescono a portarsi a casa uno stipendio di tutto rispetto, che molti riescono a  guadagnare in un mese.“E’ la conferma -dice Giuseppe Pugioninu- che tanti lavoro da noi non c’è chi li esegue. Vero che tosare le pecore richiede un minimo di professionalità che, credo, anche da noi potrebbe essere formata rapidamente”.Dalla tosatura viene raccolta della lana. Due-tre chili per ogni pecora tosata. Un prodotto un tempo assai ambitissimo oggi poco ricercato. “Un chilo di lana -dice ancora Giuseppe- ci viene pagato cinquanta centesimi. E’ uno dei lati critici di questa attività. Nella pastorizia -aggiunge- la materia prima, dal latte alla stessa lana- sono sottopagati. Ecco perché i pastori devono diversificare la loro attività. Prima le pecore -esclama Giuseppe Pugioninu- le tosavamo  da soli. Ora dobbiamo affidare questa attività a persone terze -che arrivano da molto lontano- perché noi pastori dobbiamo dedicarci ad atre attività che rendono un po’ meglio”.