San Giovanni Valdarno: Carabinieri denunciano per tentata truffa aggravata un professionista  dello smishing che consiste nell’invio di un  link malevolo per indurre i malcapitati  ad aprirlo per collegarsi ai servizi online della banca. In realtà, ciò a cui accedono altro non è che un sito “parallelo”, una sorta di clone dell’istituto bancario, nel quale riversano le proprie informazioni più riservate, consegnandole di fatto ai truffatori seduti dall’altro lato dello schermo

I Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno hanno inferto un ennesimo colpo a quella che è ormai diventata una piaga dei tempi moderni, il fenomeno delle truffe agli ignari cittadini. Anche in questo caso, come altre volte constatato, i truffatori hanno cercato di sfruttare a proprio vantaggio aspetti connessi con la situazione pandemica, che impone inesorabilmente di avvalersi di app e servizi online in ogni dimensione della vita quotidiana.Da queste nuove vicende – in cui, fortunatamente, i rei sono stati identificati e denunciati da i Carabinieri alla Procura della Repubblica di Arezzo – emerge ancora una volta la necessità che i cittadini valutino con attenzione tutte quelle situazioni in cui si trovano di fronte ad offerte troppo convenienti, o magari in cui vengono contattati da fornitori di servizi non da loro stessi richiesti. Alla luce delle indagini degli ultimi mesi, ciò vale anche e soprattutto per i servizi di home-banking, che stanno diventando il terreno di caccia prediletto dei truffatori di tutta Italia.Veniamo al recente episodio, di questi ultimissimi giorni, che ha visto i Carabinieri in servizio alla Stazione di Levane portare a compimento in tempi brevissimi un’indagine proprio incentrata sulla manipolazione di servizi di home-banking. In particolare, grazie all’impegno dei Carabinieri di Levane, è stato identificato e deferito all’Autorità Giudiziaria un vero e proprio professionista dello “SMISHING”. Dietro questa quasi impronunciabile parola inglese si cela un fenomeno criminale ormai dilagante. Si tratta, in sostanza, di una tecnica di frode che costituisce un’evoluzione del fenomeno del “PHISHING”, diffuso già da diversi anni: mentre il primo era incentrato sull’inoltro di e-mail, contenenti il logo di un istituto di credito, con le quali alle ignare vittime veniva richiesto di fornire dati sensibili, oggi il sotterfugio più diffuso è quello di avanzare le medesime richieste fraudolente tramite l’invio di sms, che hanno dimostrato di essere più rapidi e “seducenti” nei confronti delle vittime (un sms, ad esempio, viene più facilmente letto ed aperto anche dalle persone anziane, anche quando sono sole, semplicemente estraendo dalla tasca il proprio cellulare). Le quali – in casi come questo – ricevono in link malevolo e vengono indotte ad aprirlo per collegarsi ai servizi online della banca. In realtà, ciò a cui accedono altro non è che un sito “parallelo”, una sorta di clone dell’istituto bancario, nel quale riversano le proprie informazioni più riservate, consegnandole di fatto ai truffatori seduti dall’altro lato dello schermo. Tale tecnica fraudolenta è stata denominata “SMISHING”.Nel caso in argomento, tutto è iniziato quando la vittima designata – una 40enne originaria proprio della piccola frazione di Montevarchi – si è accorta che l’app per la gestione del servizio di home-banking, installata sul proprio smartphone, non funzionava più. Dopo pochi minuti dalla constatazione del malfunzionamento, la donna ha ricevuto una telefonata da un soggetto che si è presentato quale operatore del servizio clienti del suo istituto di credito. Il sedicente centralinista, raggirando la malcapitata con una parlantina convincente, col pretesto di voler risolvere il malfunzionamento tecnico è riuscito a carpirne la fiducia, e a convincerla che di lì a breve avrebbe ricevuto via sms le indicazioni per risolvere il malfunzionamento.  In particolare, il malfattore riusciva così a farsi consegnare, tramite l’inoltro di un link malevolo, le credenziali per la gestione del servizio di home-banking, utilizzate, nelle ore successive, per disporre un bonifico in proprio favore di ben 15.000 Euro. La malcapitata, insospettitasi e resasi conto del raggiro, si è quindi rivolta ai Carabinieri della Stazione di Levane, i quali, partendo dalle informazioni fornite dalla vittima in sede di denuncia, sono riusciti a ricostruire il circuito truffaldino. Nell’immediato, la donna, fortunatamente, è riuscita ad annullare in tempo il bonifico, scongiurando l’ingente danno economico. Le indagini sono proseguite e, dopo una serie di accurati accertamenti elettronici e bancari, gli investigatori dell’Arma dei Carabinieri sono infine riusciti a risalire all’identità del truffatore, un pregiudicato rumeno gravato da svariati precedenti specifici per questa modalità di truffa.  L’uomo è stato deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Arezzo per tentata truffa aggravata.