San Quirico d’Orcia: un intervento di restauro “troppo invasivo” agli Horti Leonini ha spinto la minoranza a chiedere chiarimenti alla maggioranza.“Ho presentato un’interrogazione come capogruppo di minoranza, anche perché ero Assessore alla cultura nell’amministrazione precedente”, ha spiegato Ugo Sani secondo cui non sono state rispettate alcune indicazioni previste dalla Commissione paesaggistica Amiata – Val d’Orcia e dalla Sovrintendenza

Di Giulia Benocci

Un intervento troppo invasivo di restauro agli Horti Leonini, giardino cinquecentesco nel cuore di San Quirico ,ha fatto scaturire interrogazioni e la richiesta di chiarimenti da parte della minoranza guidata da Ugo Sani, fautore del progetto nel 2018 quando era in maggioranza, verso l’amministrazione che lo ha  realizzato. “Ho fatto un’interrogazione come capogruppo di minoranza, anche perché ero Assessore alla cultura nell’amministrazione precedente; inoltre dal ’71 mi sono occupato di giardini perché qui abbiamo un Centro per lo studio del paesaggio del giardino che ho fondato e ne sono stato a lungo presidente: Ho sempre avuto questa passione e ho sempre seguito le questioni sugli Horti Leonini – ha spiegato Ugo Sani, capogruppo di minoranza – . Nel 2018 abbiamo fatto fare questo progetto da tecnici specializzati; in seguito sono state rilasciate le autorizzazioni dalla Commissione paesaggistica Amiata – Val d’Orcia e dalla Sovrintendenza, le quali prescrivevano una serie di attenzioni che dal mio punto di vista non sono state minimamente rispettate”. Il progetto originario del valore di circa 180 mila Euro, prevedeva una serie di accortezze, tra cui il censimento di ogni pianta :sono alcune centinaia,  tutte numerate e contraddistinte da colori differenti. Inoltre per ogni pianta di Leccio da abbattere era descritto come doveva essere fatto: se era una pianta ormai perduta, doveva essere tolta e immediatamente reimpiantato un nuovo Leccio; per altre piante era descritto se doveva essere una potatura importante o più leggera; mentre  120 di questi alberi non dovevano essere nemmeno toccati. Ad oggi non è più possibile sapere quali siano perché sono stati quasi tutti tagliati, oltretutto con una tecnica ormai superata secondo gli esperti, perché provoca danni alle piante, chiamata in gergo “capitozzatura”.La Sovrintendenza nelle autorizzazioni fa chiaramente riferimento ad un restauro per lotti funzionali per cadenzare i tagli senza creare ‘vuoti’, ovvero una decina di piante all’anno per cinque anni e per ogni pianta tolta, reimpiantarla una o più di una, in modo tale che l’impatto ambientale e visivo sarebbe stato il meno traumatico possibile. Mentre il lavoro che è stato fatto è durato circa un mese o due, creando – ha aggiunto Sani -un impatto visivo in negativo notevole, anche dal punto di vista turistico, per tutti coloro che ogni anno passando per San Quirico e la Val d’Orcia si fermano ad ammirare la magnificenza e la storia del giardino cinquecentesco.Il Sindaco probabilmente ha agito per paura di perdere i fondi, dato che i finanziamenti della Regione sarebbero scaduti il prossimo aprile 2021. Però quasi sicuramente se avessero richiesto una proroga alla Regione Toscana l’avrebbero ottenuta senza il minimo dubbio, trattandosi di un bene culturale, patrimonio Unesco. Senza contare che erano presenti anche le direttive della Sovrintendenza nelle quali si faceva chiaramente riferimento ad un restauro graduale, cadenzato nell’arco di un quinquennio”.Un altro motivo per la decisione presa, di fare un lavoro così rapido, potrebbe essere stato per un fatto di pubblica sicurezza, ma come ha ricordato il Capogruppo di minoranza se così fosse, “c’è una fascia esterna alle mura con una decina di Lecci che si affaccia sulla strada di circonvallazione e quindi doveva essere fatto un ragionamento al contrario, ovvero tagliare prima le piante nella fascia esterna che in caso di prossima nevicata potrebbero diventare veramente pericolosi per i passanti, con il rischio di cadere sulla strada, piuttosto che un Leccio all’interno di un bosco di Lecci, che probabilmente non sarebbero mai caduti a terra data la compattezza in cui erano posizionati. “Le preoccupazioni sono tante, hanno concentrato tutto nello spazio di poco tempo; secondo me hanno preferito fare una gara unica senza fare lotti funzionali, così da fare tutto e subito, ma non si lavora così in un giardino cinquecentesco. Lo si può fare in un bosco, ma neanche tanto – ha concluso Sani – . Ora sono in attesa di alcune risposte: mi dovrò incontrare con la maggioranza e il sindaco verso la fine di luglio per fare il punto della situazione, anche se temo che per il prossimo breve futuro non ci sia rimedio per il danno fatto, anche perché i Lecci hanno una ricrescita molto lenta.C’è stata un po’ di superficialità e troppa fretta nel fare i lavori”.