Sarteano: consegnate e protocollate in comune le 2250 firme raccolte dal Comitato A.R.I.A di Chiusi contro l’ipotesi di un carbonizzatore nel territorio chiusino. Il consigliere comunale Andreini ha presentato una mozione

Oggi presso il Comune di Sarteano sono state consegnate a protocollate le 2250 firme raccolte dal Comitato A.R.I.A. di Chiusi che si oppone alla realizzazione del carbonizzatore entro il perimetro urbano. A quanto hanno riferito i responsabili dal Comitato le firme sarebbero stati consegnate e protocollate in tutti i comuni limitrofi come Città della Pieve, Fabbro, Montepulciano e Sarteano . “Sebbene l’impianto non si trovi all’interno del territorio del Comune di Sarteano –ha spiegato il consigliere comunale di una lista civica di opposizione Piero Andreini che oggi ha fatto protocollare le firme-  interessa direttamente anche la nostra collettività, essendo il posto nel confine; pertanto le correlazioni di ricaduta nell’ambiente appaiono ovvie. Per i motivi sopra esposti si ritiene che questa Amministrazione Comunale non possa fare a meno di farsi carico di preservare il diritto alla salute e gli obiettivi di sostenibilità ambientale, anche effettuando approfondimenti finalizzati alla tutela ambientale e della salute collettiva.Convinto di tali motivazioni, il 27 maggio scorso ho presentato in Consiglio una mozione, che è stata accolta all’unanimità,e che impegna la Giunta Comunale – ha precisato Andreini – a richiedere un costante aggiornamento, da parte del Comune di Chiusi, sull’evoluzione del procedimento amministrativo/autorizzativo sulla realizzazione di tale impianto, in particolare per quanto attiene il possibile inquinamento ed il trasporto di fanghi ad esso collegati, nonché ad escludere la realizzazione nel nostro territorio di impianti di combustione legati al trattamento dei rifiuti. Come specificato nella premessa della mozione, l’azione dell’Ente deve essere improntata ed attenta alle osservazioni e agli interessi del cittadino, in modo da evitare scelte arbitrarie della Pubblica Amministrazione, garantendo massima trasparenza nell’agire stesso. In tal senso, è necessario che gli Enti ed i cittadini cooperino e collaborino, cosicché si effettuino scelte ponderate e venga garantita democraticità nell’azione amministrativa. Il voler opporsi alla realizzazione di tale impianto da parte del comitato A.R.I.A. non deriva da preconcetti, ma dalla mancanza di certezza che essa non rechi alcun danno alla salute ed alla sicurezza dei cittadini, o possa costituire un fattore negativo al turismo, fonte essenziale di sostentamento delle nostre zone. Tali dubbi sono tra l’altro rafforzati anche dalla relazione redatta dalla Prof.ssa Ing. Sandra Vitolo, Responsabile Scientifico dell’Università di Pisa, Dipartimento di Ingegneria Civile ed Industriale nel quale si legge “Lo stato dell’arte indica la necessità di procedere con ulteriori e specifici studi finalizzati ad una più approfondita comprensione delle relazioni tra le proprietà degli hydrochar e le interazioni con il suolo a lungo termine”.In ultimo, ma non per questo cosa meno importante, allo stato attuale non risulta nessuna direttiva europea o decreto ministeriale –ha concluso – che qualifichi l’hydrochar (materiale di risulta del processo impiegato in tale impianto)come un “prodotto” anziché un “rifiuto”.