Sarteano: Giorno della Memoria ;una straordinaria Livia Castellana dal palco del Teatro degli Arrischianti si è esibita in un monologo ispirato a “Se questo è un uomo” di Primo Levi . La performance verrà ripetuta il 31 gennaio al Teatro Mascagni di Chiusi
Di Francesca Andruzzi
Il monologo è forse il genere teatrale più complicato e ogni attore deve, prima o poi, in esso e con esso cimentarsi, se vuole essere veramente definito tale. Non solo perché è un meraviglioso esercizio di memoria, ma perché esprime quella solitudine nella quale tutti siamo calati. Nessuno a donare uno sguardo per incitare, correggere, sopperire. Nessun lavoro di squadra. Memoria e coraggio, ecco cosa richiede un monologo. E memoria e coraggio, ieri pomeriggio, perfettamente riconoscibili nella performance di Livia Castellana, che si è esibita sul palco del Teatro degli Arrischianti a Sarteano( strapieno in ogni ordine e grado), in un monologo ispirato da “Se questo è un uomo”, di Primo Levi. L’attrice romana, sarteanese di adozione, proprio nell’Accademia degli Arrischianti (che ha prodotto lo spettacolo) molti anni fa, ha mosso i primi passi, per poi scegliere di trasformare una passione in lavoro, quello di artista, di attrice professionista. Cinquanta minuti nei quali il pubblico presente ha ripercorso le giornate, che definire difficili appare semplicemente eufemistico, del prigioniero Levi e di tutti i suoi sfortunati compagni all’interno del lager che pochi ha restituito ancora in vita. Una sintesi che ha attraversato l’anima, trafiggendola; una sintesi cruda e delicata, binomio apparentemente impossibile, ma venuto ad esistenza sul palco, grazie alla bravura della Castellana, che ha fuso la propria voce di donna a quella di uomo di Primo Levi, quasi a voler significare che anche i generi scompaiono dinanzi alla crudeltà di chi decide di mortificare ogni individuo, fino a renderlo incapace di sentirsi padrone del proprio corpo. Eppure, come accade nel teatro della vita, questa fusione di generi, prodotta dal male, diviene, grazie a quel mistero della natura chiamato vita, un valore aggiunto, fino a rappresentare l’unione fisica e morale di chi patì all’inverosimile in nome dell’odio, ma non solo. Esistono i rei ed esistono i complici, rei anch’essi, perché non impedire il male equivale a cagionarlo. Levi si sentiva fuori dal mondo, nonostante il lager fosse nel mondo, perché il mondo era indifferente, complice, reo. L’indifferenza, come ha affermato un’altra martire, Liliana Segre, ha permesso che accadesse ciò che realmente accadde. Perché nessuno considerò che l’odio poteva essere fermato anche con l’attenzione, con la ribellione.E l’attenzione che ieri il pubblico ha riservato alla bravissima Livia Castellana può essere già un sintomo, un segnale, una bandiera che garrisce al vento di quelle parole forti pronunciate, con maestria di attrice e cuore di donna, da Livia Castellana, contro ogni forma di sopruso. Da sola, sul palco illuminato dalla sapiente tecnica di Fabrizio Nenci, Livia Castellana ha ricordato, a una parte di mondo, rappresentato dal folto pubblico presente, che memoria e coraggio sono gli ingredienti necessari per essere una brava attrice, sono gli ingredienti essenziali per combattere i molti altri lager che ancora oggi, un’altra parte di mondo, continua ad allestire per far tacere le voci della coscienza. Ma le voci della coscienza continuano e continueranno a parlare, a gridare, contro tutto e contro tutti, per tutto e per tutti. E finché esisterà il Teatro, esisterà la memoria, esisterà il coraggio.Questa mattina, lo spettacolo ha conosciuto una replica per gli alunni delle scuole medie di Sarteano, per i giovani, dunque, che del mondo sono la speranza. Poi, venerdì 31 gennaio 2020, alle ore 21,15, Livia Castellana si esibirà sul palco del glorioso Teatro Mascagni di Chiusi (il cui Direttore artistico, Gianni Poliziani, ha contribuito alla rinascita, con grande successo) proprio nella giornata in cui si celebrerà una tra le figure più importanti per l’educazione e la crescita della gioventù, San Giovanni Bosco. Una gioventù alla quale abbiamo lasciato una pesante eredità; ma se è vero, come è vero, che “dal letame nascono i fior”, grazie alla cura che i giovani sapranno dedicare alla Memoria, c’è ancora speranza.