Sarteano: tutto il paese, in un silenzio irreale, ai funerali dell’assessora Donatella Patanè. La Chiesa non è riuscita a ospitare le centinata di persone arrivate da tutto il territorio. La Messa è stata seguita da fuori da tantissime persone .Il sindaco Landi a stento, tra  singhiozzi e lacrime, è riuscito a leggere fino alla fine il suo discorso

Di Leonardo Mattioli

Si sapeva che i 250 posti a sedere della Chiesa di San Francesco di Sarteano non sarebbero bastati a ospitare tutti coloro che oggi sono voluti andare a dare il loro ultimo saluto a Donatella Patanè, l’assessora morta improvvidamente l’altra mattina a soli 57 anni.  E infatti decine e decine di persone, a cominciare dai “suoi” bambini vestiti con la casacca di “Piedibus” (invenzione proprio della Patanè per portare i bambini a scuola a piedi), si sono seduti sui larghi gradini della Chiesa e hanno sostato  fuori per seguire prima la messa del parroco Don Fabrizio e poi il funerale fino al cimitero. Dentro la Chiesa di San Francesco, come fuori, il silenzio è stato totale, irreale, quasi fosse un elemento solido che si potesse toccare con mano. In prima fila la famiglia con le sue amiche più care e poi il sindaco Francesco Landi e tutta la giunta. A lato ,oltre il  Gonfalone del comune listato a lutto , i presidenti del Comitato genitori, suoi grandi supporter, della Banda musicale, della Giostra del Saracino, dei tamburini  e i cinque capitani delle contrade. Oltre al sindaco e a tutta la giunta anche tutti i consiglieri di maggioranza e Danilo Mariani per le opposizioni. Presenti anche il Presidente dell’Unione dei comuni della Valdichiana senese e i 9 sindaci o assessori degli altri comuni della Valdichiana. Dopo Don Fabrizio e dopo le colleghe e il presidente del Comitato genitori, il sindaco Landi, ha ricordato, tra molti singhiozzi e qualche lacrima( poi ha confessato che a un certo punto ha temuto di non farcela a finire di leggere il discorso che aveva preparato) la figura di Donatella Patanè. “Donatella – ha ricordato – è una persona che ha cambiato le cose.  Le cose non c’erano e, dopo di lei, ci sono state.  Le cose non andavano bene e, dopo di lei, hanno preso il verso.  In maniera discreta ma determinata. Col suo modo di fare che tutti conosciamo. Pacata ma testarda (infinitamente) è arrivata, nei contesti, in punta di piedi ma portando – e mai rinunciando – ad affermare la sua prospettiva delle cose. Lo ha fatto in Parrocchia, nel Comitato Genitori,  nella Banda, in Comune e nei tavoli della Valdichiana, delegata come assessore: la Conferenza zonale dell’istruzione, la Conferenza delle elette, la Società della Salute.La sua prospettiva – ha aggiunto -Landi -era una e unica: quella dei più piccoli. Dei bambini. Dei giovani.  Aveva una dote innata nel vedere il mondo dal loro punto di vista.  La Doni ha tenuto per mano tutti i bambini e i ragazzi di Sarteano.  Ha lottato per loro. Ai tavoli, strappando con le unghie risorse e ponendo problemi da risolvere. Lo ha fatto a scuola, per telefono, fra la gente, per strada. Con un sorriso o una pacca sulle spalle per ognuno di loro o dei loro genitori ma anche redarguendoli quando ce n’è stato bisogno.  Solo una cosa Sarteano le deve: che mai dovrà mancare e mai mancherà Donatella ai tavoli: della Giunta, della Conferenza delle elette e della Conferenza zonale dell’istruzione, della Società della salute, delle assemblee a scuola e del Comitato genitori.La sua voce e la sua presenza; il suo sguardo sempre dalla prospettiva dei bambini, dei più giovani mai dovrà mancare. Ce lo dovremo chiedere tutti noi su ogni argomento che affronteremo: “che avrebbe detto qui Donatella? Stiamo valutando la decisione anche dal punto di vista dei più giovani?”. Questo vorrebbe da noi.  E questo sarà.  Ognuno di noi porta un ricordo legato a lei. Tanti. A noi, tutta la Giunta, ma tutta Sarteano ha legato indissolubilmente il Covid.  Sono le difficoltà che legano. E lei lo sapeva fin troppo bene.La nostra è stata la difficoltà estrema – ha continuato – di gestire una comunità alle prese con la crisi sanitaria ed economica più grande dal secondo dopo guerra ad oggi. Era un bollettino di guerra quello che abbiamo condiviso ogni giorno da marzo a maggio io, lei e Francesca, la direttrice della nostra casa di riposo. Lei era lì. E non ha mollato mai un secondo, mai di un millimetro. E ci siamo aiutati a vicenda per non andare giù. Perché non potevamo permettercelo.  Perché non ci era concesso. E per questo devo e dobbiamo tutti dirle grazie. E poi, l’ultimo sorriso bello che ricordo di lei.È ai giardini mentre impilavamo le sedie al termine dell’ultima riunione fatta con la preside e i genitori e i capotreno del suo piedibus pochi giorni fa, prima di questo assurdo rientro a scuola.Avevamo curato tutto al millimetro. I genitori avevano seguito e apprezzato lo sforzo, la preside era soddisfatta. Lei era felice.Ci teneva da matti che tutto andasse bene e, al termine dell’assemblea, aveva finalmente scaricato la tensione.Era orgogliosa di se, di me, dei genitori e di Sarteano perché sapeva che aveva fatto bene il suo lavoro e che aveva fatto il meglio per i suoi ragazzi.Glielo si leggeva addosso e quel suo sorriso di serenità era carburante prezioso anche per me e per chiunque le stesse intorno.Ma il suo sorriso diventava ancora più luminoso quando parlava di Giovanni e di Vittoria a cui va l’abbraccio, insieme a Vincenzo, di tutta Sarteano.Era una luce speciale quella che appariva nei suoi occhi e nel suo sorriso ogni volta che vi nominava. Una luce che traspariva anche dai suoi scatti che era una sua grande passione, insieme alla musica che era e rimarrà il legante più forte della vostra famiglia.Siete grandi adesso. Grazie a lei. E siete forti. Come lei.Ma non risparmiate mai una richiesta di aiuto.Perché lo riceverete da tutta Sarteano con lo stesso cuore con il quale lei ha dato tutto.Sei qui Doni. Perché hai seminato.E Sarteano ti promette  -ha concluso Landi – che non disperderà neanche un seme e che continuerà a raccogliere i tuoi frutti e che continuerà a seminare come avresti fatto tu”.