Siena: Bruno Valentini (Pd),  “a caval donato non si guarda in bocca. Questa sembra essere l’ossessione della attuale Amministrazione rispetto alla donazione di una collezione privata di arte contemporanea, che dovrà essere esposta al Santa Maria della Scala”.

Dal consigliere  comunale del Pd di Siena Bruno Valentini riceviamo e pubblichiamo

“A caval donato non si guarda in bocca. Questa sembra essere l’ossessione della attuale Amministrazione rispetto alla donazione di una collezione privata di arte contemporanea, che dovrà essere esposta al Santa Maria della Scala. Una resa senza condizioni alle richieste dei donatori. Una trattativa che ho iniziato io insieme al direttore Pitteri circa tre anni fa, grazie alla mediazione di Opera-Civita che suggerì ai donatori la destinazione-Siena dopo che erano andate a vuoto negoziati con altre città è musei, che avevano rifiutato per l’impatto che questa collezione avrebbe avuto sull’organizzazione della loro offerta Museale. Dalla proposta iniziale mancano, per motivi che non conosco, alcune opere interessanti fra cui soprattutto sculture. A mio parere la donazione è una opportunità’ da non perdere, che però necessiterebbe di trasparenza sui costi (che manca) e soprattutto di una visione strategica sul Santa Maria della Scala che nella visione di questa Giunta pare più un “magazzino” da riempire invece che un progetto che parla all’Italia ed al mondo. Anche in funzione turistica, se il Santa Maria della Scala e l’offerta culturale cittadina non si differenziano dal reato d’Italia e della Toscana non diventeranno attrattivi come invece sarebbe possibile. Non basta esporre una rassegna di opere per diventare interessanti. Ci sarebbe bisogno anche di capire quale sarà l’impatto sugli spazi del Santa Maria della Scala, che potrebbero con questa operazione rischiare di essere compromessi rispetto a possibili sviluppi, come il trasferimento di altre opere dalla Pinacoteca Nazionale. Riassumendo, 15 mesi fa le opere non erano queste e ed i locali individuati non erano questi. Come ho rivelato nel dibattito in Consiglio, c’è stata anche una trattativa con l’Opera del Duomo, che sta stretta negli attuali locali, per una eventuale ricollocazione al Santa Maria della Scala persino della Maestà di Duccio. Progetto che andrebbe ovviamente discusso approfonditamente e preventivamente, alla luce di scelte storiografiche, artistiche e culturali ma che fa capire il rischio di “chiudersi in casa” con l’esposizione delle centinaia di opere donate (alcune di valore, altre meno)”.