Siena: caccia; Enal Caccia, “le delibere degli ATC senesi non accontentano nessuno.  Sarebbe stato giusto confrontarsi con le squadre di caccia al cinghiale e con i responsabili delle Unità di Gestione degli ungulati”

Da Enal Caccia riceviamo e pubblichiamo

“Con grande soddisfazione scriviamo queste righe per condividere con tutti, addetti ai lavori e no, il grande traguardo che abbiamo raggiunto in Provincia di Siena . Finalmente abbiamo sconfitto la piaga, il flagello dei campi coltivati, il terrore degli automobilisti e dei motociclisti, il diavolo nero che ogni cittadino temeva quando decideva di mettere a dimora qualsivoglia vegetale dalle tenere conformazioni. Ce l’abbiamo fatta, il cinghiale a Siena non è più un problema. Questo è quello che si intende leggendo le delibere approvate dai comitati di Gestione dei due Atc Senesi ( N° 22 del 04/06/2020 e N° 49 del 21/07/2020 ) che recitano testualmente: “Di consentire il prelievo selettivo della specie cinghiale nelle aree non vocate, nel periodo 01/08/2020- 31/05/2021, dai punti di sparo (altane) posti nella porzione di territorio, compreso tra il confine della zona vocata al cinghiale, come stabilita e cartografata nella delibera di Consiglio Regionale n. 77 del 01/08/2018, ed una distanza lineare pari a 300 (trecento) metri, ai soli selecontrollori iscritti alle squadre di caccia al cinghiale in braccata operanti nel distretto confinante con la medesima fascia di area non vocata.” La Regione Toscana ,in effetti, con propria delibera, stabilisce che “Gli ATC possono riservare il prelievo selettivo sulla specie ai cacciatori di selezione iscritti alle squadre di caccia al cinghiale nelle aree non vocate sino a 400 metri dal confine delle aree vocate.” e i nostri ATC sarebbero stati assolutamente legittimati a scegliere se applicare o meno questa indicazione, tra l’altro resa ancor più restrittiva con l’aggiunta della parola “confinante”. Per coloro che non conoscono i significati dei termini venatori, proviamo a spiegare in maniera molto semplice: il territorio della provincia di Siena, più in generale quello dell’intera Regione Toscana, è suddiviso in due zone, quella VOCATA al cinghiale ( in gergo detta zona nera ) dove il cinghiale è tollerato e la cui gestione venatoria è assegnata alle squadre di caccia in braccata ( con cani e molti cacciatori ) e quella NON VOCATA al cinghiale ( in gergo detta zona bianca ) in cui la presenza del cinghiale non è tollerata e nella quale possono coesistere altre forme di caccia tra le quali la caccia di selezione e la girata a singolo o con numero ridotto di cacciatori. Quest’ultima zona ( NON VOCATA ) nasce dall’esigenza di tutelare le coltivazioni agricole e di limitare, laddove possibile, il numero di rimborsi che le amministrazioni devono sostenere a favore degli agricoltori danneggiati dalla fauna selvatica. Pertanto, a seguito di quanto stabilito dagli ATC Senesi, in queste zone, che qualcuno ha rinominato “cuscinetto”, seppur classificate come NON VOCATE il cinghiale è da considerarsi alla stregua di un animale protetto. Tale decisione oltre ad indicare una chiara e decisa presa di posizione nei confronti di una tipologia di caccia, obbligando, di fatto, in maniera discriminatoria un cacciatore di selezione – abilitato ed in regola con i regolamenti regionali – ad iscriversi ad una squadra di caccia in braccata, non accontenta nessuno. Non accontenta gli appassionati della caccia di selezione, i quali si sono visti strappare una notevole porzione di territorio, tra l’altro le delibere arrivano dopo il periodo nel quale i selecontrollori stessi avrebbero potuto spostare il loro appostamento. Non accontenta le squadre della caccia in braccata, perché gli ATC saranno costretti probabilmente ad aumentare le quote a carico delle squadre o, peggio ancora, a bussare cassa quando si accorgeranno che in quei maledetti 300 metri cominceranno ad arrivare i danni che certamente i cinghiali produrranno alle coltivazioni agricole. Non accontenta gli agricoltori, sempre sul piede di guerra nei confronti delle amministrazioni, visti gli scarsi rimborsi che vengono loro elargiti a volte nemmeno a copertura del danno subito. Non accontenta le GGVV che si occupano degli interventi di contenimento , poiché inevitabilmente aumenteranno le richieste di ART37 in quelle zone laddove magari si poteva intervenire in altre forme. Porre dapprima un vincolo ( caccia vietata a 300 mt dalla zone nere ) per poi vanificarlo con la stessa delibera ( se si è iscritti ad una squadra il divieto decade) quale senso ha? I cinghiali in questa fascia, tra l’altro di norma la più critica, possono continuare indisturbati a distruggere i raccolti ? I danni che essi causeranno , saranno pagati con i soldi di tutti i cacciatori iscritti ai due ATC? Eventuali infrazioni commesse dai cacciatori di selezione, attraverso quale regolamento saranno sanzionate? In questo contesto di malcontento generale e di estrema confusione sarebbe stato più opportuno formulare delle limitazioni temporali, magari nel periodo Novembre/Gennaio e non vincolando l’esercizio di una forma di caccia alla partecipazione di un’altra. Sarebbe stato giusto confrontarsi con le squadre di caccia al cinghiale e con i responsabili delle Unità di Gestione degli Ungulati, magari trovando soluzioni che avrebbero reso i rapporti tra i due mondi, più stabili. Chiudiamo con una riflessione, rivolta agli amici agricoltori e alle loro rappresentanze in seno agli ATC, con quale coraggio d’ora in avanti vi presenterete di fronte ai vostri tesserati chiedendo loro di bloccare i caselli autostradali o affermando che non vi sono più i soldi per rimborsare quello che i nostri irsuti amici hanno distrutto ?”