Siena: festival della Salute; Rino Rappuoli , “tradizione e lavoro di squadra ci hanno portato in alto” 

E’ stata una grande giornata per il professor Rino Rappuoli, il così detto padre dei vaccini. L’attribuzione del Pegaso d’Oro nella mattinata a Firenze e il pomeriggio passato all’inaugurazione del Festival della Salute  a Siena con il rettore dell’Università senese che ha ufficializzato la proposta di una cattedra di insegnamento.In linea con il proposito divulgativo del Festival della Salute 2020  Rappuoli ha soprattutto spiegato cosa sta facendo e per quale ragione è diventato nuovamente personaggio di grossa fama nazionale e internazionale, riconoscendo a collaboratori e indotto grandi meriti per i propri successi.Il lavoro sugli anticorpi monoclonali è iniziato a gennaio di quest’anno con l’allestimento di un laboratorio presso la Toscana Life Sciences. Un gruppo di giovani, studenti e neolaureati, è stato riunito per la prima volta. “Avrei voluto portarli tutti con me – ha detto Rappuoli nel corso della tavola rotonda su “Il Vaccino per tornare alla normalità” –; oltre che bravi sono anche molto simpatici. Erano lì con il proposito scientifico di combattere un’altra pandemia, come io definisco la resistenza agli antibiotici. Quando a febbraio è apparso chiaro con cosa ci stavamo confrontando, abbiamo sentito il dovere morale di fermarci per combattere il covid 19”.  E’ iniziata in quel momento la collaborazione con lo Spallanzani di Roma, unico ad avere in quel momento il sangue infetto, collaborazione poi estesa all’Aos Le Scotte di Siena, con la quale Rappuoli definisce ottimo il rapporto. Tempo un mese erano stati isolati gli anticorpi che si ritenevano più potenti e il frastuono mediatico è iniziato poco dopo.“A quel punto – riprende Rappuoli – era palese che non avessimo sufficienti strumentazioni e finanziamenti per testare gli anticorpi monoclonali. E qui va sottolineata l’importanza delle opportunità di ricerca sanitaria che fanno di Siena, veramente una città di prima grandezza nel mondo nella lotta al covid-19. Ci è bastato bussare alla porta accanto – alla Vismederi – per avere ogni aiuto possibile. A volte le collaborazioni tra pubblico e privato sono difficili, ma quando queste si realizzano la ricerca può andare velocissima condividendo conoscenze e tecnologie. Tutto insieme si può fare davvero tanto”.  Ma a cosa servono questi anticorpi monoclonali e perché non sono alternativi ai vaccini? “Sono molecole di anticorpi – spiega Rappuoli -, presenti nel sangue di tutte le persone. Ne andavano individuati tre fra i più potenti per poi introdurli in una molecola da produrre industrialmente in grande quantità. Questi anticorpi hanno il potere di imbavagliare il virus e possono essere somministrati a un paziente infetto, curandolo o a un paziente sano che quindi contrasterà subito il virus senza ammalarsi. Sono complementari al vaccino, l’uno non cura, gli altri sì, ma la complementarità sta nel fatto che gli anticorpi monoclonali hanno efficacia nell’organismo per soli sei mesi, mentre il vaccino, quando testato, porterà alla produzione autonoma di anticorpi permanentemente”.Rino Rappuoli è poi tornato a parlare del Pegaso d’Oro. “Bello lavorare – ha detto – in una condizione in cui beneficio del lavoro di tutti questi giovani. Il premio lo avrebbero meritato loro e fatemi citare comunque la dottoressa Claudia Sala e il dottor Emanuele Andreano. Sono gli eredi di una vera e propria tradizione senese, nata sulla collina dove ha sede oggi la Gsk e dove un personaggio come Achille Sclavo trasformò la sua villetta per lavorare con Albert Sabin al vaccino contro la Poliomelite. Da allora i risultati che sono seguiti sono stati anche frutto di un insegnamento appreso allora e cioè che i grandi risultati nascono dalla capacità di sinergizzare di un’équipe”.