Siena: Movimento “Per Siena;  turismo, “la guerra dei numeri, nella quale si stanno dilettando l’ex sindaco Valentini e l’attuale assessore al turismo Tirelli, assomiglia un po’ alla guerra dei bottoni, quella del famoso romanzo di Luois Pergaud”

Dal Movimento “PerSiena” che fa capo a Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo

“La guerra dei numeri, nella quale si stanno dilettando l’ex sindaco Valentini e l’attuale assessore al turismo Tirelli, assomiglia un po’ alla guerra dei bottoni, quella del famoso romanzo di Luois Pergaud. Nel libro, due fazioni  si contendono prigionieri di guerra che vengono spogliati di tutti i bottoni, fibbie e lacci che portano addosso, e rimandati a casa tra il dileggio generale coi pantaloni in mano. Metaforicamente, per le due amministrazioni contano quanti bottoni sono riusciti a mettere da parte dopo aver fatto “prigionieri” i turisti. Si contano le teste arrivate sotto l’amministrazione di un sindaco o di un altro, senza comprendere che non c’è niente di più sbagliato, per una città piccola e fragile come Siena, che puntare sui numeri. Farsene un vanto diventa quasi ridicolo. A parte il fatto che sono variabili indipendenti, quelle che regolano i flussi: ad esempio, un grande tour operator che investe in una regione anziché un’altra, la paura di attentati in altri centri d’arte europei, un film, una trasmissione televisiva, un documentario, il servizio di una famosa rivista… Poco o nulla possono le amministrazioni locali, specie se si cimentano in proposte (un concerto, un trenino, un mercatino, raduni di auto, qualche gara) che sembrano fatte apposta per una animazione giornaliera. Manca invece, come usa dire oggi, una “narrazione” che renda per prima cosa consapevoli i senesi del proprio patrimonio, e che poi questa consapevolezza sia condivisa con un viaggiatore “vero”, non chi si sposta per moda o per sentito dire. Se l’offerta è banale, la città diventa un guscio anonimo e si svuota di negozi, di alberghi e ristoranti di livello. Se si usano argomenti e proposte adeguati magari verranno meno persone, ma con una maggiore capacità di spesa, e per un periodo più lungo. Non si ragiona, come si dovrebbe, sulle esperienze autentiche, sulle forme di tutela ma anche interazione degli ospiti con le contrade, su come mettere a reddito il grande patrimonio culturale, far dialogare la città con il territorio, farne una vetrina dei prodotti di eccellenza. Purtroppo (tanto per citare l’ultimo “evento”) ci si limita a radunare trentasette Ferrari in piazza: una inutile esibizione di qualche benestante e, ad essere generosi, poco elegante, superficiale. Mancherebbe la famosa Dmo (Destination management organization) sbandierata da Tirelli, ovvero una regia capace di gestire i flussi, garantendo una presenza sostenibile in una città che scoppia, presa com’è d’assalto dalle gite scolastiche e da quelle di pensionati. Un via del lusso non c’è, mentre una città con istituzioni prestigiose, riconoscimenti internazionali e un patrimonio culturale universale sta diventando un piccolo centro di provincia. Stanno crollando il mito e l’economia di una città famosa nel mondo, e ancora si contano i bottoni…”