Toscana: animali e animalismi; capogruppo regionale FI Marchetti scrive al Presidente Berlusconi, «anche dalla parte del porcellino Dior, mi dissocio da Michela Vittorian Brambilla»

«Una presa di distanze dall’iniziativa a cui ieri l’Onorevole Michela Vittoria Brambilla ha dato vita esibendo in piazza Montecitorio l’incolpevole suino Dior con guinzaglio e pettorina. Non è col folklore che si fa cultura di un corretto rapporto uomo-animale. No ad approcci integralisti, siano essi solo emotivi, oppure improntati su arroccamenti veteroambientalisti come quelli con cui in Toscana Pd e sinistre hanno prodotto danni alle economie rurali non governando la materia faunistica e soffocando l’attività venatoria. Serve equilibrio rispetto ai due versanti e, sempre, serve competenza. Anche nel nome di Dior e della natura etologica di tutti gli animali»: è in sostanza questo ciò che il Capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale della Toscana Maurizio Marchetti chiede con una lettera aperta indirizzata e appena trasmessa al Presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi.Nel rappresentare il suo «forte disagio» suscitato dall’iniziativa dell’onorevole Brambilla «nel nome di un tipo di animalismo che non condivido», scrive Marchetti, la lettera ripercorre i tratti distintivi di Forza Italia con «offerta politica moderna […] calata sulle realtà e sui bisogni del Paese e dei territori». «Abbiamo a cuore natura, paesaggio ed habitat – scrive Marchetti al Presidente Berlusconi – […]. Il benessere dei nostri territori nonché di ogni individuo che li popola, a qualunque specie animale o vegetale esso appartenga, è tra le nostre priorità. Ma c’è modo e modo. Quello praticato ancora ieri dall’Onorevole Brambilla, non ritengo possa essere il modo di Forza Italia. Di certo non è il mio. Amerei sentirTi affermare che non è neppure il Tuo». Marchetti prosegue argomentando le proprie motivazioni in due paragrafi, uno di metodo e l’altro di merito. «Sono dalla parte di Dior», scrive. «Non tutto quel che è addomesticabile deve necessariamente divenire domestico. La cultura del benessere animale non può essere derubricata a folklore mediatico poiché questo, Presidente, nuoce per primo all’animale violato nella sua natura etologica ed esibito quale testimonial di un animalismo gnegnè […] dannoso rispetto alla formazione della pubblica opinione e della coscienza collettiva. A fronte di un principio condivisibile come il contrasto a metodi violenti nelle pratiche di allevamento, si interviene con una spettacolarizzazione che non restituisce dignità all’animale». I suini, esplicita più avanti «etologicamente hanno bisogno di stare in campagna, non di essere portati a guinzaglio a spasso per Roma. Questa è una forma di maltrattamento che non fa sanguinare l’animale, ma lo snatura».Ancora: «L’Italia – recita un passaggio della lettera aperta – non è solo città da bere o, comunque, ambienti urbani e consessi da salotto. […] Non solo emotivo può essere l’approccio nei confronti delle altre specie viventi, esattamente come vale anche il contrario. Forza Italia è vincente laddove guarda con equilibrio e competenza alle materie, rifuggendo dalle tentazioni dei facili ‘ismi’ tra cui quello ambientale». Marchetti passa in rassegna normative e tecnologie dedicate proprio al benessere animale all’interno delle imprese zootecniche. Cita come negativa l’esperienza toscana dove «il Pd e la sinistra» hanno portato avanti «arroccamenti veteroambientalisti» di cui «le economie rurali pagano continuamente lo scotto». Chiede di non procedere per demonizzazioni ed enfatizzazioni «per essere dalla parte di Dior nella sua ‘suinità’, dalla parte dei lupi nella loro maestosa ‘luposità’ predatoria ma contemperando le esigenze di protezione delle greggi nel rispetto della loro ‘lanosa fragilità’ o delle mandrie nella loro ‘muccosità’»L’impostazione vale, secondo Marchetti, anche per gli animali d’affezione: «Sono dalla parte anche degli animali domestici e dei tanti randagi che popolano i canili italiani, ma non dalla parte di chi i cani li infiocchetta o li tempesta di strass: questo non è rispetto per la loro caninità […]. Altrimenti si finisce per favorire l’universo degli staffettisti compulsivi, degli adottatori seriali spesso impreparati, del cane da borsetta… Non tutto può essere costretto entro guinzagli e pettorine. C’è tutto un mondo fuori. La coscienza animale non è per forza animalista oltranzista. Non è folklore assimilabile al circo con animali».