Toscana: consiglio regionale approva la risoluzione che chiude il percorso degli Stati generali della salute . Consiglieri regionali Sostegni e Ceccarelli (Pd): “Nuove sfide per la riorganizzazione delle politiche socio-sanitarie. Centralità del territorio e spazio all’innovazione”
Rafforzare i servizi territoriali, potenziare i presidi ospedalieri, promuovere l’innovazione e valorizzare il personale. Sono questi i cardini della sanità del futuro per il Gruppo del Pd, contenuti all’interno della risoluzione che oggi è stata approvata dal Consiglio regionale e che chiude il percorso partecipativo degli Stati generali della salute. La Toscana è pronta a dare nuovo slancio all’insieme delle politiche socio-sanitarie, con idee e proposte scaturite da decine e decine di incontri e consultazioni, culminato nell’evento di lunedì scorso con il ministro Speranza. Una risoluzione che ha visto un massiccio contributo del gruppo consiliare del Partito Democratico, impegnato in commissione Sanità ai massimi livelli, dal presidente Enrico Sostegni al capogruppo Vincenzo Ceccarelli, agli altri commissari Federica Fratoni, Donatella Spadi e Andrea Vannucci. «Abbiamo deciso di fare questo percorso – ha detto Enrico Sostegni – anche perché c’era la necessità di aprirsi alle nuove sfide della riorganizzazione della salute, di dare un giudizio sull’impianto della riforma sanitaria approvata nel 2015, di restituire centralità alla programmazione. E’ necessario porre attenzione al come e al chi fa le cose, non solo sul che cosa si deve fare. Per questo c’è l’esigenza di costituire una Società della Salute per ogni Zona distretto, per rendere omogenea l’erogazione dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali integrati territoriali e per una maggiore valorizzazione del ruolo dei Comuni. Altre centralità riguardano l’approccio alla sanità di iniziativa, alla promozione di stili di vita salutari, alla gestione della cronicità. C’è poi l’altra sfida, la questione del personale medico e infermieristico: non è opportuno mettere limiti alla spesa. Infine ma non per ultimi, il rapporto con il terzo settore, che non riguarda solo il trasporto sanitario e l’emergenza urgenza, perché si costruisce un sistema che funziona solo se lo si fa con la cittadinanza organizzata e l’integrazione socio-sanitaria, un percorso difficile ma ormai sempre più necessario». La risoluzione approvata parte da un dato: la lezione della pandemia e le indicazioni del Pnrr dicono che la sanità territoriale è quella che maggiormente dovrà essere rafforzata in futuro. Al momento si prevedono una dotazione complessiva di 78 Case di Comunità, 24 Ospedali di Comunità, 37 Centrali Operative Territoriali. «Servizi sul territorio che andranno intrecciati con alcune innovazioni, quali ad esempio quella dell’istituzione dello psicologo di base, un nuovo approccio nel rapporto tra territorio e ospedale, potenziare i presidi ospedalieri a cominciare dai piccoli ospedali, il grande tema della digitalizzazione. – ha detto Vincenzo Ceccarelli – In estrema sintesi: noi abbiamo proposto di investire sulla prevenzione, sul rafforzamento dell’organizzazione della sanità territoriale, potenziando e allargandone i servizi, promuovere l’innovazione, la ricerca e la modernizzazione del sistema, valorizzare il personale sanitario attraverso la formazione e rafforzare i servizi per la non autosufficienza. Infine, ma non per ultimo, un’attenzione particolare alle liste d’attesa, problema che bisogna aggredire per tornare ai livelli pre-Covid». Con queste indirizzi la risoluzione prova ad offrire un quadro completo di scelte e anche a tenere dei punti fermi, alcune certezze per il sistema. Come ad esempio sulla governance, confermando la struttura delle 3 Asl, ma senza nascondere alcune criticità, come quella relativa ai rapporti tra aziende territoriali e aziende universitarie e proponendo una specifica struttura in assessorato che si occupi del raccordo. Per quanto riguarda la sanità territoriale, il documento conferma la bontà del modello delle Case di comunità ma allo stesso tempo si ritiene che ci sia bisogno di rafforzare la governance territoriale anche attraverso lo strumento della Società della Salute, che dovrà essere una per ogni Zona distretto. Ed è il quello il luogo dove si discuteranno le politiche territoriali socio-sanitarie. Altro punto centrale, nella risoluzione approvata è quello dell’innovazione digitale, come pure le politiche socio-sanitarie, dove si individuano due capisaldi che puntano alla personalizzazione degli interventi e alla pluralità dei servizi. Per le Rsa, l’obiettivo è quello di riuscire a mantenere un livello dell’offerta che porti a realizzare non un solo tipo ma una pluralità di servizi sui territori e che questi rispettino i requisiti di eccellenza che la Toscana ha fissato. Grande attenzione anche sulla carenza del personale medico ed infermieristico, cosa particolarmente avvertita nelle aree interne e disagiate, come pure al tema dell’emergenza-urgenza, con l’esigenza di uniformare il servizio, con l’obiettivo di garantire una risposta appropriata, tempestiva e omogenea su tutto il territorio regionale. «Ci sono, insomma – conclude Sostegni – le condizioni, dopo lo “stress” al quale è stato sottoposto il sistema dalla pandemia, di ripartire per una nuova stagione con rinnovato vigore. Mettere in risalto i temi della sanità territoriale, dove l’integrazione dei servizi socio-sanitari deve essere centrale. E qui anche il Terzo settore è chiamato ad assumere un ruolo da protagonista».