Toscana  : elezioni regionali; Nicola Sisi (candidato per Toscana Civica),” ripensare le RSA toscane per tutelare meglio gli anziani”

Da Nicola Sisi candidato alle prossime regionali per la lista “Toscana civica” riceviamo e pubblichiamo

“Tra i punti programmatici che intendo affrontare ritengo che sia di fondamentale importanza il tema della assistenza e della tutela degli anziani. Per questo vorrei portare alla luce i problemi del settore delle RSA (Residenze Sanitarie Assistite) che il Servizio sanitario regionale autorizza, accredita e finanzia. Di primo piano è anche la situazione delle RSA alla luce dell’emergenza da Covid-19 che ha coinvolto alcune strutture del nostro territorio, come quella di Sarteano in Provincia di Siena . Come è noto in Toscana la gestione sanitaria ed assistenziale delle RSA è da molti anni affidata a cooperative sociali (riconducibili principalmente all’area politica della attuale classe di governo regionale) tramite bandi di concorso indetti dalla ASL. Gli accessi in RSA sono attualmente gestiti dalla ASL e dal Servizio sociale mentre la retta degli ospiti si compone di due elementi: la quota sanitaria a carico della Regione e la quota sociale a carico in parte del Comune e in parte dell’assistito in base al reddito. Apparentemente “virtuoso” da tempo tuttavia questo sistema soffre di numerose crepe e criticità  tra cui le principali sono: l’affidamento degli appalti a ribasso, criteri di gestione aziendale che puntano alla parità del bilancio rispetto alla qualità dell’assistenza, la carenza di personale, l’insufficienza della offerta rispetto alla domanda di posti letto, l’utilizzo improprio legato al ricovero di soggetti che dovrebbero invece essere ricoverati in strutture specifiche per la particolare patologia come Alzheimer e altre patologie psichiatriche . A ciò si aggiunge che fino ad oggi il SSN non ha riconosciuto le RSA come parte integrante del sistema sanitario ma nel caso della recente emergenza legata al Covid-19, lo stesso SSN per il tramite del Governo regionale, ha usato le RSA quasi come “ospedali” per liberare posti per i pazienti Covid o per smaltire la quarantena. Come è accaduto in alcune strutture dell’Aretino e nella struttura di Sarteano in Provincia di Siena. Detto utilizzo improprio delle RSA ha pertanto contribuito ad aumentare i focolai di infezione, complice anche la mancanza di adeguati percorsi Covid per la gestione delle emergenze . In conseguenza di tutto ciò gli anziani ricoverati nelle RSA si trovano attualmente in una situazione di emarginazione ancor più grave rispetto a prima: di fatto la “convivenza” forzata con pazienti Covid nel periodo di emergenza ha determinato non solo gravi ostacoli all’accesso dei familiari degli anziani ma soprattutto l’imposizione di obblighi a carico degli stessi, quali quarantene forzate in caso di visite programmate o ricoveri in urgenza con successivo rientro in RSA, peggioramento delle patologie pre-esistenti, stati di depressione dovuti all’isolamento forzato, la sofferenza dei parenti che non possono effettuare le visite consuete . “Sul piano della proposta sarebbe auspicabile cominciare a pensare ad un nuovo modello di affidamento e di gestione delle RSA: in primo luogo attraverso il superamento di questo “oligopolio” delle cooperative con l’ingresso di nuovi attori gestionali anche più competenti . Inoltre dobbiamo procedere al potenziamento della assistenza territoriale per poter garantire ai nostri anziani di rimanere nel proprio territorio senza essere sradicati e ricoverati in strutture lontane. Si potrebbe pensare anche ad un sistema integrato RSA/territorio che preveda una sinergia tra struttura sanitaria e operatori economici/ sociali (es. mondo del Volontariato) presenti sul territorio. Ciò potrebbe portare a diminuire i costi della RSA senza andare a detrimento della persona e senza provocare fenomeni di “ghettizzazione””.