Toscana : elezioni regionali; sempre più evidente la subalternità di Siena rispetto al territorio. E’ il dato che emerge dalle dinamiche dei diversi partiti per le candidature nel collegio senese

Di Fabrizio Camastra

Le regionali 2020 probabilmente certificheranno la subalternità di Siena rispetto al territorio. Con una “Sienacentricità” che alla fine avrà avuto quale prodotto il vulnus della politica cittadina, che rimane “arrovellata su stessa” e non va oltre. E’ il quadro che sta emergendo nel leggere le dinamiche delle candidature nel collegio senese per i diversi schieramenti politici. Fatta eccezione di Lorenzo Rosso per Fratelli d’Italia, la città di Siena non esprime nomi che si possano dire di primissimo piano politico. Per quanto riguarda il centrosinistra tale aspetto può trovare giustificazione in una sorta di crisi di identità dovuta al fatto di sedere nei banchi delle opposizioni dopo decenni di ininterrotto governo della città. In funzione del governo cittadino strappato al centrosinistra ci sarebbe infatti da aspettarsi qualcosa in più dalla Lega, che però sembra indirizzata a voler puntare tutto sul probabile capolista Riccardo Galligani, che però è della Val d’Elsa, con buona pace del senese Massimo Bianchini, campione di voti leghista alle passate comunali.  La scelta di spianare la strada a Galligani probabilmente è dettata dalla necessità del Carroccio di puntare forte su un “uomo di partito”. E tra le mura cittadine la Lega non ha una struttura forte, tanto che Anita Francesconi di Forza Italia afferma apertamente che per quanto riguarda il flusso dei voti del centrodestra “in città non temo la Lega”. Forza Italia alle regionali rispolvera la tradizione e punta sui consiglieri comunali, Massimo Castellani e Maria Concetta Raponi a voler dimostrare il radicamento cittadino degli azzurri. Nel campo del centrosinistra i fervori maggiori si hanno dai territori. Italia Viva avrà Stefano Scaramelli (che è di Chiusi) capolista e sarà impossibile che la città possa trovare un candidato renziano più forte di lui.  Simone Bezzini del Pd, per quanto abbia lungamente frequentato la segreteria cittadina del suo partito, è espressione territoriale, vuoi perché è stato presidente dell’ultima Provincia eletta a suffragio universale, vuoi perché negli ultimi cinque anni da consigliere regionale ha dato l’impressione di stare più vicino alle istanze provenienti dai territori che alle beghe cittadine dove tra l’altro si districa bene l’ex sindaco Bruno Valentini, che però al momento non sembrerebbe rientrare nella rosa dei candidati del Partito democratico. Tra i candidati nelle fila del Pd troviamo Elena Rosignoli di Torrita di Siena, forte espressione territoriale e di base della Val di Chiana che incontra molti favori anche in Val d’Orcia. Delle sei candidature disponibili al Partito democratico per ora ne circolano quattro. Ne mancano due: i nomi più gettonati sono quello del sindaco di Chiusi Juri Bettollini e di Monteroni  Gabriele Berni, già assessore provinciale nella giunta Bezzini. Venerdì la segreteria regionale ,guidata da Simona  Bonafè, dovrebbe sciogliere il nodo, ma anche il fatto che toccherà alla sede di Firenze e non di Siena, di dirimere la questione candidature, è un segno del ruolo politicamente non centrale che occupa in questo momento la città del Palio a livello di Pd. Infine i Cinquestelle che non hanno ancora pienamente superato le lacerazioni dovute alla mancata candidatura a sindaco di Luca Furiozzi,  alle ultime comunali.