Toscana: Tar boccia delibera regionale sugli ordini dei farmaci; capogruppo regionale F.I.  Marchetti ,«forzature della giunta vengono a galla, ora tutto da rifare.Vogliamo sapere se esistano delle black list di farmaci e perché»

«Sui farmaci il Tar toscano boccia le forzature che la giunta regionale tenta di imporre e fa cadere i divieto di utilizzare prodotti biologici diversi da quelli aggiudicati secondo quanto era invece contenuto nella delibera 194 del 26 febbraio 2018 avente oggetto Percorso gestione ordini di farmaci e relativo allegato. Per il tribunale amministrativo, interessato dalla questione per via di un ricorso presentato da Roche spa, quella delibera è da annullare e le argomentazioni del ricorrente da accogliere. La sentenza è di ieri, e proprio nelle stesse ore io ho depositato un question time esattamente su questo e per sapere se in Toscana esistano delle black list di farmaci, semmai per quali medicamenti e per quale motivo»: a dare la notizia della sentenza è il Capogruppo di Forza Italia Consiglio regionale Maurizio Marchetti. Il pronunciamento, pubblicato appunto ieri con numero 00400/2019, arriva dalla seconda sezione del Tar a seguito del ricorso numero di registro generale 697 del 2018 avanzato, si diceva, da Roche Spa contro la Regione Toscana. Ancora una volta l’oggetto del contenzioso sono farmaci biologici e l’orientamento delle scelte prescrittive. I giudici accolgono il rilievo di Roche secondo cui «le direttive emanate dalla Regione Toscana, nella parte in cui impongono l’utilizzo esclusivo dei farmaci aggiudicati, stabilendo che non possano essere richiesti ed utilizzati prodotti diversi da quelli aggiudicati se non previa specifica richiesta e successiva autorizzazione […] sono manifestamente illegittime in quanto elaborate in palese contrasto con quanto previsto dalla normativa nazionale vigente» e che non consente «la sostituibilità automatica tra farmaco biologico di riferimento e un suo biosimilare né tra biosimilari», lasciando la scelta prescrittiva al medico.«L’atto impugnato però – spiega Marchetti – procede in direzione differente. E’ una forzatura di quelle a cui poi di solito fanno seguito comunicati di giubilo da parte della giunta per il risparmio ottenuto. Eppure, ricorda la sentenza, “la biosimilarità non è mai piena sovrapponibilità”. Fatto sta che, mentre in nome del contenimento dei costi si cerca di imbrigliare l’imbrigliabile, ovvero la somministrazione della terapia ritenuta migliore dal medico, la spesa farmaceutica ospedaliera nell’ultimo anno è comunque aumentata di 14,7 milioni di euro, mentre cala del 4% la spesa farmaceutica territoriale. Non c’è congruenza nell’andamento del settore. Qui si cerca di tirare leve improprie, e a dirlo ora non siamo solo noi ma anche la magistratura. E io questo caso lo porto in aula».