Val d’Orcia: tre imprese coinvolte in fatture false e gonfiate. Indagine della Guardia di Finanza. Sequestrati beni per un milione di euro

di Massimo Cherubini (da La Nazione del 28 febbraio)

Fatture false e gonfiate. Contributi pubblici non finalizzati alle richieste. Tre imprese della Val d’Orcia risultano coinvolte, a vario titolo, in una truffa che, per il momento, ha portato al sigillo su somme di denaro e immobili rurali di pregio per un valore stimato intorno ad un milione di euro. Una indagine complessa, “trasversale”, condotta dagli uomini della Guardia di Finanza. Trasversale perché da un accertamento di routine, operato degli uomini del distaccamento di Chiusi, i finanziari hanno svolto, coordinati dalla procura della Repubblica, il ruolo di investigatori. Una indagine complessa, con molti riscontri incrociati che , pian piano, hanno disegnato un quadro che ha messo a nudo un sistema che, a quanto pare, era ben radicato. Come detto fatture false o gonfiate sarebbero state il filo conduttore della grossa truffa. Ad insospettire gli uomini delle Fiamme Gialle il contributo di 200mila euro senza le indispensabili documentazioni atte a giustificare, da un punto di vista meramente documentale l’indebita percezione del contributo. Dal sospetto all’acquisizione delle prove. Sono scattate le “analisi bancarie” che hanno consentito di rilevare il losco giro. Le somme di denaro inerenti il pagamento delle false fatture veniva fatto transitare su conti correnti intestati a persone terzi per poi tornare nella disponibilità del conto di chi ha ideato la truffa.“L’Autorità Giudiziaria inquirente, condividendo appieno l’esito delle indagini dei militari operanti, ha ravvisato -si legge nella nota del comando provinciale della Guardia di Finanza- la sussistenza del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed ha disposto l’esecuzione del provvedimento di sequestro preventivo, ai fini di confisca, delle somme di denaro indebitamente incamerate a titolo di contributo, nonché dei beni rientranti nella disponibilità dell’azienda agricola, oltre ai beni riconducibili al suo amministratore, sino a concorrenza della somma di denaro costituente profitto o prezzo del reato”.Non solo lotta all ‘evasione ma anche lotta ai “furbi” che con i contributi pubblici intendono non realizzare interventi di pubblico interesse ma solo, o essenzialmente, arricchirsi. E qui si inserisce l’importante ruolo di chi, come in questo caso la Guardia di Finanza, persegue, attraverso il ricorso all’aggressione patrimoniale mediante le proposte di sequestro e la successiva confisca, chi con non utilizza, come si deve e per le finalità richieste, il denaro pubblico.