Il personaggio del mese di giugno 2020: il progetto ‘Do’ si va’ di Francesco Pipparelli, Alessio Rossi e Virginia Scaramelli . Una piccola taske force su base volontaria, per progettare una ripresa che scalda i cuori, soprattutto di coloro i quali ancora sperano, a ragione, nell’impegno delle nuove generazioni. I tre ragazzi sono convinti che i social media siano il più grande mezzo comunicativo per dare visibilità alla Toscana; uno strumento essenziale per far valere l’aspetto meritocratico di progetti come il loro

Di Francesca Andruzzi

 Tre ragazzi toscani, Francesco Pipparelli, Alessio Rossi e Virginia Scaramelli, giovanissimi, decidono, in questa emergenza Covid, di dare visibilità alla loro bella Terra, con un progetto il cui nome è tutto un programma: “Do’ si va”.Intendono mettere a disposizione delle realtà socio-economiche della regione la loro conoscenza e la loro voglia di ricostruzione. Non vogliamo aggiungere troppe parole a ciò che hanno raccontato in questa intervista, se non evidenziare che questi giovani talentuosi potranno essere contattati da coloro i quali, in Toscana, volessero dare visibilità alla propria impresa, per dare impulso ad una ripresa economica che, mai come in questo periodo, si può definire sofferente. Francesco, Alessio e Virginia costituiscono una piccola taske force su base volontaria, per progettare una ripresa che scalda i cuori, soprattutto di coloro i quali ancora sperano, a ragione, nell’impegno delle nuove generazioni. 

D.: È stato detto “Un sogno è solo un sogno. Un obiettivo è un sogno con un progetto e una scadenza”. L’emergenza Covid è stato lo spunto per la vostra iniziativa, per il vostro obiettivo. Potete spiegare ai nostri lettori in cosa consiste “Do’ si va”?

R.: (Francesco) Nell’andare in giro per la Toscana, raccontando le sue bellezze tramite i social media. Un’idea nata durante una delle mille videochiamate per sentirci durante la quarantena, mentre fantasticavamo su dove saremmo potuti andare, una volta ristabilita la possibilità di circolare liberamente. Perché non condividere questo nostro piccolo viaggio con gli altri?

D.: Facciamo un passo indietro. Come vi siete conosciuti?

R.: (Virginia) Io e Francesco siamo amici da quando eravamo bambini. Poi abbiamo conosciuto Alessio, al liceo.

D.: L’educazione ricevuta in famiglia. La vostra istruzione. Quanto hanno contato nelle vostre esperienze di vita e quanto hanno inciso sulla nascita di “Do’ si va”?

R.: (Virginia) Sicuramente molto. Fin da piccola, ho avuto la fortuna di viaggiare spesso all’estero e di vedere cosa c’è di bello nel mondo. La Toscana, però, è insuperabile ed è uno spreco andare sempre e solo negli stessi posti, pensando ci sia molto di più da scoprire. La mia istruzione scientifica mi ha reso curiosa!
(Alessio) Hanno inciso molto i valori della curiosità e della libertà, che mi sono stati trasmessi. La passione per i viaggi è stata la logica conseguenza.I miei studi, invece, hanno sviluppato in me la parte critica e l’esigenza comunicativa. Tutto ciò ha costituito la base per la nascita del progetto.
(Francesco) Sono grato per il percorso compiuto, perché mi ha portato ad essere la persona che sono oggi. Aver avuto la possibilità di studiare teatro, di viaggiare, di entrare in progetti europei, che adesso sono diventati parte del mio lavoro: tutto questo mi ha reso libero. Il pensiero critico ed indipendente è una delle più grandi ricchezze, che si alimenta di esperienze e scoperte, ma, soprattutto, insegna a mettersi in discussione ed in gioco. Grazie a questa spinta di curiosità abbiamo lanciato il progetto Do si va’.

D.: La Toscana è una grande regione, non solo dal punto di vista storico, anche geografico. Mare, monti, colline, campagne. Una estrema varietà, all’interno di un unico contesto. Quanto vi somiglia?

R.: (Virginia) Penso che tutti, chi più e chi meno, abbiano al loro interno sia il mare che la montagna, se posso usare una metafora. Nel nostro caso, siamo persone estremamente curiose e insieme raccogliamo diversi gusti e capacità. Direi, perciò, che la nostra amata Regione ci rappresenta bene.

D.: Si è parlato molto, in questo periodo di lockdown, di rivalutare le vacanze “italiane” degli italiani. Il vostro progetto ha raccolto, indubbiamente, l’invito. Anzi, voi farete di più. Far conoscere la Toscana soprattutto ai toscani e, naturalmente anche al resto degli italiani. In un’epoca così “social”, l’iniziativa si avvarrà di questi strumenti per arrivare ai più. Un bell’esempio di come la moderna comunicazione possa essere positiva. Di quali canali vi avvarrete? E, dal vostro punto di vista, quello dei giovani, cosa dovrebbe cambiare, invece, nell’utilizzo di internet?  

R.: (Alessio) Siamo presenti sulle più note piattaforme social, quali Twitter, Facebook e Instagram. Utilizziamo e utilizzeremo Youtube per condividere blog e interviste che raccoglieremo nel nostro percorso. Abbiamo anche scelto di provare a lanciarci su social di nicchia o settoriali, quali TikTok e Pinterest. Tutti e tre siamo concordi nell’affermare che i social media sono il più grande mezzo comunicativo. Usati correttamente, rappresentano uno strumento essenziale per far valere l’aspetto meritocratico di progetti come il nostro. Personalmente non sono favorevole ad un controllo pubblico o ad una forte regolamentazione di queste piattaforme. Io e Francesco, spesso, discutiamo di come lo sviluppo del pensiero critico e l’educazione all’utilizzo di internet siano compito delle famiglie e, in particolar modo, del sistema scolastico, che spesso faticano a mantenere il passo con la tecnologia. Sicuramente, una maggiore sensibilizzazione ed un’istruzione sull’approccio a questo mondo, fin dalla giovane età, aiuterebbe a risolvere, almeno in parte, le problematiche legate ai social e più in generale ad internet: dal cyberbullismo alle fake news.

D.: Avete dichiarato di voler vedere la Toscana con occhi diversi. Quanto e come il Covid ha cambiato la visione della vostra bella terra?

R.: (Virginia) Molto, ma in positivo. Si è accesa in noi la lampadina della scoperta e della riscoperta, della voglia di conoscere e conoscere meglio anche tutto ciò che abbiamo sempre dato per scontato.

D.: Con questa iniziativa volete dare spazio alle “eccellenze” toscane. Potete spiegare meglio come si articola e si concretizza questo obiettivo? 

R.: (Alessio) Il nostro vuole essere un viaggio tra amici, che condivideremo con chiunque vorrà seguirci, attraverso le varie piattaforme social. Inoltre intervisteremo, documenteremo e collaboreremo con tutti coloro i quali abbiano qualcosa da dire o da mostrare, per valorizzare la nostra terra. Siamo aperti a partnership con chiunque voglia far scoprire posti, luoghi, iniziative, aziende, associazioni e persone meritevoli di attenzione. Noi cercheremo di mettere a disposizione la nostra vetrina, le nostre capacità e la nostra rete di collaboratori, nella speranza di farlo in modo piacevole e interessante. Ci auguriamo di far riscoprire alle persone la nostra regione, anche attraverso piccoli aneddoti o curiosità.

D.: Si legge che il vostro sarà un racconto di qualità per un pubblico ampio e variegato e, per questo, vi farete aiutare da un esperto di comunicazione.La professionalità, al giorno d’oggi, è necessaria anche nella realizzazione dei sogni? 

R.: (Francesco) Essere professionali accresce il valore di quel che si fa. Il progetto è nato quasi per gioco, ma abbiamo subito compreso che doveva essere elaborato con grande serietà, portando avanti l’idea con metodo, anche grazie ai nostri studi. Direi che abbiamo un piano di sviluppo programmatico, che ci aiuterà a rendere sostenibile questa start-up. Non crediamo che realizzare progetti sia semplicemente riempirsi la bocca di belle parole, ma investire con consapevolezza, credendo in se stessi e lavorando seriamente. Solo così i sogni escono dal cassetto e divengono realtà.

D.: Tra i vostri obiettivi c’è far vedere il bello che abbiamo a casa nostra. Forse per troppo tempo lo abbiamo dimenticato? E cosa vuol dire “bellezza” per ognuno di voi? 

R.: (Alessio) Troppo spesso, forse per abitudine, forse per la ricerca di qualcosa di diverso, dimentichiamo ciò che abbiamo intorno a noi; la bellezza e l’unicità dei luoghi nei quali viviamo. Questo è uno dei nostri obiettivi: riuscire a far riscoprire, a chi vorrà seguirci, quanto valore c’è in questa terra e quanto non sappiamo o abbiamo dimenticato. La bellezza, poi, è un concetto molto soggettivo. Secondo me, ciò che accomuna chi la percepisce, è l’emozione che scaturisce quando la si osserva. Per me bellezza è esattamente questo, un’emozione. (Virginia) Per me la bellezza non è soltanto qualcosa da osservare. È ciò che senti dentro e che ti dona una sensazione di benessere indescrivibile.(Francesco) Bellezza, per me, significa due cose: essere fieri di quanto si è fatto, apprezzandolo, ma anche qualcosa di più istintivo. Ciò che ci fa sorridere, anche quando non sappiamo perché.

D: A parte questa lodevole iniziativa, cosa ha cambiato nelle vostre vite la pandemia? Siete fondamentalmente gli stessi o, guardando al periodo ante Covid, vedete tre persone diverse?

R.: (Alessio) Non mi sento cambiato come persona, nonostante la sofferenza e il dramma che tutti noi, più o meno direttamente, abbiamo vissuto. Penso, comunque, che questi mesi qualcosa lasceranno, soprattutto ai più giovani. Personalmente, cerco di viverla come un’esperienza che, nella sua tragicità, possa arricchire le mie consapevolezze. E possa far riflettere su ciò che, troppo spesso, diamo per scontato.(Francesco) Mi sento la stessa persona, per quanto possibile, dopo il dramma che ci ha travolto. Certamente mi vedo arricchito di una nuova consapevolezza.È stato sorprendente vedere un fenomeno globale evidenziare, ancora una volta, quanto sia importante cercare di contrastare divisioni, odio e fenomeni che, spesso, sottovalutiamo, come il cambiamento climatico. Siamo parte di una società globale. Dobbiamo lavorare insieme, per costruire il futuro e non subirlo.(Virginia): Fortunatamente non sono stata toccata dalla parte peggiore di questa pandemia. L’unica cosa che è cambiata, è il rapporto con la mia famiglia. Vivo a Milano, ove frequento l’università, e non avevo mai trascorso tanto tempo lontana dai miei cari.

D.: Giovani, belli, sani. Aggiungo: validi e anche fortunati, perché nella vita un pizzico di fortuna serve sempre. Aiuta gli audaci. Qual è stata la “fortuna” della vostra vita?

R.: (Alessio) Mi ritengo fortunato per essere nato in una parte del mondo che, con tutti i suoi difetti e le sue criticità, offre la possibilità di esprimere se stessi e realizzarsi, come meglio si voglia. Per il resto, non credo molto nel concetto di fortuna. La casualità può essere nelle tempistiche. Se hai qualcosa da esprimere ed hai la costanza di perseverare, prima o poi riesci a trovare la tua dimensione e la strada che ti renda felice. (Francesco) Io sento di aver avuto tante possibilità, prima di tutto dai genitori, che mi hanno supportato nel sistema scolastico ed extrascolastico, che mi hanno aiutato a crescere. E poi devo essere grato per aver incontrato il mio mentore teatrale, Laura Fatini; per avere fatto e fare parte del network TCFT, una comunità internazionale di giovani artisti, che mi ha permesso di conoscere molte persone, più o meno fortunate, facendomi apprezzare la diversità. (Virginia) Mi ritengo una persona fortunata. Ho una famiglia che mi vuole bene e mi supporta; ho avuto e ho al mio fianco amici pronti ad aiutarmi e, soprattutto, mi ritengo fortunata per aver viaggiato spesso all’estero. Viaggiare mi ha consentito di capire che, al mondo, ci sono tante culture, tante bellezze, tante persone, tutte diverse. Mai si finisce di imparare e di rimanere stupiti.