Da Roma a Sarteano, passando per la Basilicata ed arrivando in Messico ed in Iran: 11 fotografi in mostra al Castello

A Sarteano dal 12 dicembre fino al 15 gennaio 2022,  nella cornice del fantastico Castello , verrà ospitata la mostra fotografica collettiva di 11 artisti romani.    Sono scatti che raccontano la vita di tutti i giorni, dalla comunità bengalese di un quartiere multiculturale di Roma come Torpignattara (I miei vicini di Alita Spano) piuttosto che eventi unici come la “leggenda” di Mister OK che, con il suo tuffo di capodanno dritto nelle acque gelide e vorticose del Tevere in costume e cilindro, festeggiava in modo beneaugurante il suo compleanno (Custos Tiberim di Caterina Taglienti). Ed ancora: la storia di uno dei pastori che ha scelto di continuare a vivere a Roma, come ricerca di libertà e felicità nonostante la ghettizzazione dell’uomo e del suo gregge (Gregorio di Daniela Maria Losavio).      Sempre raccontando una Roma particolarissima, l’obiettivo è puntato sul campo Rom di Cesare Lombroso a Torrevecchia, che esiste da più di 30 anni, dove vivono circa 200 persone di cui la maggior parte minori. Scatti questi realizzati nei giorni e nei mesi precedenti la decisione del Comune di Roma di smantellare i campi Rom ancora presenti; questo campo in particolare dovrebbe essere sgomberato entro dicembre (Distruggeranno la mia casa a Natale di Roberto Scordino), e sempre parlando di marginalità, gli scatti di quel che è “centro”, breve viaggio lungo i bordi della città eterna, un racconto di quotidianità, in luoghi di solito conosciuti solo per essere al centro dei fatti di cronaca (Suburbana di Umberto Tati). Ed andando sempre a scoprire gli aspetti di una grande città si raccontano i centri commerciali, metafora di un palcoscenico, nell’istante prima dell’apertura del sipario e prima dell’accensione delle luci (Black Mall di Sergio Cavaliere). Cosi come il lavoro sulle drags queen che esasperano volutamente l’abbigliamento femminile in un’esplosione di paillettes e lustrini su tacchi altissimi, spregiudicati e sexy sublimati in performance coinvolgenti chiunque assista. Le “Heaven and Hell”, questo il nome d’arte di Christian e Fabrizio, che sono una rarità in un mondo in cui le esibizioni vedono prevalere i singoli performer. (Dreaming on high heels di Emanuele Artenio) Da Roma dal tessuto urbano di quella che può essere il racconto dentro ed ai margini di una grande città, si giunge in Basilicata nei giorni della Pentecoste, grandi festeggiamenti per  “Il Maggio di Accettura” uno dei più importanti riti arborei di origine pagana, diventata poi festa religiosa in onore del Santo protettore “San Giuliano”(In un rito l’identità di un popolo… di Monica Del Duca). E da Roma, dalla Basilicata, da Sarteano si arriva oltreoceano con il lavoro di  Cristina Cosmano, che ci racconta la tradizione messicana del “giorno dei morti” il giorno in cui sono aperte le porte che di solito dividono il mondo reale dall’ inframundo e che per questo viene percepito come una festa dove abbondano cibo, colori, musica, fiori e candele. La morte, in Messico, non è una fine, ma un passaggio (Dia de muertos di Cristina Cosmano) .“Mi ci è voluto pochissimo per capire che la realtà è sempre più complessa di come la immaginiamo. È stato come viaggiare contemporaneamente in due Iran: quello islamico delle istituzioni che vietano l’alcool, un certo abbigliamento, un tipo di musica e quello che si oppone a questa situazione e cerca di vivere, nel privato delle proprie case, la loro vita lontano da quei dettami religiosi. Le persone che ho incontrato, e che ora sono amici, appartengono tutte a quest’ultima categoria”  racconta Marco (Il mio Iran di Marco Di Traglia). E per chiudere il sale che da sempre ha avuto un ruolo fondamentale nella vita dell’uomo dal cibo alla religione, alla medicina, alla bellezza, dal commercio alle rivoluzioni politiche. Omero lo definiva “la sostanza divina”, era conosciuto dai romani come l’oro bianco, a Dante era stato predetto l’esilio con il monito: “Tu proverai sì come sa di sale il pane altrui”. Il sale che nasce dal sole, dal mare e dal vento; il vento che trasporta il suo odore e rende l’aria intensa e lucente. Il sale che dorme nel ventre della terra (Cum grano salis di Liliana Curtilli).Undici fotografi, che accompagnano per mano lo spettatore, raccontando, viaggiando intorno ai margini di una città di un mondo lontano, di una comunità nella comunità, di una tradizione.