I “Grandi dell’Amiata”: Giancarlo Scalabrelli , professore di viticoltura all’università di Pisa ma anche atleta, scrittore, cantore e poeta
di Antonio Pacini
Ci sono persone che hanno gravitato intorno alla montagna dell’Amiata le quali sono fuori dall’ordinario. Una di queste è senz’altro Giancarlo Scalabrelli, uomo eclettico e curioso, professore ordinario di Viticoltura all’Università di Pisa animato da mille passioni, atleta, scrittore, cantore e poeta. In effetti non si può comprendere un singolo campo se non si ha una visione olistica e sempre innovativa delle cose. Proprio per questo Giancarlo Scalabrelli conosceva la viticoltura sotto tutte le sue angolazioni -non solo accademiche- e vi ha dato un contributo che in futuro sarà apprezzato ancora più di adesso. Oltre ad essere autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche è stato anche scrittore di romanzi di cui ricordiamo la sua opera -più che mai avveniristica- dal titolo “Viaggio nella Toscana del 2050”, così come una notevole raccolta di poesie. Chi scrive si ricorda di un episodio avvenuto insieme al professore e ad un altro ricercatore i quali avevano elaborato un preparato potenzialmente utile per la lotta al famigerato “Cinipide del castagno”. Si trattò di un esperimento che magari avrebbe dovuto avere un seguito per contribuire a risolvere il problema. Il presupposto da cui partiva era quello che la scienza-anche se a volte non è ancora arrivata a spiegare nel dettaglio il motivo per cui certe soluzioni hanno efficacia- non dovrebbe rigettarle in partenza, ma anzi guardare con curiosità ai possibili sviluppi per capire meglio certi funzionamenti e traendone al massimo i benefici che possono dare. Fatto sta che allo scrivente fu affidato il compito di trattare le piante di “marrone” malate per una durata di oltre un mese. Il risultato fu che -malgrado tali piante risultassero tra le più attaccate della zona dal parassita- si riscontrò un miglioramento degno di nota. Questa è solo una piccolissima testimonianza, infinitesima e marginale rispetto alla mole di lavoro prodotto da Giancarlo Scalabrelli; è una testimonianza però di un modo di fare rivolto alla scoperta e alla ricerca appassionata, senza partire da presupposti inamovibili. Da lì a poco il professore incominciò a fare i conti con un problema veramente difficile che lo ha fermato nei suoi movimenti fisici. Ma come ogni problema che gli si è presentato davanti egli non si è lasciato sconfiggere ed ha dimostrato di proseguire le sue ricerche in altre forme, attingendo a una fonte inesauribile di passione. Forse è la sua passione che gli ha permesso di sviluppare doti intellettive non comuni, facoltà che lo hanno portato a misurarsi con se stesso in prove di fatica fisica e mentale molto difficili. Ricordiamo infatti che Giancarlo è stato anche un maratoneta. E’ complicato da accettare ma forse hanno ragione quelle correnti di pensiero orientale quando dicono che le prove più dure arrivano solo all’anima abbastanza forte per affrontarle. Altrimenti non si spiegherebbe perché troppe persone dello stampo di Giancarlo Scalabrelli incontrano ostacoli immensi nel loro cammino di altruismo e di aiuto per il progresso di tutti. Infatti Giancarlo, prima di essere colpito dalla sua problematica, si stava preparando anche per un prezioso lavoro di riscoperta delle varietà antiche di vite sul Monte Amiata, intessendo una interessantissima collaborazione con l’Associazione “La Pera Picciòla”. Un lavoro che si è bloccato perché il motore sapienziale, il regista, si è dovuto contenere per via dei motivi suddetti. Dello Scalabrelli sono sicuramente da ammirare il modo di approcciarsi alle cose, la volontà e la serietà di affrontare gli impegni, ma anche lo spirito gioioso di condivisione del sapere. Doti rare in questi tempi così nichilisti. Alcuni scritti del professore descrivono la sua problematica come una prova, come una specie di montagna da scalare. Ciò che possiamo fare per valorizzare il lavoro decennale di Giancarlo è conservare le sue ricerche –come sta già facendo l’associazione “La Pera Picciòla”- insieme alle sue preziose elaborazioni enologiche, affinché possano essere riscoperte e continuate. Ma oltre a questo dovremmo provare a “sintonizzarci” con la passione che lo animava. E’ quella il segreto che rende vivi in qualsiasi situazione, che rende forti di fronte ad ogni prova e che probabilmente allarga le capacità intellettive degli individui. I frutti di un simile approccio alla realtà e dell’operato del professore si sono visti e soprattutto arriveranno nel tempo a beneficio di molti. In fondo le cose grandi vengono compiute solo da chi fa grandi sogni, da chi ha entusiasmo e volontà: virtù che forse riescono a sintetizzare, almeno in parte, la straordinaria figura di Giancarlo Scalabrelli.
“Soltanto chi,
empaticamente con me,
oggi comunica
potrà ricevere
attraverso l’etere
mie notizie”
(Giancarlo Scalabrelli)