I “Grandi dell’Amiata”: Nello Sbrilli, poeta badengo

di Antonio Pacini

Miser chi speme in cosa mortal pone!
O ciechi, il tanto affaticar che giova? Tutti tornate alla gran madre antica,
E ‘l nome vostro appena si ritrova
PETRARCA, Il trionfo della morte
Così comincia l’Opera della quale l’amico e collaboratore Balilla Romani ci informa dell’esistenza. Si tratta di un Canzoniere scritto da un badengo che stava per essere dimenticato, rischiando di sparire dalla memoria storica. L’autore si chiama Sergio D’Alverga, pseudonimo di Nello Sbrilli, scrittore del “Canzoniere” facente parte della Raccolta “Ramo d’Alloro”. Il libro fu stampato dalla Tipografia Paoli di Abbadia San Salvatore nell’anno 1932. Siamo andati a trovare Balilla che ci ha consegnato l’antico scritto, in suo possesso, al fine di divulgare parti del suo contenuto. Si tratta di poesie, spesso di natura ironica, ma anche di stornelli e favole. Nel testo vengono tenute in alta considerazione figure di grandi poeti come Ariosto e Petrarca -autore del ben più famoso Canzoniere- con citazioni ad inizio di ogni capitolo. Un tema centrale nel “Canzoniere” di Sbrilli è quello della morte, che viene affrontata con ironia, ma non per questo superficialmente. La riflessione sulla morte accompagna il lettore con numerosi “epitaffi” dedicati a personaggi famosi o meno. C’è, per esempio, l’epitaffio di Ulisse, di Socrate e dell’Imperatrice Caterina II. L’ironia dello scrittore non vuole nascondere la sua malinconia che viene fuori a più riprese e che lui stesso esprime nel suo Prologo. Come sempre c’è di mezzo una donna, non raggiunta e tanto desiderata alla quale l’autore domanda d’esser amato già sapendo che tal sentimento non sarà corrisposto; si dice pronto a morire per questo. Come Dante e Petrarca nelle loro opere anche il nostro poeta è tormentato dall’amore verso una figura femminile, soffre smisuratamente per l’effetto di tale ingrediente, fondamentale per i versi più sublimi. Il Canzoniere è un’Opera di valore che merita di far parte dell’Antologia Amiatina e non solo. Invitiamo quindi i lettori che avessero altre notizie su questo autore a renderle note, magari scrivendoci per poter radunare gli elementi sparsi. A tal proposito ci è già venuto incontro Lido Ballati in possesso dell’Opera “Rime”, sempre appartenente alla Raccolta “Ramo d’Alloro”. Ballati, abilissimo nel fare ricerche, ci fa sapere che ha trovato informazioni sulla vita dell’autore -da confermare se si tratta proprio di lui- nel libro “Abbadia San Salvatore tra XIX e XX secolo” di Lauro Romani. Suo padre sarebbe stato Pietro Sbrilli ( 1852-1916) tabaccaio che sposò Giuseppa Mammolotti ( 1894-1917) da cui ebbe Nello, che sposò Giani Adele. Nello aveva un fratello, Mario, e una sorella, Anna Maria, che alla morte del padre gestiva la tabaccheria. Mancano ancora diversi tasselli per ricomporre la figura del poeta badengo, meritevole di essere ricordato. Riteniamo che debba esistere ancora del materiale, appartenente all’opera dell’autore, da recuperare e che semplicemente non abbiamo trovato con una prima ricerca. Come dice il grande Petrarca all’inizio di questo articolo, “Il nome vostro appena si ritrova” ed è ciò che sembra accadere con il nostro poeta badengo insieme alle sue opere che però devono essere riscoperte e trasmesse al futuro, se non vogliamo essere più poveri di quello che siamo. Potremmo considerare il Patrimonio culturale come una grande poesia che in ogni epoca qualcuno ha continuato a comporre nelle forme a lui più confacenti; la poesia si può perpetuare con un mestiere, con un’ arte immateriale, con la penna o con la vanga. In ogni epoca dobbiamo comunque continuare il poema rispondendo con le rime a quelli di prima; ecco a cosa ci serve ritrovare l’opera di Nello Sbrilli, come di molti altri: a non perdere le rime. Ringraziamo tutti coloro che sono intervenuti in questo inizio di ricerca e soprattutto ringraziamo Balilla per aver sollevato l’attenzione, come è successo varie altre volte, su una sfaccettatura della piccola e allo stesso tempo grande cultura badenga. Una cultura che ha prodotto molta saggezza popolare, ma anche uomini di una certa levatura molto istruiti. L’istruzione, tuttavia, non serve a niente se non è nutrita da un humus culturale così fertile, così ricco, come lo è stato quello del grande popolo di Abbadia San Salvatore. Il poema continua.
(Antonio Pacini)
Riportiamo alcuni versi tratti da “Ramo d’Alloro” di Sergio D’Alverga (Nello Sbrilli):
” LA MADDALENA ” ( Da Ramo d’Alloro-“Canzoniere” di Nello Sbrilli, Tipografia R. Paoli, Abbadia San Salvatore, 1932, pag. 19)
LA MADDALENA
Non io ti ammiro, o Madda, oltre la grotta,
la mammella scoperta e ‘l libro in mano,
sciolta la bella chioma, ardenti e rotte le parole, implorar l’alto sovrano.
Non io ti ammiro, stretta dall’insano
turbamento, passar dura la notte
ne ’l tenebroso speco, in preda a vano
terror di mostri , di notturni a frotte.
Ibridi uccelli, di stormir de ‘l bosco
di fantasime strane !…Si, ti vedo
porger le labbra tue, conforto e tosco
all’amico tuo dolce!…Si ,ti vedo
affranta, inconsolante,
ne ‘l di fosco de ‘ supplizio,
e sublime alma ti credo.
” LA VITA RUSTICA” ( Da Ramo d’alloro -Rime di Nello Sbrilli, Edizione Tipografia Editrice C.Meini ( Siena ) 1917; XVL , pagg. 108-109)
LA VITA RUSTICA
L’aria pura respiro e la mia pipa
non invidia e nessuno ‘l pingue avana;
spesso mi sdraio su scoscesa ripa,
gustando ‘l canto di donna lontana.
E quando, poi, di star così disteso
stanco sono, riprendo desioso
il già battuto sentiero scosceso
e negli occhi di Lei cerco riposo.
Poi mangio ‘l pane nostro, o la polenta,
il liquido licor de la campagna
al murmurante rio bevo, e la lenta
ora, trascorro al mare e alla montagna.
E quando con un libro io m’allontano
reputo vana ogni altra compagnia…
Ma se è con me la fanciulletta mia
d’amor le parlo, e la sua bianca mano
le bacio, e cerco solitaria via…
Avanti è un boscaiolo,
e poco dietro canta un rosignolo.
Sotto un tiglio due gatti clamosi,
che amoreggiano assai liricamente.
Sussuransi:- -Fai presto, ecco gli sposi!,
che dio l’avventi un colpo d’accidente.
“LA DEA CALI’ ” (Da Ramo d’Alloro, Canzoniere di Nello Sbrilli Tip. R. Paoli Abbadia San Salvatore, 1932, pag. 23)
LA DEA CALI’
Il viceré li chiama
E dice: ” Il nostro Re
Di non lasciarvi andare
Ordine ha dato a me”.
INDIANI
“Essere ormai possiamo
Noi sudditi d’Inghì ;
Ma vogliamo adorare
La nostra dea Calì”
VICERE’
“Guardate che il re nostro
E’ buono e generoso,
Intelligente, probo,
Ma molto rigoroso”.
INDIANI
“E’ vero, è vero, è vero!
E’ buono il re d’Inghì ;
Ma molto a noi è più cara
La nostra Dea Calì”
VICERE’
“Il nostro re, sappiatelo,
Arma in un modo strano
E vi farà sentire
Il suo pugno sovrano”.
INDIANI
“Egli è potente, è vero,
E buono il re d’Inghì ;
Però noi siam sinceri
Amiamo più Calì”
VICERE’
“In nome de ‘l re nostro
Sia detto qui a le corte :
Se insisterete ancora
Vi manderò a la morte”
INDIANI
“Questo non può volere
Il buon signor d’Inghì”.
VICERE’
“Si vuole”
INDIANI
“No!”
VICERE’
“Si!”
INDIANI
“Allora
Viva la Dea Calì”