Il libro del mese di giugno 2023: “L’ESCLUSA” di Luigi Pirandello che invita a leggere con occhi attenti il ‘pregiudizio’ , una sorta di ‘legge sociale’ che è difficile da combattere. Una ‘legge’ invincibile se non contrastata dalla volontà
Di Francesca Andruzzi
Sono trascorsi centoventidue anni dalla pubblicazione di questo romanzo, il primo romanzo di Luigi Pirandello. Centoventidue anni, un tempo lunghissimo, spettatore di numerosi cambiamenti. Le mutazioni, però, riguardano esclusivamente le modalità di attuazione di comportamenti e situazioni che hanno sfidato gli anni, conservandosi nella sostanza pur cambiando nella forma. Le guerre? Si combattono ancora, ma con modalità differenti. La povertà? Ha abbracciato anche i ceti sociali che si sentivano al riparo da essa. Le malattie? Abbiamo potuto constatare che ai progressi della medicina non sia stata abbinata l’educazione a stili di vita più sani atti a prevenire le patologie e ai detti progressi non corrisponda un accesso a cure garantite per tutti e con celerità. Tra le piaghe appena elencate, una ha superato i secoli e chissà quanti ne attraverserà ancora: il pregiudizio, una legge sociale non scritta, ma impressa nell’animo umano. Invincibile, se non contrastato dalla volontà. La storia di Marta Ajala, la protagonista de L’esclusa, potrebbe essere una storia dei nostri giorni, ma fu scritta nel 1901. Anticipiamo brevemente la trama del romanzo, per i nostri lettori che ancora non avessero incontrato questo capolavoro di Pirandello. Per la critica e le recensioni, rimandiamo a pagine maggiormente competenti, significando che in questa rubrica ci occupiamo, come sempre, di trovare il messaggio de “Il libro del mese”. O meglio, uno tra i molteplici messaggi. Marta viene ingiustamente accusata dal marito, Rocco Pentàgora, di tradimento. In realtà, la donna aveva solo intrattenuto uno scambio epistolare con Gregorio Alvignani, personaggio influente in paese.Il pregiudizio, che determinerà la condanna di Marta non solo da parte del marito, ma anche del padre (che si lascerà morire, vinto dalla vergogna, determinando il fallimento dell’azienda di famiglia) e del paese, è fango, “rete protettrice dei nani”. Marta, allontanata da quello che veniva definito il tetto coniugale, cerca di reagire, prendendosi cura della madre e della sorella ridotte in povertà, riprendendo gli studi e dedicandosi all’insegnamento. Ma il fango la segue, il fango che copre – e può inghiottire – tutto ciò che trova sul proprio percorso. Ella diverrà realmente l’amante di Alvignani, ma senza amarlo. A causa del pregiudizio patito e delle ingiustizie scaturite – determinanti in Marta solitudine, disperazione e insoddisfazione – la protagonista si ritroverà tra le braccia di Alvignani, commettendo, così, quell’adulterio per il quale, tempo prima, era stata ingiustamente accusata. E cerca di vincere il senso di colpa, ripetendo a sé stessa che tutti, proprio tutti avevano voluto che quel tradimento, alla fine, si concretizzasse. La notizia della suocera in fin di vita chiama Marta al capezzale dell’anziana e ivi c’è il marito (sopravvissuto ad una malattia che quasi lo aveva portato in fin di vita) che, nel frattempo, ha cambiato idea ed è pronto a riaccogliere la consorte. Vale la pena ricordare che, precedentemente, Marta aveva ricevuto sollecitazione proprio dall’amante a tornare con Rocco. Appresa, infatti, la notizia del ripensamento del coniuge, Alvignani le suggerisce di accedere alla riconciliazione per punire tutti. Tutti coloro i quali, a mezzo del pregiudizio, l’avevano spinta a commettere adulterio. Incredibile, ma vero: Rocco e Marta si riconciliano. Ancor più incredibile, ma sempre vero, si riconciliano nonostante Rocco apprenda il consumato tradimento e la gravidanza di Marta, che aspetta un figlio da Alvignani. In mezzo a tutte le contraddizioni che emergono dalla narrazione, il personaggio di Marta è, purtroppo, terribilmente attuale. Non importa che sia donna. Il pregiudizio non fa distinzioni di sesso. Il vittimismo, idem. Il senso di colpa, neanche a parlarne. Questi ultimi due sono effetti del pregiudizio che non incontra la volontà del soggetto che lo subisce. Il personaggio di Marta rappresenta un essere umano che non riesce a prendere in mano le redini della propria vita, che non riesce a riemergere dal fango che l’ha coperta e dal fango si lascia inghiottire. Che annulla la propria volontà, nella assurda (e falsa) percezione che non risulti idonea a contrastare quei mali pur inevitabili, ma non per questo invincibili.Tra queste avvincenti e disperate pagine sembra racchiusa una dinamica che si perpetua, inesorabile. La convinzione che non si possa sfuggire al pregiudizio; colpa ascrivibile agli altri, indubbiamente, ma che si acquisisce. Anche e soprattutto quando si pensa di punire i colpevoli e si finisce, invece, per punire sé stessi.