Prima intervista di Carlo Bartoli, neo presidente dell’ODG:  il  giornalismo d’inchiesta rischia l’estinzione

‘’Lo spazio di libertà del giornalista rispetto al potere si è certamente ristretto’’ .E’ una delle affermazioni che il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti italiani, il fiorentino Carlo Bartoli, fa nella sua prima intervista dopo l’elezione a ‘beemagazine’, la rivista on line del gruppo The Skill.‘’Da una parte – spiega Bartoli – ha inciso la crisi di modello economico tipica del sistema editoriale tradizionale; dall’altra l’aggressiva consapevolezza dei centri di potere di riuscire a condizionare i tempi, i modi e le forme dell’informazione, anche attraverso l’uso chirurgico dei social media’’.’’ Questa tendenza si capovolge se l’opinione pubblica comprende che la buona informazione va pagata e se si trovano le forme per finanziare il giornalismo d’inchiesta che è il vero Panda che rischia l’estinzione’’.E a proposito dei social, il presidente dell’Ordine dei giornalisti osserva che essi possono essere uno strumento prezioso per i giornali ma a patto di non essere utilizzati come ‘’discariche di link’’. Sulla richiesta di alcuni di abolire l’Ordine dei giornalisti, Bartoli  dice : ‘’L’apatia intellettuale e la scarsa consapevolezza dei problemi stimolano la produzione di risposte semplicistiche’’. E rilancia: ‘’Parliamo piuttosto delle ragioni che rendono poco efficace l’azione dell’Ordine dei giornalisti. Siamo pronti al confronto’’.Cosa fare per combattere lo sfruttamento, la dequalificazione del lavoro giornalistico, gli articoli pagati pochi euro? ‘’ Il Parlamento e il governo non possono voltare la testa dall’altra parte. Occorre una legislazione stringente, ma anche una politica di sostegno all’innovazione in campo editoriale’’. Se l’informazione non genera ricchezza è un problema per tutti. Per chi sfrutta senza ritegno e vergogna occorrono sanzioni certe e pesanti’’, sottolinea il presidente Bartoli.‘’ Bisogna cambiare rotta sul fronte della erogazione delle risorse al sistema editoriale per ora destinate esclusivamente a ‘’rottamare’’ i giornalisti. Bisogna affrontare in maniera seria e risoluta, come si sta facendo in altri Paesi, il problema della tutela del copyright e del contrasto delle posizioni dominanti dei grandi player planetari. Chiediamoci che cosa sarebbe oggi la Rai senza il canone’’. Infine il presidente dell’ordine dei giornalisti accenna alla riforma dell’esame di abilitazione alla professione: le attuali prove ‘esame mostrano le rughe del tempo, non si può andare avanti a colpetti di lifting, ma occorre anche fare i conti con una legge che rende difficile un’autentica innovazione’’