Siena: l’Aou Senese entra a far parte della Rete toscana per il Trapianto di Fegato.Venerdì 21 giugno, all’ospedale di Siena, il primo di tre incontri informativi e formativi sul trapianto di fegato

L’Azienda ospedaliero-universitaria Senese entra, come centro di riferimento, nella Rete toscana per il Trapianto di Fegato. È questa la novità che arriva alla vigilia tre incontri formativi e informativi per la realizzazione di una rete di competenze in Toscana per la gestione dei pazienti affetti da epatopatia in fase terminale e da tumori primitivi del fegato, oltre che per la formalizzazione e gestione dei percorsi pre e post trapianto. Il primo appuntamento si tiene a Siena, all’ospedale Santa Maria alle Scotte, venerdì 21 giugno.«Entrare a far parte della Rete toscana per il Trapianto di Fegato significa essere centro di riferimento per l’Area Vasta Sud-Est per la diagnosi e cura dei pazienti con cirrosi epatica scompensata o tumore del fegato, per la loro valutazione pre-trapianto e per l’esecuzione di tutti gli accertamenti e le procedure richiesti dal protocollo del trapianto di fegato. Inoltre il centro seguirà i pazienti trapiantati nel loro percorso di follow-up post-trapianto». Così il professor Stefano Brillanti, afferente alla Gastroenterologia ed Endoscopia Operativa con l’incarico di Diagnosi e terapia delle malattie del fegato e delle vie biliari. Il tema dell’incontro di Siena è il pre-trapianto. Seguirà quello di Arezzo, il 18 ottobre, con al centro le indicazioni oncologiche al trapianto di fegato e, infine, ci sarà quello di Livorno, il 13 dicembre, che si focalizzerà sul post-trapianto. «Le nuove sfide che si prospettano nell’ambito dell’insufficienza epatica terminale e del trapianto di fegato sono assolutamente rilevanti – spiega ancora il professor Brillanti -: l’aumento dell’età media dei riceventi, spesso affetti da molteplici co-morbidità, le nuove ed emergenti indicazioni al trapianto, la necessità di una standardizzazione nell’approccio all’epatocarcinoma, l’incremento del numero di pazienti in follow-up, sono solo alcune delle criticità che richiedono di razionalizzare i percorsi clinici integrando le più recenti tecnologie nei percorsi, rafforzando e coordinando le diverse specialità e promuovendo la crescita delle competenze– prosegue il professor Stefano Brillanti -. Gli incontri organizzati in Toscana pongono le basi per la nascita e il mantenimento di una rete capillare di competenze su tutto il territorio regionale, integrando le conoscenze di tutte le specialità necessarie per una diffusione capillare e condivisa dei percorsi di cura. L’obiettivo finale – conclude – è offrire un’assistenza di alta qualità su tutto il territorio regionale».