Toscana : dal 25 al 26 maggio “Cantine aperte”  sposa il Pane Toscano Dop

Matrimonio d’eccezione tra due grandi prodotti della Toscana: i vini e il Pane Toscano Dop insieme per l’edizione 2024 di Cantine Aperte, l’evento must per i wine lover che torna in tutta la Toscana dal 25 al 26 maggio. Così, oltre alle degustazioni di vino ci saranno dimostrazioni di panificazione, degustazioni e racconti della tradizione dei fornai su come uno dei prodotti più semplici, il pane appunto, ha da sempre rappresentato la toscanità, così come il vino. Un legame preso a spunto dal Movimento Turismo del Vino Toscana come filo conduttore di questa edizione che vede la partecipazione di decine di aziende in tutto il territorio regionale.  “La pappa al pomodoro così come la panzanella, sono piatti iconici della toscanità oltre che virtuosi esempi che vedono il pane toscano protagonista con ricette conosciute in tutto il mondo, il pane e il vino sono due elementi simbolo della vita toscana e quindi il loro legame è indissolubile nella cultura enogastronomica della nostra regione, contraddistinta da sempre dalla qualità», spiega il presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana, Violante Gardini Cinelli Colombini – per l’edizione 2024 di Cantine Aperte dunque abbiamo stretto una partnership con il Consorzio di tutela del Pane Toscano Dop che fornirà il prodotto alle nostre cantine, ma parteciperà anche con dei veri e propri ambasciatori che racconteranno l’arte della panificazione».

Il Pane Toscano Dop, quest’anno partner di Cantine Aperte in Toscana con il suo Consorzio di Tutela, è un prodotto che segue un rigido disciplinare di produzione che contempla materie prime e lavorazioni esclusivamente nel territorio della Toscana, vanta una storia antica. Una prima testimonianza scritta sulla produzione di pane sciocco, cioè senza sale, viene fornita già nel Cinquecento da Pietro Andrea Mattioli. Mentre uno scritto del 1765 di Saverio Manetti riferisce della consuetudine toscana di non usare il sale durante la preparazione di questo particolare tipo di pane. Lo stesso Manetti fa riferimento anche all’uso del lievito naturale, detto in Toscana “formento”, costituito da pasta inacidita che veniva conservata nella madia. Numerose testimonianze descrivono la centralità, nell’alimentazione dei mezzadri toscani dell’Ottocento, di questo pane preparato senza sale. Il mancato impiego del sale era dovuto al suo prezzo molto alto per cui era destinato principalmente alla conservazione della carne di maiale.