Uscito l’ultimo libro del giornalista-scrittore  Pierangelo Maurizio su chi abbia veramente dato l’ordine per l’attentato di via Rasella nel 1944. Si intitola “LA TRAPPOLA/OLTRE VIA RASELLA: Il ruolo di Togliatti, la fine di Bandiera Rossa. La verità dalle ‘carte americane’”. “Cerco di portare in superficie fatti. Due testimonianze eccezionali – precisa Maurizio – ci rivelano circostanze e vicende mai conosciute finora”

Il nuovo sconvolgente libro di Pierangelo Maurizio (foto) torna a indagare su uno dei fatti storici più discussi. Si stava preparando una seconda strage, che ora viene ricostruita per la prima volta grazie a due eccezionali interviste. L’attentato dei Gap a Roma in via Rasella  e la rappresaglia nazista alle Fosse Ardeatine non si concludono il 23 e il 24 marzo ’44. Come un’onda d’urto i loro effetti si propagano nei mesi successivi: cambiano per sempre gli equilibri politici. Togliatti, il capo del Partito comunista appena rientrato da Mosca, diventa l’arbitro della politica italiana e l’ambasciatore di Stalin in Italia. Un report segreto conferma come l’obiettivo del Pci fosse la distruzione finale di Bandiera Rossa, l’organizzazione eretica che si professava antifascista quanto antistalinista e di cui si cancellerà ogni memoria. Documenti del tutto inediti provenienti dagli archivi del governo Usa gettano nuova luce anche su altre vicende di quella primavera di sangue: il sacrificio di Maurizio Giglio, l’uccisione del sottotenente Giorgio Barbarisi, il linciaggio di Donato Carretta, testimone innocente. Chi ha dato veramente l’ordine di Via Rasella?  A spiegare il perché di  questo secondo  libro sul ‘caso’ di Via Rasella, è lo stesso Pierangelo Maurizio:”l’attentato a Via Rasella il 23 marzo ’44 è stato definito “azione di guerra” per via giudiziaria nel ’50, come ho ricordato nell’altro libro (“Via Rasella, 50-70-80 anni di menzogne”). Con il massimo rispetto – precisa- penso che le sentenze siano una cosa, la Storia un’altra. Via Rasella e le Fosse Ardeatine non finiscono il 23 e il 24 marzo di 80 anni fa, ma gli effetti si prolungano e arrivano in qualche modo fino ai nostri giorni. In queste pagine quindi non mi occupo dell’aspetto giudiziario dell’impresa più famosa e più discussa della Resistenza. Ma come sempre cerco di portare in superficie fatti. Due testimonianze eccezionali ci rivelano circostanze e vicende mai conosciute finora. I Gap stavano preparando una nuova strage ancora più eclatante, tramite l’omicidio del console della milizia Torello Tombesi che doveva fornire l’occasione di un funerale eccellente. L’altro racconto ci introduce nell’ambiente famigliare di alcuni gappisti e nelle ore immediatamente successive a Via Rasella. Ma soprattutto le maggiori sorprese e anche le conferme più determinanti le ho trovate passando al setaccio migliaia di documenti della Allied control commission e dell’Oss (Office of strategic services), custoditi ai National archives del governo americano. Tra microfilm e copie sbiadite si legge in controluce quella primavera di sangue che ha cambiato per sempre il nostro Paese. Dalle “carte americane” in particolare emerge il ruolo di Palmiro Togliatti, il segretario del Pci. Torna da Mosca in Italia il 27 marzo ’44, pochi giorni dopo Via Rasella e l’annientamento delle altre forze della Resistenza nella rappresaglia nazista delle Ardeatine. Un caso o la tappa di una complessa strategia? Torna con un consulente d’eccezione: l’ex giudice Andrej Vysinskij, il procuratore sovietico nei processi farsa del terrore staliniano. Con la “Svolta di Salerno” il leader comunista diventa “l’arbitro della politica italiana” mentre Stalin si assicura “la parte di controllo che desiderava” sull’Italia, secondo l’analisi acutissima di Carlo Ragghianti, dirigente del Partito d’Azione. Queste carte rivelano anche – aggiunge -retroscena e particolari inediti sui fatti più importanti: – l’uccisione del sottotenente della Guardia di finanza Giorgio Barbarisi; – l’arresto di Maurizio Giglio, il giovanissimo ufficiale della polizia, preso una settimana prima di Via Rasella, torturato e trucidato alle Ardeatine; – il linciaggio di Donato Carretta, ex direttore del carcere di Regina Coeli. C’è, infine, un documento secondo me illuminante: una fonte ritenuta “attendibile” rivela ai servizi americani come, nella Roma appena liberata, “l’interesse del Pci” è quello di distruggere quanto resta di Bandiera Rossa, la formazione eretica antifascista quanto antistalinista, annientata alle Fosse Ardeatine. Non sono ipotesi, non sono suggestioni da “teoria del complotto”. Sono documenti. Che naturalmente vanno interpretati, approfonditi, confrontati. Dopo tanti anni, passati a cercare di capire cosa è realmente accaduto oltre Via Rasella, ritengo – conclude Maurizio -che abbiamo il diritto di conoscere. Conoscere i fatti per come sono avvenuti, e non secondo una versione di parte spacciata per verità storica. Conoscere è il presupposto per essere liberi.”.