Cetona: il 22 giugno presentazione del libro di Luciano Regolo su “Elena di Savoia. Una vita all’insegna dell’amore”. Intervista con l’autore

Di Gilda Faleri

 

Luciano Regolo, condirettore di Famiglia Cristiana e di Maria con te, con una lunga e brillante carriera giornalistica alle spalle,per oltre 30 anni ha condotto approfondite ricerche su Casa Savoia, raccontando in diverse monografie le vite delle regine sabaude. Sabato 22 giugno alle ore 18.00, presenterà a Cetona, nella sala della S.S. Annunziata, la biografia della Regina Elena, moglie del re d’Italia Vittorio Emanuele III.

D.Direttore come nasce questo suo interesse per le regine di Casa Savoia e in particolare per la regina Elena?

R.È stato un interesse nato da una circostanza casuale: erano gli anni Novanta, io scrivevo su la Repubblica, per la sezione cultura, quando arrivarono, con dieci anni di ritardo, i documenti di Casa Savoia destinati allo Stato italiano.Io scrissi alcuni articoli e, un giorno, ricevetti una chiamata presso la sede del quotidiano,nella quale l’ultima regina d’Italia, Maria José, che aveva letto i miei articoli, esordì scherzosamente dicendomi ‘sono la regina, non posso che parlare con la Repubblica’. Da lì nacque un colloquio tra di noi.Non avevo nessuna conoscenza specifica di Casa Savoia. In seguito, lei mi invitò a incontrarla e mi dette la possibilità di visionare tutti i suoi archivi. Così ho scritto il mio primo libro dedicato a Maria José e poi l’ho ripreso due anni fa aggiungendo tutta una serie di documentiche avevo raccolto nel corso degli anni, creando una biografia completa. Quando ho riscritto il libro per la casa editrice Ares è nato il progetto di fare una trilogia di tutte e tre le regine, perché sono donne che hanno lasciato una traccia importante nella storia d’Italia, ognuna per motivi diversi. La storia, spesso, viene vista unicamente al maschile e non si conoscono le figure femminili e le loro vite. Anche su Elena avevo scritto un libro che ho voluto implementare specialmente grazieal materiale che ho visionato nell’archivio della sua migliore amica la contessa Elena Jaccarino, nata Rochefort de la Rochelle, e della figlia di quest’ultima. Avevano studiato insieme al collegio Smonleye si erano,poi, ritrovate per caso in un incontro quasi da romanzo.Durante la prima guerra mondiale, la regina Elena aveva trasformato il salone da ballo del Quirinale in un ospedale militare. Ma non si era limitata a questo.Infatti,di notte, andava tra le corsie ad aiutare i feriti o a tenere compagnia alle persone che stavano morendo ed erano sole.Proprio lì una sera, aveva ritrovato la sua amica che era una crocerossina, si riconobbero e da allora ripresero la loro amicizia in maniera importante.

D.Qual era il pensiero sul fascismo della regina Elena?

R.Il rapporto tra trono e fascismo era un rapporto molto conflittuale. In particolare c’era un dossier ricattatorio su un’ipotetica omosessualità del principe Umberto, che creava molte pressioni.Alcuni agenti dell’OVRA – la polizia politica del fascismo -seguivano 24 ore su 24 gli esponenti di Casa Savoia. Elena non amava e non poteva amare la prepotenza del regime fascista. Ovviamente lei, a differenza di Maria José, osservò quella che era la regola imposta da Vittorio Emanuele III: le donne dovevano rimanere estranee alla politica.Quindi Elena cercò di esercitare la sua influenza sul marito.Ebbe un’unica discussione con il marito perché era contraria al fatto che Mussolini era stato arrestato nella loro abitazione privata, Villa Savoia, e non al Quirinale, perché secondo il principio a cui era stata educata nella tradizione montenegrina, l’ospitalità era sempre sacra, in casa propria non si poteva tradire neanche un nemico.

D.È vero che la regina auspicava la pace e la fine del conflitto a costo anche di rinunciare al suo ruolo?

R.In una lettera del ‘44 scritta alla sorella Militza del Montenegro, Elena raccontava di vedere tanta sofferenza e molta tristezza intorno a lei e al re e l’unica cosa che desiderava era che l’Italia cessasse di soffrire e tornasse alla pace, sotto la Repubblica o sotto la Monarchia.

D.Lei ha definito la vita della Regina “all’insegna dell’amore”.Perché?

R.Elena era una donna estremamente umana, empatica con tutti, aveva il dono di intuire anche i bisogni degli altri, di prevenirli in qualche modo, che fossero i suoi affetti, gli amici, ma anche gli estranei. Voleva rendere felici le persone. Da questo il titolo del libro“una vita all’insegna dell’amore”.

D.Elena è stata per 46 anni la regina consorte, ha vissuto due guerre mondiali. Cosa ha fatto per l’Italia? Come sarebbe giusto venisse ricordata?

R.Come una regina madre, la mamma di una nazione.Lei pensava agli italiani come fossero suoi figli, e lo dimostrò durante la grande guerra. Ebbe sempre l’atteggiamento di una madre, non di una regina. Spesso le sue visite al fronte non erano neanche documentate. Noi le conosciamo soprattutto attraverso i diari di famiglia o degli aiutanti di campo. Il contributo di Elena è evidentissimo anche a livello sanitario,perché ha fondato uno dei primi presidi oncologici, in Italia, che è l’Istituto Regina Elena. Elena ha creato la prima scuola infermieristica, senza contare le sue missioniumanitarie in situazioni drammatiche per l’Italia, come è stato il terremoto di Reggio Calabria e Messina.

D.Cinque figli di cui Umberto, l’erede al trono, e due figlie internate nei campi di concentramento. Che tipo di madre era Elena nella vita privata?

R.Lei voleva soprattutto che i figli fossero felici. Organizzava per loro giochi, vacanze, invitando anche i figli di altre famiglie, non necessariamente reali. Seguiva le vicende amorose, soprattutto delle figlie. Non voleva che si sentissero obbligate a sposare qualcuno di cui non fossero innamorate. Con il figlio maschio, lei ha sofferto molto,perché Umberto venne praticamente tolto alla cura della famiglia per essere rimesso a un precettore, l’ammiraglio Bonaldi.Per questo lei ha sempre avuto un atteggiamento molto protettivo nei confronti del figlio.

D.Il matrimonio tra Vittorio Emanuele III ed Elena sembra essere stato un matrimonio d’amore, cosa abbastanza insolita per Casa Savoia. Qual era effettivamente il loro rapporto?

R.Vittorio aveva il desiderio di contrarre un matrimonio d’amore, però, in realtà, Elena era stata scelta con una prospettiva dinastica da parte del presidente del consiglio Francesco Crispi che voleva avere un’influenza sui Balcani, posizione interessante e strategica, e da parte della regina Margherita, la madre di Vittorio, che desiderava una regina alta e robusta per dare una nuova linfa alla dinastia spossata dai vari matrimoni tra cugini e consanguinei. Vittorio, però, si innamorò veramente di Elena, incontrandola al teatro La Fenice di Venezia,anche se l’amore sbocciò all’incoronazione dello Zar di Russia, nel 1896. In Montenegro, terra natale di Elena, ho trovato delle lettere entusiastiche di Vittorio,conosciuto per essere arcigno, che con la moglie riusciva addirittura a scherzare sulla sua statura.C’è una foto presso il Giardino di Boboli, nella quale lui sale su una scaletta per essere all’altezza di Elena e le dà un bacio. Una delle testimonianze di questo grande amore è resa da Elena in occasione della morte del marito, quando disse‘non è solo mio marito, è stato il mio compagno di tutto’.C’era un’unione tra loro molto forte.

D.Qual è il ricordo più bello della regina che le hanno raccontato i suoi eredi?

R.Ce ne sono due che amo molto. Uno me lo ha affidato Simeone, ex re ed ex premier di Bulgaria.Ricorda che quando era bambino, insieme a sua madre Giovanna, raggiunse i nonni in esilio in Egitto, dopo l’avvento del comunismo in Bulgaria. Simeone andava spesso a pesca con la nonna- la regina Elena -che una volta lasciò la borsa attaccata al carrettino dove tenevano le esche, e le venne rubata. Così in mezzo alla costernazione generale, lei si augurò, con molta serenità, che il contenuto fosse finito in mano ad una famiglia bisognosa, aggiungendo che così avrebbero comunque fatto del bene. Questa era la sua filosofia di vita. L’altro aneddoto me lo hanno raccontato sia Maria Beatrice, sia Maria Gabriella di Savoia, figlie di Umberto.Ricordavano bene la nonna in visita da loro che si metteva a fare una capanna con le sedie e a giocare insieme ai nipoti. Proprio la nonna che si mette per terra con i nipoti a giocare. Era molto materna, molto amorevole.

D.Ci sono dei ricordi che legano la Toscana alla regina Elena?

R.Assolutamente, in Toscana i Savoia avevano la residenza estiva, San Rossore. Tutti gli anni trascorrevano il mese di luglio, e a volte anche di agosto, a Villa del Gombo, all’interno della tenuta. Elena era legatissima alla Toscana, visitava spesso gli ospedali. Inoltre, l’inizio della vita coniugale di Elena e Vittorio avvenne proprio in Toscana, a Firenze. La regina visitò anche Siena, certamente è stata al Palio. Una volta, proprio in Toscana,la sua macchina si fermò e tutti rimasero costernati nel vedere la regina sdraiata sotto l’auto a ripararla.