Diciottesima e ultima puntata dei canti del Purgatorio della Divina Commedia ‘rivisitata’ dal poeta Piero Strocchi

(canto n. 34 del Purgatorio) (Nuovi Miti Minori e comportamenti negativi)

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(Tracotanza, Curiosità, Superbia e Cattiveria, Presunzione)
La Tracotanza, insieme alla Curiosità, alla Superbia ed alla Cattiveria, ed alla Presunzione, sono figlie di Sisifo e di Aggressione.

Quindi queste caratteristiche del comportamento umano son tra loro sorelle,

Oltre ad essere la Superbia e la Cattiveria tra di loro anche gemelle.

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(Tracotanza)

La Tracotanza è la Quinta “Minore Musa” di cui andiamo a parlare.

L’uomo che usa l’astuzia sovente è Tracotante, e tiene verso gli altri un comportamento insolente, prevaricante, aggressivo e sfacciato,

Non solo una volta, ma spesso, il suo atteggiamento viene anche replicato,

Essendo l’indole del Tracotante indotta a generare l’altrui umiliazione,

Neanche tanto per un tornaconto personale, ma per il piacere di compiere un atto malvagio, e in tal modo realizzare la propria deviata inclinazione.

L’astuzia come detto, sovente conduce alla Tracotanza,

Ed in mitologia di esempi ce ne sono in abbondanza.

Io qui ricordo l’astuto Sisifo, figlio di Eolo che si ritiene essere stato il padre di Ulisse,

Che una vita senza scrupoli fu quella che lui visse.

Quel masso per l’eternità rotola veloce dal monte

Dopo essere stato sospinto fin quasi sulla vetta

Da Sisifo che ogni volta per questo suo fare resta abbastanza affaticato.

Questa è di Zeus la vendetta

Nata per un preciso ma per ora ignoto significato.

Parlando di Sisifo si parla di Tracotanza, quindi di astuzia,

Nel caso semmai sommata alla sottile arguzia

Di un uomo pur non poco intelligente,

Che seppe sviluppare in ogni circostanza la furbizia,

Per ottenere miglior scopo, almen per sé stesso, puntualmente.

“Autilico, tu sei un ladro scaltro, e mi rubasti le mandrie quella notte:

Sei certamente un furfante dall’esperienza comprovata:

Però io sono Sisifo, e di te più furbo sono certamente: ho firmato gli zoccoli delle mie mandrie con una rossa pennellata,

Cioè con un mio distintivo segno.

Per riuscire nel tuo intento meglio avresti dovuto agire, e avresti dovuto mettere in quella inopportuna operazione, maggiore impegno.

Recuperare gli animali è stato per me un gioco da ragazzi,

Quando le mie prove evidenti a chi dovevo le ho prodotte.

Quella volta che Ade, il dio dell’Aldilà incatenai

Che nessuno poteva più morire

Seriamente gli equilibri del mondo involontariamente modificai.

Che poi il dio Marte da me sopraggiunse

Ade liberando dalle catene,

E mi spedì nell’Aldilà, nelle mani di Proserpina.

Ma perfino con Proserpina agii con grande astuzia:

Mi ripresi la mia vita con una promessa inverosimile e per me assai propizia:

Le dissi che sì, ero morto, ma che Merope, mia moglie, non mi aveva potuto seppellire

Non avendomi potuto fare il funerale:

Chiesi a Proserpina di farmi tornare indietro, così entro tre giorni sarei potuto tornare.

Ma io naturalmente non mantenni la promessa,

E ripresi la mia vita da incallito truffatore.

Ma la vendetta esercitata da Zeus

Il cui significato ora tu lettore, invece conosci

Trae origine proprio da questa astuzia ora narrata.

Zeus per punizione mi donò l’immortalità, e quella pietra con fatica da me continua ad esser sempre verso l’alto sollevata:

Ahimè ma indietro sempre ritorna, in fondo a quella ripida scarpata.

Occorre però che io ti dica, che prendendo in giro l’Aldilà questa vendetta me l’ero in verità, anche meritata”.

 

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L’intelligenza ha molti modi per essere impiegata,

Però l’astuzia e la Tracotanza raramente ne sono un miglioramento.

Ogni risorsa ha i propri lati positivi, se ben utilizzata,

Soprattutto se in modo fantasioso e variopinto.

La morale, caro Sisifo, la devi trarre da solo:

Non prenderti mai gioco degli dèi, e come si dice a Napoli:

“Nunfà ’o mariuolo”

Che prima o poi giustizia verrà comunque fatta,

E nel caso, chi potrà

Nei tuoi confronti si prenderà per le tue astuzie, anche la sua bella vendetta …

 

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(Curiosità)

La Curiosità è la Sesta “Minore Musa” di cui andiamo a parlare.

E’ difficile in questo caso delineare il confine tra la virtù e il vizio, e la Curiosità in tal senso ne è un emblematico esempio, almeno secondo la più comune opinione.

Esser curiosi è cosa favorevole, ove non vengano superati certi limiti,

Altrimenti diviene cosa disdicevole, ed un vizio incontrollabile, se invece non mantiene i propri giusti ambiti.

Emblematico è il caso di Pandora, che all’atto delle sue nozze con Epimeteo, il fratello di Prometeo – che fu colui che rubò il fuoco agli dèi per darlo agli uomini – ricevette dagli dèi come regalo, un bellissimo vaso sigillato con un coperchio, che però doveva esser conservato senza aprirlo, così com’era chiuso in una stanza,

E nessuno avrebbe dovuto aprirlo: per questo occorreva non essere curiosi ed attenersi a quanto richiesto con rigore e spirito di obbedienza:

Insomma, bisognava usar delle accortezze.

Soprattutto in quel contesto occorreva evitare l’esercizio della Curiosità,

Che in alcune circostanze resta pur sempre una virtù,

Ma Pandora ch’era assai curiosa, anzi troppo, volle sapere a tutti i costi cosa ci fosse dentro a quel misterioso vaso, e ad un certo momento alla voglia di aprirlo non resistette più.

Sollevato quel coperchio, i mali del mondo che quel vaso teneva ben reclusi, uscirono in grande quantità.

Pandora resasi conto del danno che aveva arrecato all’intera umanità

Con quel suo gesto sconsiderato, messo in atto soltanto per dar risposta alla sua Curiosità,

Subito il coperchio su quel vaso aveva riposto,

Ma ormai era troppo tardi: dentro al vaso solo la speranza era rimasta al proprio posto …

Che per fortuna dopo un po’ uscì anch’essa

Ch’era rimasta lì dentro, anch’essa prima un po’ compressa …

E la speranza salverà poi il mondo da tutti i vizi, che altrimenti per colpa di Pandora, avrebbe vissuto un’insuperabile difficoltà,

E tutto questo per dir che la Curiosità

Talvolta può recare danni alquanto rilevanti,

Con tutti i conseguenti incidenti.

 

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(Superbia e Cattiveria)

La Superbia e la Cattiveria, che tra loro son gemelle, rappresentano la Settima e l’Ottava “Musa Minore” di cui andremo a parlare, e le ritroveremo sovente insieme, l’una di supporto o di contrapposto all’altra, in parecchie occasioni.

Non c’è evento della storia che meglio del “Sacco di Roma

Possa nello stesso tempo dar la giusta misura sia della Superbia che della Cattiveria,

Con conseguente distruzione di persone, di cose, di sogni, di aspirazioni e di pensieri,

Di arte, di tradizione e della forza dei mestieri.

Un vero e proprio smacco

Per il buon prosieguo della storia una triste avventura, però forse anche necessaria …

 

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Comunque lo si narri, è un tremendo evento quello del “Sacco di Roma” del 1527,

Avvenuto perché un Papa, nelle proprie incostanti ed incoerenti decisioni

Con fare troppo confuso e ballerino,

Pensando di poter “barare” su diverse malefatte,

Col senno di poi possiamo pur dire che è stato un po’ troppo “malandrino”,

Causando nei due personaggi al mondo più importanti, in quel momento, fastidiose reazioni.

Il “malandrino” fu Papa Clemente VII° di cui parliamo qui senza pregiudizi: al secolo Giulio de’ Medici, Pontefice dal 1523 al 1534.

Figlio illegittimo di quel Giuliano de’ Medici, abbattuto dai colpi di pugnale

Di colore rosso sangue e non indaco

Versato a Firenze, durante la “Congiura dei Pazzi”.

I due personaggi al mondo più influenti erano invece Francesco I° re di Francia, e Carlo V° d’Asburgo, detto “il fiammingo”, l’Imperatore di quell’impero nel quale “non tramontava mai il sole”; che all’epoca erano i veri padroni del mondo:

Più che il primo piuttosto il secondo.

Entrambi erano alquanto infastiditi dal fare di quel Papa troppo “ondivago

Che pretese di applicar diverso codice ai suoi desideri, dal suo soglio elevatissimo,

Pur ad uno stesso o all’altro grande personaggio

A seconda delle circostanze, comunque sempre mirando al proprio esclusivo vantaggio,

Convinto forse che il suo agir fosse in ogni caso più che legittimo.

Tra il francese – Francesco I° – ed il fiammingo – Carlo V° – in realtà non sapeva bene con chi andare

Per meglio proteggere il suo potere e le sue terre.

Ma il fiammingo era il più forte e di molto anche permaloso,

Oltre che naturalmente amante delle guerre.

E se il Papa sotto quell’Impero un giorno sì, e l’altro invece non voleva stare

“Ebbene, disse Carlo V°, sia la forza a farlo capitolare

Anche nel caso in modo impietoso”.

L’atteggiamento “ondivago” del Papa creò almeno due conseguenze,

Oltre ad una difficile misurazione delle tante divergenze

Da un lato Carlo V° cristianissimo

Prese la parte del Protestante Martin Lutero

A dimostrar di quanto i contrasti con Clemente

Fossero pericolosi per davvero.

Inoltre anche l’Inghilterra, altra potenza molto importante, si sottrasse al Vaticano,

Per far nascere quel che venne chiamato “il separatismo anglicano

Che pur venne realizzato dopo la morte di quel Papa confusissimo.

Per volontà di Carlo V° alla fine i Lanzichenecchi scesero a Roma con fare distruttivo:

Erano tedeschi mercenari, in prevalenza luterani,

Con una sete di vendetta e di rivalsa, e con un agire punitivo

Verso quel modo strano di mostrarsi cristiani.

Senza alcuna pietà, a ferro e a fuoco venne messa la città

Espoliazioni di massa, grandi ripercussioni ebbe il loro agire.

Terrore a Roma come se fosse Gerusalemme in una situazione che appariva in verità

Come una Crociata all’incontrario, che il mondo intero doveva ben capire …

 

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In questo caso storico eclatante, la Superbia del Papa scatenò la Cattiveria dell’Imperatore Carlo V°, come più volte è avvenuto nella storia.

Qui abbiamo accolto soltanto uno degli aspetti di più immediata comprensione dell’umana Superbia e della conseguente Cattiveria e delle loro numerose e negative conseguenze.

Ma le sfaccettature da prendere in esame sarebbero davvero tante, e tante sono state anche le relative violenze.

Basterebbe semplicemente ricordare che i Germanici il loro impulso distruttivo non hanno mai abbandonato,

Rinnovando recentemente e forse con maggiore violenza di allora, in tutta Europa, i tristi fasti del “Sacco di Roma” che qui abbiamo ricordato.

 

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(Presunzione)

La Presunzione è la Nona “Musa Minore” di questa breve trattazione,

E riguarda un atteggiamento umano che ha tutta la nostra disapprovazione,

Avendo il Presuntuoso un’opinione alterata di sé stesso.

Il Presuntuoso mai si mette mai in discussione,

Ed è per questo che si ritiene il più bravo nella sua professione

O in qualsiasi altra attività che dovesse compiere, e spazio agli altri, mai da lui verrà concesso.

La sua pretesa di essere il migliore

Gli rovina la giornata, attento solamente a non ombreggiare il suo splendore,

Che ove la sua immagine un po’ defletta

Ogni provvedimento necessario alla bisogna immediatamente adotta.

Per riacquistare fin da subito la sua preminente posizione

Che a suo parere è del tutto fuori discussione.

Così facendo crea sempre più intorno a sé un vuoto assai pericoloso

Che se avesse necessità d’aiuto, da tutti sarebbe tenuto a distanza come si trattasse di un lebbroso.

Dobbiamo quindi concludere che è una vita dura quella del Presuntuoso

Ancor di più se si circonda di persone con fare ossequioso,

Che son quelle che lui in effetti preferisce,

Per lasciare loro qualche volta la parola, ma poi subito li zittisce.

E’ del resto inevitabile, dato il contesto,

Che il Presuntuoso non abbia amici veri intorno a sé,

Perché l’amicizia richiede un percorso diverso, un confronto ampio, a volte circoscritto ma a volte anche assai vasto, che non potrà mai esserci con una persona che non si chiede di quel che fa, il perché …

Concludiamo questa breve trattazione sulla Presunzione,

Rimandando ad una citazione del greco Esopo – vissuto fino al 564 a.C. – che su questo argomento si espresse sostenendo che: “Tanto più piccola è la mente, tanto più grande è la Presunzione“;

E di certo aveva ben ragione …

 

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(Conclusioni)

Il Purgatorio, come abbiamo visto, è un luogo di speranza, un luogo di passaggio a volte lungo, a volte meno, che ci prospetta un futuro certamente migliore, una meta alla quale aspirare

Nel momento in cui il nostro pentimento sarà completo, e quindi la punizione inflitta giungerà al suo traguardo.

Il Paradiso finalmente arriverà quale premio a finale compensazione di tutti i nostri errori terreni.

Abbiamo parlato dei peccati più o meno gravi compiuti dall’uomo, dei suoi comportamenti a volte sconvenienti,

Abbiamo descritto personaggi, storie ed eventi,

Al fine di tener vigile l’attenzione proprio per prevenire le “conseguenze negative” dei nostri atti terreni: cioè ad evitare che essi possano essere per ognuno di noi eccessivamente compromettenti …

 

FINE DEL PURGATORIO