Ictus: la tempestività è l’arma vincente. Dalla chiamata al 112 alla riabilitazione, poche ore che salvano la vita. Nella giornata mondiale dedicata all’ictus, che si celebra il 29 ottobre, L’Asl Tse ricorda il percorso che si attiva all’insorgere dei primi sintomi

Domani sabato 29 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dedicata all’ictus cerebrale. Nel nostro paese questa patologia rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie ed è la prima causa di disabilità permanente. In Toscana sono oltre 10 mila i casi di ictus di cui  2500 in tutta la Asl Toscana sud est. La tempestività nel soccorrere le persone colpite è la vera arma vincente, ed è proprio questo il tema della giornata, come è importante anche la fase di riabilitazione dei pazienti che hanno avuto un ictus. Questo è il percorso che si attiva all’insorgere dei primi sintomi.

I sintomi e la chiamata al 112 : diminuzione di forza nelle braccia e nelle gambe, da un lato del corpo bocca storta, difficoltà nel parlare, difficoltà nel mantenere equilibrio, disturbi di coordinazione.

Sono questi i sintomi che devono indurci a sospettare un ictus e quindi a chiamare immediatamente il 112 poichè tutto si gioca nella tempistica dell’intervento e nella velocità della presa in carico per evitare conseguenze invalidanti o, in alcuni casi, letali. Il sistema di emergenza/urgenza, le stroke unit dei presidi ospedalieri e successivamente i professionisti della riabilitazione,  formano la squadra che gestisce questi specifici eventi. Il sanitario, che raccoglie la prima richiesta di soccorso e gli equipaggi che intervengono sul posto sono formati per valutare istantaneamente se è necessario attivare il percorso e allertare la struttura ospedaliera di riferimento  per ottimizzare le fasi di gestione del paziente. Una volta confermato il sospetto diagnostico, la Centrale Operativa attiva, già dal territorio, il “percorso ictus” e l’ambulanza trasporta il paziente in ospedale in codice rosso. Nel frattempo il personale della Centrale Operativa pre-allerta il pronto soccorso per attivare la sala TAC con il radiologo, i medici del pronto soccorso e il neurologo.

L’arrivo in pronto soccorso e la terapia

All’arrivo in pronto soccorso il paziente viene prontamente condotto in TAC per confermare la diagnosi e iniziare immediatamente, in assenza di controindicazioni, la terapia adeguata.Nell’ambito dell’Area Vasta Sud Est è stata istituita una rete tempo-dipendente, disciplinata da un protocollo operativo condiviso da Asl e AOU Senese, che eroga terapie innovative riservate ai casi di ictus ischemico. Si tratta della fibrinolisi endovenosa e della trombectomia meccanica, in grado di ridurre la mortalità e la disabilità in un arco temporale ben preciso: entro 4,5 ore dall’esordio dei sintomi per la fibrinolisi sistemica, entro un tempo massimo di 12 ore per la trombectomia.  Le strutture accreditate alla fibrinolisi endovenosa nell’Area Vasta Sud Est sono 4: il presidio ospedaliero di Arezzo, del Valdarno, di Grosseto e di Siena. Per la trombectomia meccanica, dedicata agli ictus da occlusione di grosso vaso, il riferimento unico per l’intera Area Vasta Sud Est è il Policlinico Le Scotte di Siena, in relazione alle sue dotazioni neuroradiologiche interventistiche.“In questa logica organizzativa l’ospedale Misericordia di Grosseto – spiegano il dott. Roberto Marconi, Direttore della UOC di Neurologia della Asl Toscana sud est e il dott. Mauro Breggia direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale Misericordia – risulta essere centro di riferimento per la fibrinolisi endovenosa sistemica anche per i quattro presidi ospedalieri di riferimento territoriale (Castel del Piano, Massa Marittima, Orbetello e Pitigliano) e inoltre l’unico presidio provinciale in grado di eseguire esami neuroradiologici idonei a stabilire il trattamento più adeguato. Attualmente a Grosseto il trattamento fibrinolitico endovenoso è gestito da un team multidisciplinare – Stroke Team – coordinato dal dott. Manuele Bartalucci, formalizzato con atto aziendale, costituito da neurologi, medici e infermieri del Pronto Soccorso e che si avvale della stretta collaborazione della neuroradiologia per l’aspetto diagnostico e del contatto sistematico con la Stroke Unit e la neuroradiologia dell’AOU Senese per il trattamento endovascolare. Questa organizzazione ha permesso di implementare il numero dei pazienti colpiti da ictus ischemico che hanno potuto beneficiare del trattamento più innovativo e appropriato. Ogni anno – concludono i due medici – vengono trattate attivamente a Grosseto 80-90 persone colpite da ictus ischemico con la terapia più appropriata”.

La riabilitazione

La fase successiva è quella relativa alla riabilitazione. “La presa in carico di rete invece che di struttura – spiega il dott. Mauro Mancuso direttore area  dipartimentale di riabilitazione dell’Asl sud est – presuppone una importante integrazione dei professionisti con l’attivazione di equipe multidisciplinari che permettono di intervenire in una fase molto precoce e di mantenere sempre una visione d’insieme sul quadro clinico del persona. L’attività di riabilitazione intensiva ospedaliera (definita come codice 56) è rivolta ai pazienti provenienti da reparti per acuti che presentano a seguito di ictus disabilità complesse suscettibili di miglioramento, e che necessitano di assistenza medica specialistia riabilitativa ed infermieristica nelle 24h successive all’evento. La valutazione da parte del fisiatra avviene quindi contestualmente al ricovero  ed in base a dei parametri specifici  si stabilisce il percorso da intraprendere. La riabilitazione a seconda della valutazione e della instabilità del paziente può essere ospedaliera oppure extra ospedaliera in posti letto specifici  presenti in maniera capillare su tutto il territorio della Asl Tse”. Nelle fasi successive la riabilitazione può essere proseguita in ambulatorio. Fortunatamente, grazie all’implementazione delle reti ictus e agli interventi riabilitativi sempre più appropriati, negli ultimi anni viene registrato sia una progressiva riduzione del rischio di morte a 30 giorni che una riduzione del rischio di sviluppare una disabilità capace di determinare la restrizione della partecipazione sociale, ovvero della capacità di essere autonomi e di avere vita sociale “normale”. Tuttavia- Conclude Mancuso- i numeri della disabilità cronica in Toscana sono ancora molto alti e nella nostra USL registriamo più di 16.000 persone con esiti conseguenti a ictus e per i quali ci sono ancora molte cose da fare”.