Il libro del mese di Aprile 2022: “Un cappello pieno di ciliege”, di Oriana Fallaci
Di Francesca Andruzzi
In ‘Un cappello pieno di ciliege’ (Rizzoli Editore) è racchiuso il messaggio che la scrittrice – anzi, lo scrittore, come voleva essere definita Oriana Fallaci – ha comunicato alla nostra redazione e che, in questo mese di aprile 2022, desideriamo condividere con i nostri lettori, i quali, senza dubbio, sapranno trovare ulteriori spunti di riflessione. Mai ci stancheremo di ripetere, infatti, che questa rubrica non vuole essere una recensione, ma un’occasione di meditazione in questo lungo, lunghissimo periodo che non accenna a finire, per ritrovare (o trovare) serenità. Il tumore – o l’Alieno, come lo definiva la Fallaci – la spinse a ricostruire l’albero genealogico quando “il futuro s’era fatto corto”. E il futuro può farsi corto per molte ragioni. Il libro venne pubblicato dopo la sua morte, poiché il disastro determinato dai terribili accadimenti dell’11 settembre 2001 la impegnò nella scrittura della trilogia La Rabbia e l’Orgoglio. Riuscì, comunque, a terminare quest’Opera pregevole e intensa, senza, però, vederla venire alla luce, come una madre che muore di parto. I suoi antenati – nonni, bisnonni, arcavoli – divennero i suoi figli e in essi cercò le risposte “con le quali sarebbe giusto morire”. Perché la Fallaci considerava la morte “uno spreco”. Aveva vissuto intensamente e in questa ricerca storica scoprì – e lascia scoprire a noi – che altrettanto intensamente avevano vissuto i suoi avi. Non spaventi la corposità della pubblicazione. Oltre ottocento pagine, è vero, ma la perfetta penna della Fallaci vi trasporterà dal 1773 al 1889 proprio come le ali di un uccello, che di penne si compongono. Vi condurrà in una Italia di altri tempi, quella nella quale la ricchezza era possedere un forno per cuocere il pane, e anche oltre l’Oceano Atlantico, fino in America; ecco spiegato il profondo legame con gli Stati Uniti, ai quali, però, mai ha risparmiato critiche. Un libro che fa riflettere, conoscere, anche sorridere e ridere, soprattutto con le descrizioni di Caterina (che indossa un cappello pieno di ciliege – non si tratta di un errore; nella prima metà del secolo scorso si usava anche la grafia “ciliege” e l’espressione è peraltro contenuta in una lettera risalente al Settecento – per farsi riconoscere dal futuro sposo) e Anastasia; due donne dal carattere forte; non stupisce, dunque, la parentela. Insomma, quando la sua esistenza terrena (l’unica nella quale dichiarava di credere) volge al termine, quando l’Alieno le lascia poco tempo, la Fallaci cerca le sue origini, la vita che ha generato altra vita, fino a lei che, nel 2006 lascia definitivamente questo mondo senza aver messo al mondo figli. Anche se, vale la pena ricordare, definì questa sua ultima fatica “il mio bambino”.Ed eccoci al messaggio che vogliamo condividere con i nostri lettori, nel quale la parola chiave di questo mese è: origini.Quanti tra noi, che da oltre due anni abbiamo al nostro fianco una sensazione di precarietà che non vuole allontanarsi – prima la pandemia, poi la minaccia di un terzo conflitto mondiale – stanno facendo i conti con la vita e, soprattutto, con il futuro? Quella vita che, prima del 2020, scorreva, anche se a fatica, ma scorreva. Poi, una fermata imprevista che ci ha colti impreparati. Forse, in quelle lunghe giornate di “lockdown” – parola inglese entrata prepotentemente nel nostro vocabolario italiano che la traduce in “confinamento” – abbiamo approfittato per tornare a sfogliare antichi, per non dire vecchi album di fotografie. Oggi, le nostre fotografie sono nel telefono portatile; ma quelle dei nostri genitori, sicuramente dei nostri nonni e bisnonni e trisnonni, no. Quelle sono di carta, custodite in contenitori dei quali avevamo, forse, perduto memoria. Un po’ ingiallite, alcune spiegazzate. Ma quanta vita in quei ritratti. E poi le lettere che i nostri antenati scrivevano ancora con la penna, pezzi di storia della nostra famiglia. Le nostre origini. Abbiamo avuto più tempo per scambiarle con altri parenti, per interrogarci sulla identità precisa dei nostri antenati, per notare somiglianze. Ci siamo rapportati, confrontati, ci siamo chiesti se avessero avuto una vita migliore o peggiore, più facile o più difficile. Molti di loro hanno patito la guerra. Già, la guerra… La pandemia ci ha chiusi, confinati, ma non ha fermato le guerre, nessun lockdown per le bombe. E oggi l’ennesimo conflitto che rischia di segnare i destini del mondo intero. Cosa è cambiato anche solo rispetto a cento anni fa? Quando la vita sembra sfuggire, della vita si ha più bisogno, anche di quella vita che ci ha dato la vita. Le origini. In fondo, nel ripercorrere la storia delle nostre famiglie, abbiamo scritto anche noi – nel nostro piccolo e con le dovute differenze – per sentirci ancora vivi, per restare vivi nonostante la cappa che ancora ci opprime. Abbiamo cercato e trovato la vita nelle nostre origini, in quei volti disegnati dallo stesso sangue. Ci siamo forse commossi, abbiamo provato nostalgia, ci siamo sentiti vivi anche se confinati. Noi siamo il futuro di quei volti che affrontarono conflitti e pandemia cento anni fa. E in questa attività forse non ci siamo resi conto pienamente di quanto quelle foto, quelle lettere fossero lì a confortarci. Ci hanno detto che tutto ciò che si contrappone alla vita – come la malattia, come la guerra – mai vincerà su di essa. Ci sarà sempre un futuro, fatto di discendenza; plasmato da ciò che sapremo trasmettere a chi verrà dopo di noi.La nostra tensione verso la vita può essere scalfita, magari oppressa, ma sarà sempre più forte rispetto a qualsiasi avversità.
Le nostre origini lo testimoniamo. Esse sono la risposta senza la quale diviene un po’ meno giusto morire. Perché questa tensione è quella propria di un arco. Per tirare più lontano possibile la freccia, occorre portarla indietro. Ci sarà sempre un antenato nel quale ritrovare il nostro volto. Ci sarà sempre una discendenza che darà senso al proprio futuro grazie alla ricerca delle origini. Abbandoniamoci, allora, a queste meravigliose pagine di storia della famiglia Fallaci. Si narra di epoche in cui hanno vissuto anche coloro i quali hanno permesso che noi fossimo qui, oggi. Chissà che non ci venga voglia di approfondire maggiormente la storia delle nostre famiglie. Una Storia nella quale potremmo trovare le risposte a quelle domande che ci poniamo da tempo.