Il libro del mese di aprile 2025: ‘LE TRE VITE DI LISA’ di Margherita Eichberg e Maurizio Federico, Armando Editore, 2024

Di Francesca Andruzzi
Lisa Federico è una ragazza di diciassette anni. Una splendida, vitale ragazza con la vita davanti. Si ammala di una patologia ematologica non oncologica. Viene ricoverata al Bambin Gesù di Roma ove viene sottoposta a trapianto di midollo osseo.Pur avendo, Lisa, un fratello biologico, il midollo arriva dall’estero. Si rivelano delle incompatibilità. Lisa Federico, a quindici giorni dal trapianto, muore tra atroci sofferenze, in una straziante agonia. I suoi organi interni, irrimediabilmente compromessi, l’abbandonano. Avrà per sempre diciassette anni. I genitori, che, pur distrutti da questa morte inaccettabile, l’hanno accompagnata in questo difficilissimo percorso, hanno scritto un libro: Le tre vite di Lisa. Dalla bandella di copertina di Le tre vite di Lisa scopriamo che «Lisa, adottata in Ucraina da bambina, è morta a 17 anni a seguito di una infusione di globuli rossi AB0 incompatibili nel quadro di un trapianto di midollo osseo identificato come cura per una patologia ematologica non oncologica. In questo libro vengono raccontati i percorsi, spesso dolorosi, che i genitori hanno dovuto affrontare per esercitare un atto di altruismo, l’adozione. Generosità che la società ha poi ripagato nel più crudele dei modi, strappando loro la figlia all’epilogo di un incubo sanitario. I suoi ultimi giorni vengono rivissuti da tre punti di osservazione che nel loro insieme chiudono il cerchio di una storia che, se inserita nel contesto dei nostri giorni e di una supposta “eccellenza” sanitaria italiana, potrebbe sembrare solo frutto di fantasia».
Ed è proprio questo il libro del mese che abbiamo scelto; il libro di cui consigliamo la lettura. Aprile è il mese in cui quest’anno si celebra la Santa Pasqua; è la ragione che ci ha indotti ad eleggerlo Libro del mese. È un libro, infatti, che racchiude una storia evocativa del Calvario di Cristo. Per questa storia, però, a differenza di quella evangelica, non c’è stata ancora una resurrezione. O meglio, Lisa Federico è certamente in una nuova vita, per i credenti; è nell’eternità Celeste; siede accanto al Signore. Ma, a quanto emerge dalla lettura di queste toccanti pagine, è la seconda resurrezione a non avere ancora avuto luogo; la resurrezione terrena, quella attesa dai suoi genitori e da tutti i suoi cari, quella che si traduce con una parola: giustizia. Gli autori de Le tre vite di Lisa sono i genitori di questa bellissima e sfortunatissima ragazza: Margherita Eichberg e Maurizio Federico. Hanno voluto cristallizzare, con parole profonde e toccanti, un percorso di cura che si è trasformato in un percorso di morte. Vero è che chi ha fatto o sta facendo esperienza di ricovero ospedaliero ben sa che sempre di un calvario si tratta: ma usualmente il calvario è costituito dalla malattia.Per Lisa, invece, il calvario non è stata la malattia, ma la cura ;ciò rende arduo il raggiungimento della giusta consolazione. Le parole, a volte, sono secche, dure; spesso toccano il senso della condanna. Sono parole che raccontano una vicenda nella sua crudezza, nella sua devastante drammaticità e lo fanno partendo dal cuore di due genitori. Ed è questo che il lettore avrà da questo libro. Avrà una storia vera; avrà un dramma per il quale si reclama luce; avrà in dono una parte di umanità da dedicare a queste due magnifiche persone, alla loro sofferenza.Un tributo di empatia. Il nostro giornale ha amato questo libro non solo sotto il profilo letterario, ma anche e soprattutto per la possibilità che il lettore ha di afferrare la mano di questi genitori, assicurando loro l’ascolto. A volte, non ci rendiamo conto di quanto sia importante ascoltare. Vi parliamo di questo libro dopo una lettura interiorizzata, partecipata, intima. Un libro, a volte, è un richiamo. Esattamente ciò che vogliamo fare in questo frangente: richiamare l’attenzione, richiamare la curiosità critica, richiamare l’apertura degli animi. Le tre vite di Lisa è un libro che si legge, si respira, si affronta, si teme e si cerca cercando noi stessi.Leggiamo a pagina 11: «Perché una cosa deve rimanere ben fissa nella mente di coloro i quali nella vita non si sono mai imbattuti nella materia (gli altri, ovvero medici, infermieri, operatori sanitari, scienziati divario tipo, già lo sanno bene): infondere l’equivalente di 350 millilitri di globuli rossi non compatibili implica inevitabilmente una condanna a morte. In verità ne bastono molti meno, anche solo 20 millilitri.»
Poche righe che arrivano come un pugno nello stomaco, fanno male. Viene voglia di leggere i documenti che gli Autori hanno consultato, quelli cui fanno riferimento; viene voglia di entrare nei fatti. Margherita e Maurizio – ci sia consentito di indicarli solo con il nome di battesimo –sono due sfortunati e coraggiosi genitori per i quali è impossibile non provare un profondo affetto; hanno assistito alla posa di una croce sulle spalle della figlia di 17 anni; una croce che credevano essere cura e che, invece, ha segnato il suo ultimo percorso terreno. Oltre quindici giorni di indicibile sofferenza. I «cinque più grossi errori che ci hanno portato via Lisa» sono indicati dagli autori/genitori nell’appendice del libro: una preparazione al trapianto «troppo aggressiva»; una donazione «clamorosamente insufficiente»; aver «ignorato» il fratello di Lisa come possibile donatore di riserva; il «non eliminare i globuli rossi dalla donazione stessa»(«La donatrice era di gruppo sanguigno AB. Lisa di gruppo0»); «i medici hanno proceduto a una sola plasmaferesi». In seguito, «lo scatenarsi di una drammatica emolisi massiva, come del resto preconizzato dal servizio di immunoematologia dell’ospedale stesso». Il nostro ruolo non è quello di giudicare, ma di presentare un libro nel suo complesso, tra stile e contenuto, tra intreccio e messaggio. E sul contenuto, pur basandoci necessariamente solo sui dati riportati, non possiamo non evidenziare la necessità di approfondimenti seri. Inizialmente, Margherita e Maurizio, così raccontano,si sono rivolti alle «persone che contano» in politica. La risposta, ci dicono, è stata: «Se pretendete di cambiare qualcosa in questa società dovete almeno scrivere un libro o fare un film». Un fallimento della politica, ma anche una grande soddisfazione per chi è convinto dell’importanza delle Arti per cambiare la società. Per avere giustizia. Un dolore dovrebbe sempre riposare tra le braccia della giustizia, che ristabilisce gli equilibri infranti. E lì dovrebbe riposare in tempi ragionevoli.Così come sarebbe doveroso. Così come è doveroso. Le tre vite di Lisa raggiungerà i lettori nell’attesa che il dolore principale di Margherita e Maurizio, costituito dalla perdita di una figlia adolescente –principale, poiché si sono aggiunte molteplici sofferenze – possa essere depurato. Il racconto conduce il lettore dentro un mondo dove è necessario accendere luci per dare alle cose il loro nome secondo giustizia. Non si cancella il dolore – soprattutto questa tipologia di dolore – ma si può, anzisi deve incastonarlo nella corona della verità. Solo così acquisterà un senso. Il senso della vittoria su tutte le domande che, altrimenti ,rischiano di vagare senza meta; magari, a volte, sfiorando il traguardo ma senza raggiungerlo. Ecco, il traguardo che reclamano i genitori di Lisa con questo loro libro si chiama proprio giustizia, che è una virtù per la fede cristiana;ma è anche la realizzazione del diritto. Ciò che accumuna queste due accezioni è il fine di una giustizia che dà a ciascuno il suo, nella restaurazione di un principio di equilibrio irrinunciabile. Lisa non tornerà, certamente. Resterà il dolore, certamente. Ma sarà dolore incastonato nell’equilibrio; ove, finalmente, potrà riposare.
Il libro di Margherita e Maurizio non è solo il racconto della tragedia che ha travolto Lisa, per la quale essi chiedono giustizia. Questo libro è la strada del pensiero, della forza, del coraggio, dell’impegno spesi per raggiungere anche l’opinione pubblica che, nell’anno in cui Lisa moriva, era tutta presa e concentrata solo ed esclusivamente su quella che è stata chiamata emergenza.Era il 2020, precisamente il 3 novembre 2020. Lisa, quel giorno, lasciava il suo meraviglioso sorriso in una fotografia. A distanza di quasi cinque anni dal decesso, i genitori di Lisa hanno raccolto evidenze cliniche e scientifiche, auspicando la ridefinizione di un equilibrio. È un diritto di questi genitori. E non può, non deve subire rallentamenti. Il racconto dell’adozione di Lisa, poi, è il racconto di una gestazione e di un parto sotto altre forme; nella sostanza, sempre una gestazione e un parto fatti di gioie e dolori. Solo che quei dolori erano finalizzati, come sottolineano i genitori. I dolori finalizzati di gestazione e parto si dimenticano. Gli altri dolori, no. Questo libro non sarà solo una lettura, ma condivisione empatica. Una, purtroppo tardiva, nostra partecipazione al calvario di Lisa, che risale al 2020; a quello, attuale, dei genitori. Partecipazione tardiva, ma doverosa. Per non lasciare soli Margherita e Maurizio sotto quella croce; per troppo tempo sono rimasti in una solitudine che ha il sapore dell’isolamento. Una madre e un padre che hanno il diritto di fermare il loro dolore nella restaurazione dell’equilibrio. Per troppo tempo non conosciuta, ignorata, la storia di Lisa – la storia del suo calvario e della sua morte – finalmente avrà, grazie a questo libro, la nostra partecipazione, in attesa dell’equilibrio. Sarà tardivo anche questo, come la nostra partecipazione, ma sarà. E sarà la fine del calvario per Margherita e Maurizio e il sollievo di non averlo percorso da soli, almeno in parte. Saranno finalmente liberi dall’affanno. Fu detto che la libertà era una medicina. Torniamo a cantare, nella verità, che «Libertà è partecipazione».