Pienza: pubblico foltissimo per l’inaugurazione della mostra “Aleardo Paolucci, 1927-2013. Tra Pienza, Siena e Roma sulle tracce di Pio II”
Un pubblico foltissimo ha seguito l’inaugurazione, presso il Museo della Città di Pienza, la mostra “Aleardo Paolucci, 1927-2013. Tra Pienza, Siena e Roma sulle tracce di Pio II”, a cura di Laura Bonelli.In esposizione 54 opere pittoriche e grafiche dell’artista pientino Aleardo Paolucci che descrivono la vita di Enea Silvio Piccolomini, diventato Papa il 14 agosto 1458 come Pio II e autore della trasformazione, a metà del ‘400, del piccolo centro rurale di Corsignano, dove era nato il 18 ottobre 1405, in quella che oggi è universalmente conosciuta come Pienza. Il pubblico ha affollato le sale che ospitano la mostra, soffermandosi ad ammirare le opere finora esposte una sola volta a Pienza, per un breve periodo di tempo, nel 2005. Una partecipazione che è chiara espressione dell’affetto dei pientini verso il “proprio” artista e dell’interesse che circonda la figura di Papa Pio II. Sono intervenuti, per l’Amministrazione Comunale il Consigliere delegato Edoardo Marini; Roberta Rondini, Presidente della Pro Loco, che organizza la mostra; Stefano Sbarluzzi, per Enki Produzioni; la Consigliera regionale Elena Rosignoli e Chiara Valdambrini, Direttrice del Santa Maria della Scala. Le relazioni sono state tenute da Fabio Pellegrini, giornalista e scrittore di Pienza, componente del Comitato scientifico; da Laura Bonelli, curatrice della mostra, e da Enrico Paolucci, artista, figlio di Aleardo. Presente in sala anche la Signora Isabella Ravagni, vedova di Aleardo. La mostra fa parte di un progetto in tre atti, ideato dalla Enki Produzioni di Pienza e intitolato “Paesaggi dell’anima”. Le opere sono state infatti già esposte a Siena, al Complesso museale Santa Maria delle Scala, dal 12 aprile al 9 giugno; ora fanno tappa a Pienza e, infine, dal 23 gennaio al 2 marzo 2025, Anno Santo, saranno visitabili a Palazzo Merulana, Roma. Nel piano, che si estende fino al 2027, per i 100 anni dalla nascita, sono compresi anche sviluppi internazionali.
LE OPERE IN MOSTRA
La raccolta, rimasta fortunatamente integra, fu realizzata da Paolucci in due anni, con l’approssimarsi del sesto centenario della nascita di Pio II. Così, nel 2005, fu esposta, per meno di un mese, nelle sale di Palazzo Piccolomini; i dipinti raffigurano i momenti significativi della vita di Enea Silvio Piccolomini, ispirati soprattutto dai Commentarii, l’unico diario che un Papa abbia mai scritto sul proprio pontificato, in terza persona, memorie autobiografiche ricche di particolari e di suggestioni; ora le tavole tornano alla visione del pubblico grazie a questo progetto. Nelle opere, pitture e incisioni, realizzate con varie tecniche, si trovano numerosi ritratti, in prevalenza del Piccolomini, ma anche di altri personaggi, inseriti o meno in paesaggi, situazioni riprese da fatti storici o che questi ultimi evocano, e scenari contemporanei, come nelle tavole che aprono e chiudono la collezione. Lo stile di Paolucci è personale, inconfondibile, originale. “L’opera è un affettuoso tributo alla terra d’origine, alla figura di Pio II e alle sue origini familiari, avendo cura di incorporare elementi simbolici che connettono il personale e l’universale” (Laura Bonelli). Si aggiungono i sette bozzetti proposti dell’autore per il Palio di Siena, compresi i tre prescelti per la carriera del 2 luglio in ben tre occasioni: nel 1952, nel ’53 e nel ’63.
LA VITA DI ALEARDO PAOLUCCI
Aleardo Paolucci nasce a Pienza il 15 aprile 1927; nel giugno ’44, quando è garzone di bottega di un barbiere, assiste al tragico bombardamento aereo del centro della cittadina, si salva a stento e, confermando una naturale inclinazione per il disegno e la pittura, riproduce a tempera e a matita alcuni scorci delle macerie che rimangono unica testimonianza del luttuoso evento. L’anno successivo, aiutato dal Conte Silvio Piccolomini della Triana, appartenente ad un ramo cadetto della famiglia del Papa, comincia a frequentare l’Istituto d’arte di Siena; nel ’52 e nel ’53 i suoi bozzetti vengono scelti per la realizzazione del Palio di Siena del 2 luglio: i drappelloni saranno vinti, rispettivamente, dalla Contrada della Lupa e dalla Tartuca. Diplomatosi a Siena, riceve la proposta di insegnare presso lo stesso Istituto d’Arte ma preferisce tornare a Pienza e entra presto di ruolo alle scuole medie di Montepulciano, dove rimarrà fino alla pensione, nel 1983. Nel ’55, su incarico della Soprintendenza di Siena, dipinge l’affresco che tuttora appare sulla ricostruita Porta al Murello, distrutta dalle bombe del ’44; nel ’57 si sposa con Isabella Ravagni e nel ’59 nasce il figlio Enrico; nel ’63 compone il suo terzo Palio, sempre per la Madonna di Provenzano (2 luglio), vinto dalla Pantera, diventando il pittore non senese che ha ricevuto il maggior numero di incarichi per la realizzazione del Drappellone. Nel 1965 viene fondata la Pro Loco di Pienza e Paolucci ne è subito attivissimo componente e sostenitore. Dalla fine degli anni ’60, per un trentennio, è promotore e organizzatore, per il Comune di Pienza, insieme al Prof. Enzo Carli, dell’annuale Mostra di grafica italiana, che porta a Pienza le opere e spesso anche artisti di chiara fama: Giacomo Manzù, Renato Guttuso, Fabrizio Clerici, Corrado Cagli, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Emilio Greco, Marino Marini, Franco Gentilini, Orfeo Tamburi, Renzo Vespignani e Pietro Annigoni. È ideatore della Festa del Cacio, produce generosamente cartoline, locandine, manifesti e scenografie, riceve commissioni per dipingere palii per le feste popolari del territorio, è suo il francobollo commemorativo del ’96, quando Pienza ottiene l’iscrizione nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. È opera sua il Monumento alla Battaglia di Monticchiello (1944), realizzato con pietre e mattoni di recupero, esempio di “arte povera”. Aleardo partecipa attivamente alla vita civica ed è per tutti il pittore di Pienza.Non c’è abitazione o esercizio pubblico che non ospiti una sua opera,anche perché quando c’è da fare un regalo importante, come per i matrimoni, un quadro di Paolucci è la risposta ideale per tutti. Paolucci si spegne il 6 maggio 2013.
LA REALIZZAZIONE DEL CICLO DEDICATO A PIO II
Come detto, in vista del seicentenario della nascita di Enea Silvio Piccolomini, Papa Pio II, 2005, Paolucci si cimenta in un ciclo di 54 quadri che realizza in tre anni, un racconto che cuce insieme fatti storici e ricordi ed emozioni personali; un’iniziativa che nasce senza committente, come omaggio al prestigioso concittadino, verso il quale mostra sincera ammirazione. La collezione racconta in maniera onirica e visionaria la vicenda umana del Piccolomini, concentrandosi sull’interiorità mai esplorata del personaggio, umanamente indagato.Come scrive lo stesso Paolucci, la realizzazione ha un titolo, “È nato qui”, e la narrazione si snoda dalla nascita di Pio II a tutte le altre fasi della sua straordinaria esistenza, “guerre, fazioni, personaggi, implicazioni allegoriche”. “Le tecniche – scrive ancora l’autore – sono molto variate (olii, tempere, acrilici, oro e sabbia), nei paesaggi emerge il profilo delle nostre colline e il Monte Amiata che sono così oggi come lo erano ieri, per dimostrare che sono passati seicento anni ma l’impianto scenografico è rimasto uguale”.
ENEA SILVIO PICCOLOMINI, PAPA PIO II
Enea Silvio Piccolomini nasce il 18 ottobre 1405 a Corsignano dove la sua famiglia, di nobili origini, aveva antichi possedimenti e dove si era ritirata dopo aver perso, tra il Trecento e l’inizio del Quattrocento, sostanze e prestigio. Dotato di predisposizione agli studi e vivace talento, Enea Silvio si laurea in legge a Siena;poi, ad appena 26 anni, intraprende una lunga e brillante carriera internazionale come diplomatico, intellettuale, uomo di cultura che lo porta, nel 1442, ad entrare al servizio, a Vienna, del nuovo imperatore di GermaniaFederico III, come poeta e segretario. A 41 anni prende i voti, nel 1450 è nominato Vescovo di Siena e a 53, da poco diventato Cardinale, viene eletto Papa. È nel febbraio 1459 che Pio II, colpito dal disordine e dal degrado che regnano a Corsignano, decide di trasformare questo piccolo luogo in una città moderna, in soli tre anni: è il sogno della “città ideale”, ispirata agli ideali umanistici. A suggerire l’intervento è il raffinato intellettuale Leon Battista Alberti, a progettarlo e a dirigere ilavori è l’architetto e scultore Bernardo Gambarelli, detto Rossellino, allievo e collaboratore dell’Alberti. Gravemente ammalato, Pio II muore ad Ancona il 14 agosto 1464, in attesa di partire per la Grecia, che avrebbe voluto liberare dal dominio dei Turchi. Come scrive nel catalogo Ilaria Bichi Ruspoli, componente, con Laura Bonelli, Don Enrico Grassini e Fabio Pellegrini, del Comitato scientifico, “Enea Silvio Piccolomini e Aleardo Paolucci sono cresciuti sullo stesso terreno, nutriti dallo stesso panorama architettonico-paesaggistico, entrambi a 18 anni hanno lasciato il paese e la campagna per andare a studiare a Siena, entrambi hanno poi fatto viaggi in posti lontani”.
ALEARDO E ENEA SILVIO, VITE PARALLELE
È effettivamente singolare (e per certi versi anche sorprendente) il parallelismo tra le due vite, senza che Paolucci voglia peraltro sovrapporre o paragonare il proprio percorso a quello di Enea Silvio Piccolomini. Ma anzitutto crescono sullo stesso terreno, si nutrono dello stesso panorama architettonico-paesaggistico, entrambi in gioventù subiscono incidenti o infortuni che ne mettono a repentaglio la crescita. Per tutti e due Siena costituisce il luogo della formazione giovanile e dell’inizio della carriera; entrambi viaggiano molto e sia l’uno sia l’altro restano molto legati alla terra di origine, al punto da rinunciare a maggiori possibilità (Paolucci) o di tornarvi spesso e deciderne la trasformazione, per farne luogo ideale di vita, di armonia, di amore per l’arte e la cultura. “Li accomuna – scrive Ilaria Bichi Ruspoli – una simile missione nel veicolare al mondo l’essenza unica di Pienza e del paesaggio circostante, da proteggere con il proprio esempio”.
L’EREDITÀ DI PIO II
“A Pienza-città ideale Pio II ha regalato un habitat nel quale si rinnova da secoli il ciclo sociale e culturale dei pientini, un posto che non era nato per difendersi, che non era nato per la battaglia; era nato per esprimere il bello, la socialità, l’amore per la cultura: così come è nato, così è stato lasciato, così i pientini rispettano l’idea ispiratrice, continuando a praticare questo stile di vita. Al di là dell’incommensurabile valore architettonico, è questa la grandezza del progetto che, a distanza di secoli, mantiene quelle qualità consentendo ai pientini di vivere in pace e armonia”. (Giampietro Colombini, Presidente Conservatorio San Carlo Borromeo) .“Aleardo era prima di tutto un pientino che, come tanti pientini, ha vissuto i momenti tremendi e quelli belli di Pienza” ricorda Manolo Garosi, Sindaco di Pienza.“Una storia di cui il primo, traumatico, ricordo è il passaggio del fronte e il bombardamento di Pienza con la successiva liberazione, di cui ricorrono proprio in questi giorni gli ottant’anni e a cui sono seguiti nei decenni successivi la sua arte, il suo impegno civico e la sua presenza nella società”. “La sua arte siamo qui oggi a celebrarla, come lui celebrava i nostri luoghi e la nostra storia. A mo’ di aneddoto, si può raccontare che molti suoi concittadini hanno una sua opera esposta dentro casa. Potremmo definirlo ‘uno di famiglia’”. “Il suo impegno civico va ricordato nel ruolo di ispiratore e co-organizzatore delle mostre annuali – ricorda Garosi – che per oltre trent’anni hanno reso Pienza una capitale dell’arte contemporanea. Un impegno vòlto a far comprendere e apprezzare la cultura, che lo ha visto protagonista insieme, tra gli altri, a Leone Piccioni e Mario Luzi, di un clima di cui ogni giorno, come Amministrazione, cerchiamo di onorare l’eredità”. “La sua presenza nella società, infine, era costante. Era ben lungi dall’essere lo stereotipo di pittore chiuso nel suo mondo fatato. Era uno di noi. Forse è per questo che qua lo chiamiamo semplicemente Aleardo”. “È un rapporto forte quello tra Aleardo Paolucci e la grande figura di Pio II, un Papa che ha cambiato la storia della Chiesa e ha anche inaugurato una stagione culturale eccezionale per l’intera provincia di Siena” afferma Laura Bonelli, di Vernice Progetti Culturali, curatrice della mostra. “Le iniziative sono state pensate per far conoscere l’artista Paolucci in tutte le sue sfaccettature: l’uomo, il pittore, le opere, la vita”, spiega Stefano Sbarluzzi, titolare di Enki Produzioni. “Quando è stato proposto alla Proloco di Pienza di organizzare questa mostra, abbiamo subito accettato con entusiasmo” dice la Presidente, Roberta Rondini. “Abbiamo creduto in questo progetto dal primo momento perché ci sono tutti gli ingredienti che muovono la nostra associazione”.